Le scuole scaldano i motori, virus permettendo, e per parlare il linguaggio della Juve di Mister Maestro è bene imparare presto il nuovo alfabeto bianconero, fondamento della squadra che verrà e codice di una stagione di svolta. Dalla A alla Z, ecco tutte le vocali e consonanti che disegneranno il futuro della “nonoscudettata” Vecchia Signora.

A come Andrea – Il nome per eccellenza della Torino bianconera. Presidente e Allenatore si chiamano così, congiunzione astrale benaugurante. Sono i due architetti e condottieri della prossima compagine che dovrà rincorrere la “stella filante” dei dieci scudetti consecutivi e – possibilmente – tornare competitiva anche in Europa. Esautorati di fatto Nedved e Paratici, Agnelli ha ripreso il comando delle operazioni, dettando tempi e modi per la rifondazione e il rilancio. Dal canto suo, Pirlo in queste prime settimane da Mister ha tracciato un percorso molto anglosassone nella gestione del team. Entra a gamba tesa nelle questioni di mercato, contatta i possibili nuovi acquisti per attrarli alla Continassa, si interfaccia direttamente con l’altro Andrea per la gestione di tutto ciò che gira intorno alla squadra. Preludio interessante, in attesa che, tra pochi mesi, venga finalmente formalizzato un nuovo AD e – con tutti i ringraziamenti del caso – accompagnato alla porta il Duo Disastri.

B come Bonucci – Il Figliol Prodigo resta il sogno proibito di Pep Guardiola e del suo Manchester City, ma dopo la redenzione il portone d’uscita è stato sprangato e oggi lo è più che mai. Negli “schemi liquidi” di Pirlo, Leo rivestirà un ruolo ancor più strategico. Quando Mister Maestro parla di “linea difensiva a quattro senza possesso e a tre con la palla tra i piedi” pensa soprattutto a un Bonnie con licenza di salire in mediana e fare da play basso per la costruzione del gioco. Lui è il jolly, sempre più centrale nelle trame di gioco della prossima stagione.

C come Can – Emre Can, ovvero il grande rimpianto per ciò che avrebbe potuto dare e invece non darà. Cacciato in malo modo da Sarri a gennaio per preferirgli il più anziano e acciaccato Kedira, Can rappresenta il prototipo del cosiddetto giocatore universale. Mediano tutta forza e gamba, può all’occorrenza giocare come centrale in una linea difensiva a quattro e reggere l’urto in un centrocampo a due, nel modulo 4-2-3-1. Temo che nella Juventus camaleontica che si sta preparando al via del campionato avrebbe potuto fare sfracelli. Il ricordo va alla fantastica rimonta di Champions di due anni fa contro l’Atletico Madrid, dove fu tra i migliori in campo. E’ stato invece venduto dal Duo Disastri per qualche nocciolina. Ora attendiamo noi, pop corn alla mano, i titoli di coda per Nedved e Paratici.

D come DaniloEsterno di valore o soprammobile di lusso? Pirlo sarà chiamato definitivamente a fare chiarezza su questo dilemma. Il suo passato racconta una storia importante, anche se qualcuno teme – forse a ragione – che il suo sia un curriculum a rimorchio di compagini vincenti, di cui lui faceva parte forse solo per caso. Ora – in una difesa a tre – il Mister pare lo voglia provare a destra. Sarà l’anno fatidico per sancire una sua riscossa oppure per accantonarlo tra le dispendiose alchimie finanziarie di Paratici, che per lui ha spedito a Manchester un certo Cancelo.

E come elasticità – Innanzitutto mentale. Perché prima che sul fisico Pirlo ha fatto capire come intenda lavorare sulla testa dei suoi giocatori. “E” anche come entusiasmo, che poi è l’ingrediente che più è mancato lo scorso anno. Liberi da schemi troppo ortodossi, si torna a considerare i calciatori innanzitutto come uomini, con i loro pregi e difetti, non come ingranaggi di un modulo. Compito del Mister sarà quello di esaltarne i pregi e nasconderne i difetti. Con l’elasticità mentale che l’anno scorso un po’ è mancata.

F come Flash – E stiamo parlando di Duglas Costa. Potenzialmente un fenomeno vero, concretamente un habitué delle infermerie, con più lastre al suo attivo che presenze in campo. Anche nel suo caso, come per Danilo, siamo a un bivio. Se non verrà ceduto, affiderà i suoi delicatissimi muscoli a Paolo Bertelli, il redivivo preparatore atletico che accompagnò Conte nella sua avvenuta sulla panchina bianconera. Il “mago dei muscoli” – così è soprannominato Bertelli – sarà chiamato a fare il miracolo e cioè a dare continuità alla scheggia brasiliana, riducendone al minimo i pit-stop. Se dovesse riuscirci, Flash sarebbe una freccia in più nella faretra bianconera. E che freccia! Veloce come nessuno e letale come pochi.

G come Gianni – Quanto ci manca l’Avvocato! Chissà cosa avrebbe detto di questo virus che ha costretto ad annullare, per la prima volta nella storia, la sgambata estiva della sua Juve a Villar Perosa? E le sue battute sarcastiche, oggi probabilmente avrebbero preso di mira i chili di troppo di Higuain e i troppi infortuni di Duglas Costa. Lui, che in campo voleva vedere undici piemontesi tosti, oggi faticherebbe a trovare anche solo un italiano!

H come Higuain - Per due anni idolo incontrastato della tifoseria bianconera, con Ronaldo a Torino è caduto in disgrazia sia fisica che psicologica. Dal punto di vista fisico, non è mai stato un figurino. Dal punto di vista psicologico, la sua fragilità è esplosa definitivamente con il virus pandemico. E la Juventus non ha più intenzione di coccolarlo per spremere quegli ultimi sussulti di fuoriclasse che gli sono rimasti addosso. Sull’argomento, Pirlo è stato categorico: le strade si dividono. Tanta stima per il professionista e per l’uomo, ma è tempo di dirsi addio. Eppure il contratto parla ancora di un anno a 9 milioni netti. Un piccolo dettaglio che ritarda i saluti e appesantisce i bilanci.

I come icona – Ce la portiamo in panchina anche quest’anno. Si chiama Gigi Buffon e a 43 anni rappresenta quasi un caso di studio. Doveva chiudere la carriera prima di trasferirsi a Parigi. Dopo l’anno in Francia si è fatto tentare dal richiamo di Madama. Adesso insiste. C’è da pregare che non cada nel ridicolo. Fino all’anno scorso, bisogna ammetterlo, tutte le sue prestazioni sono state di assoluto valore. Anche stavolta, stringiamo i denti con lui…

J come Joya – Paulo non è sul mercato. Pochi secondi di conferenza stampa per spazzare via ogni dubbio. Dybala anche il prossimo anno vestirà il bianconero, garantisce il Mister. Sarebbe strano il contrario, visto che la Joya è stata indiscutibilmente il miglior giocatore della serie A. Nuovo Mister, nuovi equilibri, ma la Joya è sempre quella. I successi futuri della Juve passeranno inevitabilmente dall’assetto che Pirlo saprà dare all’attacco bianconero. Se lì davanti finiranno di pestarsi i piedi e riusciranno a trovare un compromesso tattico in grado di esaltare tutti, sarà sicuramente un successo. Di certo si tratta di un rompicapo a cui il Mister si sta già dedicando, sapendo bene che la soluzione potrebbe consacrarlo ad altissimi livelli anche come allenatore.

K come Kulusevski – Ha mandato in archivio il suo primo anno in serie A con 10 gol e 9 assist. Arriva alla Juve con le stigmate del campione moderno. Fisico atletico, duttile, dinamico e determinante in molti frangenti. Se manterrà le promesse, sarà un Bernardeschi che ce l’ha fatta. Se fallirà, ho già cinicamente pronto il soprannome: Fan… Kulusevski!

L come Lina – Il nome del nuovo acquisto della Juventus Women, Lina Hurtig. Norvegese, 25 anni e già tanta esperienza internazionale per rafforzare il progetto delle ragazze bianconere. Avrà la maglia numero 17, quella che alla mente riporta a re David, con l’accento sulla i. Anche le Women ripartono dal tricolore vinto l’anno scorso. Il terzo di fila. Anche loro stentano in Europa, come i loro colleghi uomini. La speranza è che la bionda svedesina porti finalmente gloria oltreconfine, dove la Signora zoppica un po’.

M come Melo – Cognome che evoca brutti ricordi alla gente della Signora. Allora meglio chiamarlo Arthur. Arthur e basta. Figlio dell’ennesima porcheria contabile di Paratici, si presenta al suo nuovo pubblico con un bell’incidente d’auto seguito da etilometro positivo. Che lui stesse bene al Barcellona, nessun dubbio. Che non volesse trasferirsi a Torino, pure. Ma Paratici ha messo in campo la sua specialità, l’unica arma vincente di cui dispone, e cioè il raddoppio dello stipendio per strapparlo dalla Catalogna e impiantarlo sui campi della Continassa. Continuo a credere che chi non voglia la Juve, non meriti la Juve. E che i soldi non aiutino a giocare meglio. Spero di essere smentito a breve da Arthur, lo scognomato. Temo però che senza mare e movida, tra gianduiotti e cuneesi al rhum, il brasiliano rischi di affidarsi sempre più all’alcol e sempre meno al suo talento calcistico.

N come Nedved – Ormai indissolubilmente legato a doppio filo con il re della plusvalenza artefatta, tal Paratici da Borgonovo Val Tidone. Oggi dire Nedved e Paratici è un po’ come dire Stanlio e Olio o Fred e Barney. Pavel mio, come ti sei ridotto! Da stella sportiva a dirigente senza arte né parte. Preferivamo ricordarti in campo, che vederti morire poco a poco dietro una scrivania. Sui prati verdi vincevi da leone, lì dove sei ora stai miseramente perdendo ogni sfida… e mi fermo per non fare rime inopportune. Ascolta un cretino: pianta lì prima che puoi, chiedi scusa per i disastri che hai avallato, disconosci Paratici e noi tifosi siamo ancora disposti a resettare l’ultimo periodo e a ricordarti solo come la nostra Furia Ceca, quella che correva, lottava, segnava e vinceva. Il resto, ne converrai anche tu, meglio regalarlo all’oblio.

O come olimpica - Si usa per aggettivare la calma, virtù dei forti. Bisognerà disporne molta, quando le prime turbolenze metteranno in un batter d’occhio in discussione le scelte di quest’estate. E alla bisogna, magari sarà il caso di riflettere e tenere bene a mente cosa è successo a Monaco di Baviera solo qualche mese fa, quando Flick, subentrato in corsa con un ruolo ad interim, da semi sconosciuto si è ritrovato a fine anno con un triplete in bacheca.

P come Pinturicchio – Nelle oscure stanze della Exor si lavora a un piano di rientro per l’ex Capitano esiliato da Agnelli. La strategia di John Elkann è chiara: inserirlo nel prossimo Consiglio di Amministrazione bianconero, magari con il ruolo di vice-presidente lasciato in eredità dalla Furia Ceca, e nel caso le cose – sportive e finanziarie – non dovessero andare come sperato, spodestare il cugino e consegnare a Pinturicchio la presidenza in un’operazione che riporterebbe in auge la storia di un’altra bandiera juventina, quella di Giampiero Boniperti. La regola vuole infatti che a decidere sia chi ha in tasca il portafogli. E dalle parti di Torino, la cassa è tutta nelle mani di John che nel 2010 – in un risiko di cariche in equilibrio instabile - pensava al cugino Andrea presidente della Juve come a un incidente di percorso. Nove scudetti non se li sarebbe mai immaginati. Adesso attende sornione un passo falso, con l’asso nella manica che di nome fa Alex e di cognome Del Piero.

Q come quadrare. Il verbo che più fa impazzire i conti. E a Torino, dove le genealogie si conoscono a menadito, sanno bene che non di sangue nobile stiamo parlando, ma di vili numeri. Lo sprofondo rosso dell’ultimo bilancio bianconero ha risucchiato gran parte della capitalizzazione di inizio anno, quando si parlava di nuovi investimenti per sostenere e ampliare il business. Urge più che mai un CFO, cioè un capo dell’area finanza con gli attributi, da affiancare a un nuovo AD e possibilmente a un competente General Manager. La struttura snella varata dopo l’addio di Marotta e Mazzia non funziona, ormai è palese a tutti. Snella sì, ma qui ormai siamo oltre l’anoressia!

R come Ronaldo – Dopo due stagioni a digiuno in Europa, uno come lui deve avere una fame indescrivibile. Per CR7 due scudetti sono solo l’antipasto, uno stuzzichino tanto per aprire lo stomaco. Nulla da dire, quel poco che si è visto in Champions League in questi due anni è tutto merito suo. Eppure in tanti pensano che lui sia croce e delizia di questa squadra. Tutto passa da lui, e con lui spesso le cose non vanno per il verso giusto. Se anche il prossimo anno la guarderà alzare da qualcun altro, probabilmente se ne andrà via. Se la alzerà al cielo lui, per l’ennesima volta, quasi certamente se ne andrà lo stesso. L’unica cosa che appare abbastanza certa è che questa è l’ultima chance che ha di vincere la coppa dalle grande orecchie vestito di bianconero. Riuscirà nell’impresa impossibile? Quasi impossibile, ma la palla è rotonda e Ronaldo è Ronaldo.

S come strisce – Ricomparse miracolosamente su una maglia che di recente sembrava più quella di un fantino che di una squadra di calcio. Ricomparse anche se in versione riveduta e corretta, obolo al marketing e ai ricavi commerciali. Ci accontentiamo di vederle pennellate in qualche modo, piuttosto che completamente cancellate dal dio denaro. Certo che, quattro strisce dritte bianche e cinque nere, sono quanto di meglio si possa chiedere. Eppure, nel 2020, pare sia chiedere troppo.

T come TudorHa pagato di tasca sua pur di lasciare l’Hajduk di Spalato – che allenava fino alla scorsa settimana – e venire a fare il “secondo” alla Juve. Forse proprio di questo aveva bisogno la squadra: un esempio concreto di attaccamento ai colori, alla storia e al destino di questa società. Da qualche anno erano solo i soldi a stabilire se trasferirsi a Torino oppure no. Ma a vincere spesso non sono i milioni, ma i migliori. E il Bayern Monaco insegna.

U come unione - Quella cosa che si dice faccia la forza. In uno sport di squadra si è sempre rivelato l’ingrediente in più per raggiungere vette all’apparenza inarrivabili. Chi conosce bene lo spogliatoio bianconero, sa che un po’ si è persa per strada. Tocca ritrovarla, e anche in fretta. Mister Maestro lo sa bene.

V come vittorie – Al plurale, perché la Signora è bulimica. Le divora e a volte, invece di festeggiarle, le vomita. E’ stato così per il nono scudetto consecutivo, figlio un po’ di nessuno. Ingoiato senza quasi accorgersi e considerato un incidente di percorso sulla strada verso il decimo. Ora, non so voi, ma per me uno scudetto è sempre uno scudetto. C’è gente (l’altra metà dell’Italia) che per un tricolore ucciderebbe la mamma. Non dimentichiamolo: banchettare sempre a caviale, nausea. Ma non scordiamoci che chi ormai è a digiuno da decenni a causa nostra si mangerebbe felice anche solo le briciole di Carlo Cracco.

W come Weston – Il nome del nuovo centrocampista a stelle e strisce pescato in Bundesliga. Di cognome fa McKennie ed è la scommessa della stagione alle porte. I più informati ne parlano come di un marine tutta grinta, senso di responsabilità e abnegazione. Un elemento duttile, che la bacchetta magica di Mister Maestro potrebbe trasformare nel nuovo Vidal. Visto così, sembra una via di mezzo tra Arnold e Cuadrado, ma sarà il campo a giudicare. Intanto il business negli States si impenna… e già questo in tempo di Covid è cosa buona e giusta.

Z come zero - E’ il tempo che è stato messo a disposizione di Mister Maestro per imparare il mestiere. Tutti confidano nella sua predestinazione e qualcuno ci crede cecamente. I milanisti alla Pistocchi – tutti Sacchi e faziosità – sperano che naufraghi inesorabilmente, schiantandosi sugli primi scogli che troverà lungo il percorso. I rossoneri più indulgenti si augurano che, una volta vinto con la Juve, faccia il percorso inverso e torni a insegnare calcio a Milanello. Resta il fatto che Pirlo sulla panchina della Juve è di gran lunga la più grossa e succulenta novità della stagione. Curiosi di vedere come se la caverà? Pazientate ancora una ventina di giorni e poi… si ricomincia!