McKennie chi? Finalmente la domanda è tornata a far breccia sulla bocca dei tifosi bianconeri e la Juve… è tornata a fare la Juve! Cambia solo il cognome, ma la storia passata del club è zeppa di domande simili a questa, frutto di un lavoro di scouting che ha portato gioie e dolori e ha sempre fatto parte del DNA bianconero. Tranne che in questi ultimi anni, durante i quali si è pensato solo ai nomi illustri, alle plusvalenze e ai parametri zero, rinnegando quella vocazione a lanciar talenti che riporta alla mente alcuni casi clamorosi. Nel bene, e nel male.

Rui Barros chi?

Senza risalire alla notte dei tempi e rivangare l’acquisto di un diciassettenne di nome Boniperti dai dilettanti del Momo Novarese, è sufficiente andare a ritroso di trent’anni circa per far riaffiorare i ricordi relativi a un nome del tutto inaspettato e spiazzante. E’ il 1988. Quell’estate la TV di Stato annuncia l’acquisto da parte della Juventus del portoghese Rui Gil Soares… e a quel punto tutti giurarono di sentir pronunciare il cognome Futre, fuoriclasse che vinse la Coppa dei Campioni con il Porto l’anno prima, erede dei grandi numeri dieci internazionali e stella indiscussa del firmamento pallonaro. Invece no! Il cognome pronunciato fu… Barros. Barros chi? AI tempi non esisteva internet, tantomeno Wikipedia. Tutti ad attendere dunque i quotidiani del giorno dopo per cercare informazione sull’ufo pronto ad atterrare a Caselle. Spuntano le prime foto di un trottolino incapace di raggiungere il metro e sessanta di altezza. Cos’è? Uno scherzo? Arriva a Torino con una folta capigliatura riccia. Boniperti, che nel mentre, dai tempi del Momo Novarese. di strada ne ha fatta parecchia, lo carica in macchina e per prima cosa lo porta dal parrucchiere a tagliare la zazzera in stile Cugini di Campagna. Ne esce un cicciobello ricciolino forse pronto per il primo giorno di scuola, non certo per la prima partita di Campionato! Invece Barros fa ricredere tutti e da mezzala conquista tifosi e critica. Tecnica sopraffina, velocità atonica, senso del gol. Con Zoff in panchina vince Coppa Italia e Coppa UEFA. Al suo primo anno in Italia si aggiudica tra l’altro il premio come miglior straniero del campionato, mettendosi alle spalle personaggi del calibro di Gullit, Van Basten e Rijkaard. Lascia la Juve nel 1990 quando la Signora si trasferisce di casa nell’allora nuovo stadio Delle Alpi. Lo congeda una battuta sarcastica dell’Avvocato, che alla domanda “Barros resta alla Juve?” risponde: “Non so, il nuovo stadio ha tribune molto distanti dal campo. Temo non lo si riesca a vedere!”.

Torricelli chi?

Via Barros, il posto di Zoff in panchina lo prende un certo Maifredi, meteora poco fortunata che dopo un anno lascia il posto al Trap, usato sicuro tanto caro alla Fiat. Per far fiato, nel 1991 il mister di Cusano Milanino organizza una sgambata con la Caratese, squadra di serie D zeppa di volonterosi dilettanti. Tra loro anche un falegname che per hobby fa il terzino destro. Trapattoni ne resta folgorato e lo porta a Torino. Torricelli chi? Baggio lo soprannomina Geppetto. E Geppetto – con mister Lippi – è protagonista della vittoria di Champions League del 1993 contro i lanceri dell’Ajax. Uno dei migliori in campo.

Vidal chi?

Tante sarebbero ancora le storie legate a personaggi quasi sconosciuti, rivelatisi poi dei veri e propri crack. Faccio memoria ancora di un solo caso, forse perché il più affine con la vicenda Mc Kennie. Anche lui proveniente dal continente americano, anche lui arruolato nel campionato tedesco. Anche lui, fino al 2011, quasi sconosciuto. Stiamo parlando di Arturo Vidal. Vidal chi? Ma cos’è un bagnoschiuma? Quando Marotta lo acquista dal Bayern Leverkusen le ironie dei tifosi juventini si sprecano. Di lì a poco la Juve scoprirà di avere tra le mani uno dei centrocampisti più dirompenti e talentuosi dell’intero globo terracqueo.

Oltre alle storie finite bene, sorvoliamo sugli incidenti di percorso. Lo scouting li deve sempre e comunque mettere in conto. Elia “il profeta”, Athirson il brasiliano, Krasic il sosia di Nedved.

Tutti semisconosciuti per cui – in varie epoche - è risuonata alta nell’aria la domanda: “Ma chi è?”

Di McKennie – grazie a Google, YouTube e altre piattaforme varie – abbiamo già scoperto qualcosa. Americano, figlio di un soldato USA di stanza in Germania, gioca a centrocampo e ricorda un po’ Davids, un po’ Vidal. Fosse anche in grado di fare la metà di quanto hanno fatto quei due, sarebbe un successo. Un successo comunque è stata la trattativa che l’ha portato a Torino. Bisogna dare atto a Paratici che il prestito con diritto di riscatto è il modo migliore per valutare il ragazzo ed eventualmente confermarlo.

Aspettiamo dunque l’americanino al varco. Per capire se scrivere un nuovo capitolo straordinario della storia bianconera, oppure annoverarlo tra “il profeta” e il sosia di Nedved. Comunque vada, la bella notizia è che la Juve è tornata finalmente a fare la Juve!