Da due giorni lo smartphone di Mister Maestro è rovente. SI rincorrono le chiamate di amici e vecchie glorie e non smettono di arrivare messaggi di congratulazioni sinceri e di circostanza… perché non si sa mai, sempre meglio tenere buoni rapporti con il nuovo che avanza e si siede in panchina.

Dicono che il Predistinato (come l’ha definito Paratici con voluttuose piroette verbali poche ore dopo aver confermato – urbi et orbi – che Sarri si sarebbe seduto anche la prossima stagione sulla panchina della Juve) ne sia piacevolmente infastidito, consapevole che si tratti solo dell’antipasto rispetto alle turbolente pressioni che dovrà gioco forza patire. Il messaggio più gradito? Di certo quello inviato dal sor Carletto (Mazzone), colui che lo inventò play basso e ne decretò l’ascesa nell’Olimpo degli immortali del football.

In queste ore Pirlo sta componendo la squadra del suo staff, tra cui pare sia confermata la presenza degli ex compagni Barzagli e Baronio (quest’ultimo co-protagonista con Pirlo della splendida stagione 1999-2000 a Reggio Calabria e destinato a un ruolo un po’ meno ambizioso rispetto a quanto inizialmente prospettato per l’Under 23). Meno certa appare invece la presenza tra i collaboratori di Matri e Storari. Andrea teme che uno staff troppo legato al recente passato juventino possa creare un clima cameratesco che di certo non favorirebbe il suo innesto sui prati della Continassa.   

Tra le telefonate in entrata, una in particolare dovrebbe essere partita dal cellulare di un senatore della Signora. Fonti ben informate dicono che la conversazione sia stata cordiale e rilassata, finché l’ex compagno non si è inerpicato sul terreno impervio di un accenno di critica al Comandante recentemente spodestato, dall’accento toscano… come il suo. A quel punto Pirlo pare abbia abbozzato con qualche intercalare di circostanza e due o tre secondi di silenzio, interrotti subito dai saluti e da un arrivederci a presto. Tutto nel più classico bon ton bianconero. Nessuna apertura a condividere critiche e aneddoti relativi alla passata gestione, che avrebbero avuto il sapore acre e irriverente tipico dei commenti di chi sa solo vincere senza rispettare le sconfitte altrui.

Invece Mister Maestro sa bene cosa sia la sconfitta. Quando in passato ha dovuto affrontarla, l’ha sempre fatto condividendone il peso con i compagni e mai gettando colpe addosso a chi gli stava accanto. Lui sa che le sue lacrime a Berlino, nella finale di Champions persa contro Messi e compagni, erano umide tanto quanto quelle che hanno riempito gli occhi di Sarri dopo aver saputo del suo destino. Per questo non ha aperto la porta del chiacchiericcio all’ex compagno e prossimo “allievo”, alzando un muro di ritrovato stile che trona così ad essere il piatto forte della casa bianconera.

A fine conversazione, dall’altro capo del telefono, probabilmente il senatore avrà fatto tesoro della prima lezione del nuovo Mister. Lezione di stile, mica poco.