E’ il più antico testo di strategia militare esistente. Risale al VI secolo avanti Cristo e raccoglie una tradizione orale lunga almeno due secoli. Sembra aver guidato l’azione di molti grandi personaggi del passato, tra i quali anche Napoleone e – più recentemente – Henry Kissinger. Stiamo parlando de “L’arte della guerra”, attribuito al generale Sun Tzu e tutt’ora d’ispirazione a molti uomini del mondo degli affari, della politica e della finanza per orientare le loro strategie e azioni quotidiane. Una vera e propria miniera di suggerimenti per chi è chiamato tutti i giorni a combattere le proprie battaglie rifacendosi ai principi umanisti del taoismo, per cui tutto è mosso dalle due forme di energia che si incontrano e si scontrano in ogni ambito del vivere: lo Yin e lo Yang.

Yin e Yang. Bianco e Nero. E nel nero c’è sempre un po’ di bianco, così come nel bianco c’è sempre un po’ di nero. Una filosofia raffinata, il taoismo. Che offre spunti di riflessione infiniti e più la si studia più si coglie la vastità delle sue implicazioni concrete. Una filosofia che, visti i due colori di riferimento, i due estremi che si combattono e si abbracciano, non può che rimandare alla maglia più amata e odiata del calcio italiano e in particolare al suo guerriero per antonomasia: Giorgio Chiellini.

Chiellini è la figura del combattente nobile che rispetta l’avversario e mai lo sottovaluta. E in tutti questi anni di Juventus i successi del Chiello non sono tanto da ricercare in particolari glorie personali, quanto nella somma di tante vittorie collettive. Solo lui ha conquistato nove scudetti di fila, facendo parte di tutte le Juventus che dal 2012 ad oggi si sono laureate campioni d’Italia. Lui ha battuto anche l’arroganza di Bonucci (a Milano per fare la differenza, presto restituito nell’indifferenza generale) e l’ambizione di Buffon (a Parigi per la Champions, rimasta una chimera). Lui e la sua costanza. Un leader per differenza. Un leader alla distanza.

Le sue imprese sportive non derivano infatti da predestinazione o da particolari doti tecniche, ma dall’impronta silenziosa e nascosta che il toscanaccio ha saputo dare a tutti i collettivi di cui ha fatto parte. I suoi risultati sono frutto di tanto sudore e dedizione. Serietà e intelligenza. Cuore, polmoni e cervello. Ciò che ha vinto, l’ha vinto con ingegno. Cioè con arte.

Ecco allora che alcuni spunti tratti dai tredici capitoli de “L’arte della guerra” diventano il filo conduttore più appropriato per ricordare e celebrare il Guerriero dei nove tricolori, la sua mentalità, la sua filosofia e le sue Juventus. Il suo essere Capitano, che concede poco all’apparenza e si alimenta di tanta sostanza.

CAPITOLO 1 – LE VALUTAZIONI STRATEGICHE – “Solo chi comprende a fondo i principi dell’adattamento otterrà la vittoria”

Giorgio nasce a Pisa e gioca a Livorno. Se non è capacità d’adattamento questa! Prima si dedica alla pallacanestro, ma con buona intuizione l’abbandona per i campi di calcio. Approda alla Juventus nel 2005 e il suo ruolo è quello di terzino sinistro. Passa nel giro di un mese dalla Juventus imbattibile di Capello alla Juventus retrocessa di Dechamps. Lui approfitta dell’annus horribilis bianconero per conquistarsi definitivamente un posto al sole. Nel 2008 Ranieri lo sposta al centro della difesa. Lui si adatta, studia, lotta. Con il passare degli anni si affida sempre meno al fisico e sempre più alla mente. Cambia, si evolve. Non rinuncia mai a rivedere il suo ruolo in base alle esigenze del collettivo. Durante l’ultimo anno - causa infortunio – comanda la difesa persino dalla panchina. 

CAPITOLO 2 – LE OPERAZIONI DI GUERRA – “Sii rapido come il tuono che scoppia prima di poterti coprire le orecchie, improvviso come il lampo che divampa prima di poterti chiudere gli occhi”

Chiellini è il classico giocatore che non molla mai e ti sorprende sempre. Il motto “fino alla fine” lui ce l’ha tatuato nell’anima. Un ricordo di Buffon ne svela la ferocia e l’ostinazione: “Era il 2005. Giorgio era un ragazzino di provincia arrivato da poco alla Juve, che in ogni allenamento si divertiva a voler marcare a uomo Ibrahimovic. Seppur fosse già grosso e muscoloso, faceva fatica. Ibra a volte s’innervosiva e lo scalciava. Lui incassava, ma non arretrava di un centimetro.” Il lampo e il tuono di Chiellini sono sempre stati la sua applicazione smisurata e la sua sorprendente tenacia.

CAPITOLO 3 – L’ASSEDIO – “Se ti unici a potenti alleati, i nemici non oseranno complottare contro di te”

Giorgio ha legato le sue più importanti fortune al trio passato alla storia con l’acronimo BBC. Con Barzagli e Bonucci ha impersonato la difesa a tre di Antonio Conte, quella del primo scudetto portato a casa senza nemmeno una sconfitta, quella dei record con 102 punti. Con Allegri, complici l’età di Barzagli e il ritorno alla linea a 4, fa coppia al centro con Bonucci e i risultati non cambiano. La Juventus, fino all’arrivo di Sarri, ha sempre avuto la miglior difesa del campionato. Non per niente quest’anno, senza Chiellini fermato dagli infortuni, il muro difensivo bianconero ha capitolato più volte del previsto, lasciando all’Inter il riconoscimento di difesa meno battuta della stagione.

CAPITOLO 4 – LO SCHIERAMENTO – “L’invincibilità si riferisce alla difesa; la vulnerabilità si riferisce alle brecce”

Anche se il Chiello ha costruito le sue fortune sull’affidabilità difensiva, abbiamo tutti negli occhi la sua originale esultanza dopo un gol, alla King Kong, battendosi il petto come il grande gorilla che ha scalato l’Empire State Building. Le sue scorribande sulla fascia sinistra, una volta cambiato ruolo, hanno lasciato il posto a incursioni mirate, strappi improvvisi, uscite inaspettate che scombussolano l’ordine costituito e fanno breccia nelle difese altrui. Ma è di testa che Chiellini più ferisce i colleghi avversari. Sono 27 i centri nei suoi 15 anni alla Juve, alcuni indimenticabili come la doppietta alla Lazio che nel 2008 riporta matematicamente i bianconeri in Champions League dopo il purgatorio della serie B.

CAPITOLO 5 – LA FORZA – “Chi è abile nello straordinario è infinito come il cielo e la terra, inesauribile come i grandi fiumi”

La straordinarietà di Chiellini deriva anche dal fatto che il calcio non lo ha completamente assorbito. E’ uno dei pochi calciatori ad aver conciliato la carriera sportiva con un proficuo percorso di studi. Dopo il diploma scientifico conseguito a Livorno, nel 2010 si laurea in Economia e Commercio all’Università degli Studi di Torino con 109/110 e nel 2017 consegue la laurea magistrale in Business Administration con il massimo dei voti e la lode. “Ho studiato per costruirmi un futuro dopo il calcio” ha dichiarato ai giornali. E appare ovvio che anche dopo aver appeso le scarpette al chiodo, Giorgio continuerà a dare una mano alla Juventus, da dietro una scrivania.

CAPITOLO 6 – IL PIENO E IL VUOTO – “Qualunque sia lo schieramento nemico, io mi adeguo fin dall’inizio”

D’anticipo sui brevilinei pericolosi in velocità, di forza sui marcantoni d’area. Chiellini non ha un solo modo di difendere, ma ha saputo sviluppare nel tempo un modo di difendere per ogni avversario che incontra. I puristi, gli ortodossi, i guru del calcio in provetta diranno che si tratta di un atteggiamento subalterno e soccombente. Gli uomini di campo, gli strateghi veri, guardano il suo modo di stare in partita, sempre diverso, e ne ammirano l’ingegno.

CAPITOLO 7 – LO SCONTRO ARMATO – “Ardente e valoroso, nessuno ti resisterà”

C’è un’immagine che è l’icona di Chiellini, la fotografia della sua anima, il sunto perfetto della sua forza. Risale alla semifinale di andata di Champions League del 2015 tra Juventus e Real Madrid. Chiellini, eroe mai domo, con la maglia sporca di sangue e il capo bendato, ammutolisce CR7: un 'bla-bla' ben mimato con Ronaldo, carico di stizza, che prova a dissimulare con un sorriso assai nervoso la rabbia per l'accusa di parlare troppo. Quella partita si chiuderà 2-1 per la Juventus e il Chiello ne uscirà da eroe, ardente e valoroso.

CAPITOLO 8 – GLI ADATTAMENTI – “Non contare sul mancato attacco del nemico, ma procura di essere inattaccabile”

Il rischio di giocare in una grande squadra è quello di prendere sotto gamba le partite non di cartello, sottovalutare le gare con squadre di provincia.  Che sono poi i match determinanti per vincere i campionati, il discrimine tra lo scrivere il proprio nome nella storia o affossarlo nell’oblio dei rimpianti. I nove scudetti di fila sono soprattutto la dimostrazione di un’applicazione feroce in ogni circostanza. Significa non dar mai niente per scontato, proprio come fa il Chiello. Proprio come il Chiello ha insegnato a fare ai suoi compagni di squadra.

 CAPITOLO 9 – LE MANOVRE – “Se si odono grida nella notte, il nemico è spaventato”

La mente va alla 34°giornata della stagione 2017-18. A Torino si gioca Juventus-Napoli, i bianconeri hanno quattro punti di vantaggio sui partenopei. Allegri schiera la fanteria pesante, chiude ogni varco, Buffon resta inattivo fino al 90° con il Napoli a fare la partita e la Juve a chiudere tutti i varchi. Ma proprio al 90° Koulibaly infila la porta bianconera con un prepotente colpo di testa. Gli azzurri si portano a -1 e lo scudetto sembra sbiadire sulla maglia di Chiellini e compagni. Nella notte Napoli s’illumina di fuochi d’artificio e le grida dei tifosi festeggiano il tricolore che verrà. A Torino si fa silenzio. Sembra il preludio della fine, ma le urla di gioia che si alzano dal golfo forse sono solo grida di paura. La domenica successiva la Juve è impegnata fuori casa con l’Inter. Sembra proprio la fine. Ma Chiellini e compagni non si arrendono, vincono contro i nerazzurri ribaltando l’incontro nel finale, mentre il Napoli, in casa, perde 3-0 con la Fiorentina e dice addio ai sogni di gloria. Mai dare per finiti i guerrieri di Capitan King Kong. Eroi che costruiscono i loro successi nel silenzio e lasciano agli altri le grida prima delle battaglie finali.

CAPITOLO 10 – IL TERRENO – “Conoscendo il tempo e il terreno non ti ritroverai a un punto morto”

Il terreno su cui Chiellini e la Juventus hanno costruito quasi tutti i loro successi è quello che – nato come Juventus Stadium – negli ultimi anni ha acquisito il nome dello sponsor. Basti dire che, dalla sua inaugurazione, lo Stadium ha sempre visto festeggiare il tricolore. Ogni anno, da nove anni. La casa della Juve è il fortino dove assicurarsi un bottino pieno di punti, fondamentali ogni anno per il successo finale. Una casa moderna, che ha proiettato i bianconeri dieci anni avanti rispetto a tutte le altre società, che da dieci anni discutono su come fare a rimodernare i loro stadi. Anche questa è concretezza.

CAPITOLO 11 – I NOVE TERRENI – “Se gli ordini sono precisi e chiari, i coraggiosi non sopravanzeranno e i pavidi non rimarranno indietro. L’esercito manovrerà come un sol uomo”

Nell’ultimo decennio, insieme a campioni faraonici, la Juventus ha avuto in squadra, nell’ordine: Marco Motta, Paolo De Ceglie, Simone Padoin, Marcelo Estigarribia, Federico Peluso, Nicklas Bendter, Mauricio Isla, Angelo Ogbonna, Romulo, Roberto Pereyra, Hernanes, Mario Lemina, Stefano Sturaro, Tomas Rincon, Marco Pjaca, Osvaldo, Benedikt Howedes, Leonardo Spinazzola, e sicuramente dimentico qualcuno. Ognuno di questi giocatori, seppur sicuro di non comparire tra le stelle di questa società, ha di certo un ricordo da protagonista in bianconero, anche grazie alla capacità di Giorgio Chiellini di creare unità d’intenti tra stelle e meteore. Lui, che ha vissuto la paura d’essere meteora e ha trovato la strada per brillare stabilmente di luce propria.

CAPITOLO 12 – L’ASSALTO COL FUOCO – “Buoni comandanti devono ricompensare il merito”

Meritarsi le ricompense, non dare mai nulla per scontato. Chiellini di capitani coraggiosi alla Juventus ne ha avuti due e glielo hanno insegnato. Prima Del Piero, il capitano per antonomasia, poi Buffon. Ma la rincorsa alla Champions che Gigi decise di proseguire in Francia lo ha portato a vestire lui la fascia di capitano, da due anni ormai a questa parte. E anche in azzurro comanda ormai il gruppo da un po’. Una ricompensa al merito di una carriera tutta sudore e dedizione. Una carriera che non è ancora finita.

CAPITOLO 13 – LO SPIONAGGIO – “La previdenza non si raggiunge interpellando spiriti e fantasmi, né mediante il ragionamento e i calcoli. Si ottiene attraverso uomini che conoscono le condizioni del nemico”

L’ultima battaglia di Chiellini sarà quella che dirà se per lui si spalancherà il portone della gloria: dieci scudetti. La stella… filante! Unico anche solo ad immaginare una cosa del genere. Rincorrerà il suo record come sempre, senza interpellare spiriti e fantasmi, senza calcoli e speculazioni. Lo farà ancora una volta studiando gli avversari, dando ad ognuno di loro il dovuto rispetto e le giuste attenzioni. E alla fine saluterà, in bianco e nero. Nel bene e nel male, per sempre juventino.