M'ama o non m'ama? Da ormai un anno la Joya sfoglia i petali di una margherita che, seppur senza spine, punge il cuore del campione di Laguna Larga e tiene in apprensione i tifosi bianconeri.

Ne è passato di tempo dall’estate del 2015 quando il ventunenne argentino, picciotto d’adozione, salutò Palermo per trasferirsi a Vinovo. Quaranta furono i milioni scuciti da Marotta senza nemmeno fiatare per portarlo a Torino e rifondare intorno a lui una squadra al capolinea, sconfitta in finale di Champions dal Barça di Messi e da poco orfana di Pirlo e Tevez. Paulo, la sfortunata finale di Berlino la visse dalla tribuna e capì subito che quei colori tra loro all’opposto – il bianco e il nero – gli si sarebbero appicciati addosso come un tatuaggio.

Ci mise poco a prendere per mano la sua Signora. Baricentro basso, calzettoni abbassati e dribbling irriverente: la Joya reincarna ancora oggi quello che per molti è stato il campione più estroso e creativo di tutti i tempi, tale Omar Sivori. Argentino come Dybala e come Dybala innamorato della Signora. A differenza del Cabezón, Paulo fuori dal campo però è meno scapestrato e sbarazzino. Vive in simbiosi con la mamma, è felicemente fidanzato e non dimentica mai di essere un privilegiato: tanti sono infatti i gesti gentili del campione che a ogni gol fa la maschera e volge gli occhi in alto al papà che non c’è più. Fuoriclasse attento ai meno fortunati, senza mai dare risalto attraverso i media a ciò che fa per gli altri, perché si tratta solo di buon cuore e non di marketing ossessivo-compulsivo.

Animo sensibile e altruista, quello della Joya. Tanto che quando Ronaldo atterra col suo jet privato all’aeroporto di Caselle, lui che della Juve è il nuovo dieci, il leader amato e indiscusso, capace di regalarle tre scudetti in tre anni di permanenza sotto la Mole insieme a gol sfavillanti e prodezze da numero uno, colui che annienta il Barcellona con una doppietta nei quarti di Champions e lancia i bianconeri verso l’ennesima finale persa al Millenum Stadium di Cardiff, è disposto a condividere con CR7 la leadership tecnica conquistata sul campo a suon di reti e super prestazioni. Condividere sì, ma non abdicare.

Invece CR7 non sa cosa sia la condivisione e il primo anno di convivenza diventa un inferno.
Ronnie è come un bel girasole piantato sul terreno di gioco, tutti gli occhi sono per lui. Tutti i rigori sono per lui. Ogni punizione è per lui.
Tutto è per Ronaldo il girasole, illuminato e potente. Così Dybala, detronizzato dai suoi stessi compagni e alle prese con la separazione dalla sua fidanzata storica, perde ogni certezza e inizia a sfogliare la margherita.

Per un girasole che splende, una margherita comincia a perdere i suoi petali. M’ama o non m’ama? Ma al di là delle vicende sentimentali – che si risolvono presto con una nuova storia d’amore – sono quelle sportive a lasciare Dybala nel dubbio. M’ama o non m’ama? Per ogni punizione che Ronaldo spedisce pervicacemente contro la barriera avversaria, Dybala strappa un petalo. M’ama o non m’ama? Una domanda a cui il Picciriddu – come lo chiamavano a Palermo - non trova facile risposta.

La stagione 2018-19 si chiude così con soli 5 gol e 4 assist in campionato. La sua peggiore di sempre. E Paratici – con il classico tempismo di un improvvisato investitore di Borsa - prova in tutti i modi a spedirlo altrove e sogna una plusvalenza purché sia, da reinvestire magari per Icardi o Lukaku.
Ma la Joya non molla: dice no a tutte le proposte, respinge le avances inglesi e decide, con cocciutaggine, di restare lì, accanto alla sua Signora. In fondo, lui è convinto che la Juve non sia Paratici e non sia neppure Nedved. La Juve è soprattutto i suoi tifosi, coloro che non smettono di credere in lui e di sperare che il calcio sia ancora un affare di sentimenti ed emozioni.

Testone Paulino. Con Sarri in panchina torna micidiale e costringe suo malgrado il girasole CR7 a reclinare il capo verso quell’astro così brillante da riuscire ad accecare anche il più sgargiante dei fiori. Chiude la stagione del Covid sbattendo in faccia a Ronnie il premio come miglior giocatore del Campionato. Tutti i gol più importanti post lockdown arrivano dai suoi piedi. Gol pesanti come il nono tricolore, vinto con più fatica del solito e vinto soprattutto grazie a Dybala.

Al Mostro dai cinque Palloni d’Oro resta la soddisfazione dei 31 gol in campionato e della prima punizione spedita in porta dopo averne sparacchiate un po’ ovunque.

Eppure la margherita di Dybala è ancora lì a tormentarlo. Nonostante l’impegno e il valore dimostrato quest’anno infatti la Joya è di nuovo sul mercato. Impossibile? Niente è impossibile quando entra in azione il Duo Disastri Nedved-Paratici. Ma c’è una novità: dopo tanto penare, l’Innamorato pare si sia proprio seccato di sfogliare in continuazione il fiore del dilemma che lo tormenta da troppo tempo e - come succede nelle migliori storie d’amore - sia pronto alla vendetta. O tanti soldi (si dice abbia chiesto 20 milioni all’anno) o si libererà tra due anni, al termine del suo contratto. In cuor suo, spera che a breve Paratici non abiti più le stanze bianconere e qualcuno più di buon senso si faccia carico di non disfare un legame fatto di sentimenti, prima ancora che di interessi.

Dybala è un bravo ragazzo oltre ad essere un grande campione. Dybala costruisce relazioni e non è interessato solo a radere al suolo record e vincere premi personali. Dybala è la juventinità lasciata in eredità da Del Piero, quella a cui è difficile rinunciare per chi è juventino, quella che CR7 – dall’alto del suo Olimpo pallonaro – non riuscirà mai a incarnare.

Sarà disposta la Signora a rispondere un bel “Sì” forte e chiaro al suo fuoriclasse dai calzettoni abbassati e dalla maschera beffarda? Siamo forse agli ultimi petali della vicenda. Se la Joya resterà alla fine con un gioioso“M’ama!” per le mani, ritengo che qualsiasi sia l'importo sul piatto, sarà il denaro meglio speso nell’ultimo decennio. Se così non fosse, caro Paratici, vorrà dire che chi di parametro zero in passato ha ferito, di parametro zero finirà per perire!