Per dirla con il titolo di una famosa canzone dei Pooh, io ho ancora tanta voglia di lei. E lei, in questo caso, è la Vecchia Signora. Più passano gli anni e più gli scudetti diventano una fila interminabile, tutta uguale nei ricordi sbiaditi di tante vittorie, da non ricordarsi nemmeno il numero preciso complici i due tricolori maramaldeggiati a tavolino e a volte compresi nella conta, altre volte esclusi. L'Avvocato sorrideva quando nel futuro vagheggiava la Juve indossare la terza stella ancor prima che Milan e Inter si fregiassero della seconda. Così è stato e di questo passo probabilmente arriverà anche la quarta prima che le milanesi ne raddoppino la presenza sulle loro maglie. Nemmeno l'Avvocato, nella sua fantastica visionarietà, osò immaginare tanto.

Eppure al tifoso juventino medio pare sempre tutto dovuto. Dovuto il tricolore, dovuta la coppa Italia, dovute le supercoppe e le supercazzole estive annesse e connesse. Dovuta ormai anche un’europa da protagonisti… e mi fermo qui, perché l'unica cosa non scontata per noi gobbi resta comunque la coppa dalle grandi orecchie. Desiderata tanto da non riuscire più nemmeno a chiamarla per nome. Tutto talmente dovuto che il solo pensare di conquistare la noiosa mercanzia in palio tutti gli anni facendo un qualche sforzo nei confronti della concorrenza viene considerato ormai una sorta di reato grave, motivo di vergogna, tema di cui dibattere - contrariati e preoccupati - per settimane e mesi, fino all'anno a venire, quando - in un modo o nell'altro - da nove anni a questa parte, si lascia agli altri le briciole. Vero è che l’ultima stagione per demeriti evidenti del Duo Disastri Nedved-Paratici si è rivelata un ibrido davvero incomprensibile, ma resta pur sempre la bella notizia di aver scritto per la nona volta consecutiva il nostro nome nell’almanacco dei campioni d'Italia.

Adesso servirà ritrovare un’identità che si è in parte smarrita per strada. Occorrerà ridare motivazioni a ragazzi un po' in crisi d'autostima. Si dovrà pensare a svecchiare la rosa con l'obiettivo di aprire un nuovo ciclo, come fece Allegri un anno dopo il suo arrivo, quando Pirlo emigrò in America e Dybala sbarcò a Torino come una bella speranza pronta a sbocciare. Ricordate quell'anno? Dopo 5 giornate solo cinque punti, dopo dieci i punti erano dodici. Si parlava di "assenza di gioco", di "squadra nervosa e orfana dei suoi campioni", di un Allegri sulla via dell'esonero e amenità varie. Poi, d'improvviso, un fiorire di vittorie impressionante, una cavalcata inebriante: 45 punti su 45 in palio e ennesimo scudetto in ghiaccio. Sulla scorta di quella stagione memorabile che fu spartiacque tra il primo periodo vincente dell'era marchiata Andrea Agnelli e il secondo ciclo di successi, dobbiamo apprestarci a vivere la prossima annata.

Siamo tutti concordi che si debba rifondare.
Si tratta una necessità fisiologica di ogni squadra che vince e - per qualche anno - decide giustamente di non cambiare, o cambiare poco. Avremmo potuto rendercene conto con un anno di anticipo, tutto vero. Allegri l'aveva capito bene e per rimanere pretendeva di cambiare tanto, tantissimo. Paratici e Nedved a quel punto hanno fatto l'errore strategico più grosso che si possa commettere: affidare la gestione di una rosa al crepuscolo a un rivoluzionario. Il risultato è stato un anno interlocutorio, dal quale ripartire senza paura. Dopo aver fatto scontare solo a Sarri colpe non tutte sue, ora si riparte con Pirlo. C'è chi è pronto a giurare che Mister Maestro sarà rivoluzionario tanto quanto chi lo ha preceduto. Ce lo auguriamo, perché questo è l'anno giusto per gettare le basi di un nuovo inizio.

Succederanno cose grosse nell'imminente sessione di mercato. Personalmente non rimarrei stupito se salutassero la truppa sia Ronaldo che Dybala. Mi spiacerebbe tanto, soprattutto per la Joya, ma non mi straccerei comunque le vesti. L'importante sarà costruire con buonsenso una rosa che abbia un capo e una coda. E qui mi affido all'intelligenza di Andrea Pirlo nel saper consigliare chi prendere e chi lasciar partire, in quanto poco confido - visti i precedenti - nell'acume del duo Disastri. Vinceremo già l'anno prossimo? Probabile ma non così scontato. Servirà fare, soprattutto ad inizio stagione, esercizio di pazienza. Resta il fatto che, al di là di ciò che accadrà, manca ancora più di un mese all’esordio della nostra nuova avventura e già adesso ho tanta, tanta voglia di lei.