Diagnosi: la Juve soffre di mala gestione conclamata. Prognosi: urge a breve un vero Amministratore Delegato che la sappia guarire in fretta, prima che sprofondi in un coma senza ritorno. Con l'addio di Marotta si è chiusa un'era e contemporaneamente si è aperta una falla nel sistema, enorme come il talento di Cristiano Ronaldo. Ad alimentare il vuoto, il vice presidente Pavel Nedved - prima investito di ruoli che rasentavano la pura rappresentanza e ora impegnato su mille fronti a sua insaputa purtroppo sconosciuti - e Fabio Paratici, catapultato da Agnelli in prima linea senza che quest'ultimo abbia arte nè parte per rivestire in società un ruolo da protagonista. Come Agnelli facesse a immaginare il Duo Disastri all'altezza del buon Marotta, davvero non sappiamo. E a parlare sono le rispettive carriere.

DAL VARESE ALLA SAMP, IL PERCORSO DEL DIRIGENTE PRODIGIO - A soli 19 anni Beppe Marotta è già responsabile del settore giovanile del Varese. Nel 1980 porta in Brianza un promettente portierino che di nome fa Michelangelo Rampulla. Dopo essere entrato nel 1986 a far parte del team dirigenziale del Monza, nell'estate 1989 tratta con Boniperti la cessione di Pierluigi Casiraghi ai bianconeri facendo la fortuna dei bilanci biancorossi. Lascia la società dopo tre anni per diventare direttore generale prima del Como e poi del Ravenna. Durante quest'ultima esperienza ottiene dal Torino la comproprietà di un certo Christian Vieri. Passa poi per Venezia, portando i lagunari in serie A e nel triennio successivo a Bergamo supera l'allora record societario di punti conseguiti nel campionato di massima serie. Ma è a Genova che compie il suo capolavoro, forte dell’esperienza maturata in 20 anni di gavetta. Da direttore generale della Sampdoria acquista per due noccioline e un chupa chupa Cassano dal Real Madrid e regala ai blucerchiati il sogno Champions League. Costruisce con risorse economiche scarse una delle migliori formazioni blucerchiate di tutti i tempi, seconda solo a quella inarrivabile del tricolore. Saluta tutti da eroe e approda alla corte degli Agnelli per fare il leafting alla Signora. Il resto poi, è storia nota.

GOLF E CALCETTO CON IL PRES? DIVENTI IL SUO VICE - Pavel Nedved, dopo aver frequentato esclusivamente scuole… calcio, appende le scarpe al chiodo nel 2009. Già durante i suoi anni da giocatore bianconero si fa promotore di una squadra di calcetto che annovera tra i suoi componenti Andrea Agnelli. Durante gli incontri, Pavel non sbuffa per le scarse doti balistiche del rampollo di casa Fiat, anzi lo incita e qualche volta gli grida anche bravo! Con Agnelli condivide inoltre la passione per il golf, il che li porta spesso a "pascolare" assieme sui campi della Mandria. Esperienze "manageriali" più che sufficienti per farlo nominare nel 2010 (a un anno dall'aver detto basta con il campo da gioco) consigliere di amministrazione bianconero e nel 2015 vice presidente della società. Quando si dice le conoscenze!

RAMPOLLO INGRATO - Quando Marotta da dirigente costruisce una grande Atalanta e getta le basi per la Samp di Champions, Fabio Paratici arranca sui campi di periferia del Giugliano e del Brindisi, sballottato in difesa un po' in tutti i ruoli, che ricopre in ogni caso in modo piuttosto anonimo. Chiusa una carriera da calciatore tutta in discesa, che lo vede militare, al suo apice, nelle giovanili del .Piacenza, Marotta lo chiama a Genova e dopo un paio d'anni lo promuove a capo degli osservatori blucerchiati. Quando Agnelli vuole il buon Beppe a Torino, lui lo segue a rimorchio. Visto il curriculum di Nedved, si dedica all'ossequio e alla compiacenza, che gli valgono il ruolo di CFO (dove "effe" non sta per financial come codificato in tutto il mondo manageriale terracqueo, ma per football… Un escamotage studiato sui campi da golf della Mandria, che fa molto chic!). Tra le sue migliori performance da CFO, regala per 25 milioni Emre Can al Borussia Dortmund (tanto Marotta l'aveva preso gratis…), regala quattro anni di contratto a Rabiot con stipendio netto di 7 milioni a stagione e un bonus alla firma di 10 milioni in commissioni appannaggio della madre/agente, caccia malamente Mandzukic perché giudicato superfluo salvo poi cercare a 40 milioni la riserva napoletana Milik in scadenza di contratto il prossimo anno e prolunga il contratto a Matuidi tre mesi prima di invitarlo a rescindere.

Ora, se a qualcuno non fosse ancora chiara la ragione per cui la Juve deve mettersi subito a caccia di un nuovo AD, quel qualcuno per forza dev’essere Nedved o Paratici! C'è chi ipotizza un clamoroso ritorno a casa di Marotta, ma io lo escludo. Andrea non è un nostalgico e non ama le minestre riscaldate. Altri vedono in Federico Cherubini il nuovo futuro plenipotenziario dell'area sportiva juventina. Si tratta del vice del vice Marotta… e a furia di promuovere i vice, altro che cherubini, serafini e angeli tutti del cielo! Si rischierebbe davvero l'ennesima cilecca. E sarebbe grave, visto il lascito del Duo Disastri. L'unica via dunque è quella del mercato e i soli nomi disponibili che farebbero davvero la differenza nel ruolo di AD juventino hanno in comune un'antica militanza rossonera e uno stretto legame di stima - guarda caso - con un certo Andrea Pirlo.

Il primo è lo zio Fester o anche detto crapa pelata. Per Adriano Galliani, finito - dopo gli anni d'oro - a far da badante a Berlusconi con il progetto Monza, la Juve sarebbe la via d'uscita alla casa di riposo di Arcore. C'è da scommettere che se Agnelli prendesse in mano il telefono e gli prospettasse carta bianca al comando della Signora, lascerebbe al volo il Padrone e le sue voglie di serie A per trasferirsi armi e bagagli alla Continassa. Tanto più che prima della folgorazione sulla via di Milanello, l'Adriano era gobbo. E così il cerchio della sua carriera si chiuderebbe in modo magistrale. Il secondo nome è invece quello di Ariedo Braida. Dopo l'esperienza al Barcellona, Braida si dice fosse pronto per un ritorno al Milan, ma il fumoso progetto rossonero pare abbia raffreddato non poco gli intenti dell'esperto dirigente, capace di annusare una "sola" (con la "o" aperta, come si dice a Roma) anche a chilometri di distanza.

Ora, Galliani o Braida che sia, Agnelli deve dare continuità al piano di rinnovamento iniziato con la nomina ad allenatore bianconero di Mister Maestro. Bando alle amicizie, con Nedved può continuare a giocare a golf e con Paratici può sempre vedersi per un gelato in piazza San Carlo. Ma per continuare a vincere con la Juventus gli amici non bastano più. Per dirla con un espressione usata recentemente da Adani, servono dirigenti con le palle quadrate. E quelle di Nedved e Paratici al massimo sono palle... da golf.