L'essere umano è sempre in via d'evoluzione e niente lo può fermare. Possiamo discutere sulla forma di progresso, anche se il "nuovo" o le "innovazioni" piacciano alla maggior parte delle persone. E' ovvio che ci sono diverse tipologie di pensiero. Per esempio, esistono gli assolutisti. Per loro, o è tutto bianco o è tutto nero. Ci sono ideologie di pensiero di cui anche la forma non prende in considerazione il pensiero altrui. L'evoluzione porta sempre a un cambiamento. Eppure molti della mia generazione che ascolto frequentemente, affermano che era meglio quando le partite venivano giocate di domenica alla stessa ora. Questa loro convinzione assolutista è condivisibile o meno, ma i giovani nati nel nuovo secolo preferiscono guardare  più partite in TV anzichè ascoltare un radiocronista. Se tutto è relativo e solo la parte scientifica vive di amato o odiato assolutismo, pensare che era meglio prima o e meglio adesso ha un pensiero soggettivo. In tutto questo mi vengono in mente due considerazioni: il campionato oggi è più bello vederlo in diretta TV oppure era più emozionante un tempo quando si arrivava alla domenica pomeriggio ascoltando tutte le partite in diretta per radio? La Serie A era più credibile un tempo oppure è più reale oggi?

In nessuna delle due domande saprei rispondere. Una cosa essenziale riesco a scriverla: il calcio mi emozionava prima negli interventi dei fantastici radiocronisti e mi fa sentire bene anche oggi quando alla TV vedo dal vivo le giocate dei campioni di Serie A e Serie B. Tuttavia se parliamo di evoluzione, adesso c'è un etica diversa dagli anni '60: i calciatori bandiera sono rimasti davvero in pochi. Gli stadi sono difficilmente pieni. Impossibile che una squadra di provincia possa vincere un campionato. Queste sono solo alcune considerazioni che possono far pensare alla parola progresso. Se pensiamo che la maggior parte degli italiani vive ogni giorno il calcio minuto per minuto e anche vero che tanti giovani non conoscono la differenza tra vivere tutte le gare alla domenica pomeriggio, giocate alla stessa ora e guardare alla TV le partite frammentate tra il venerdì, sabato, domenica e lunedì, quindi, cos'è in realtà il progresso?

Nel calcio, come nella vita, ci sarà progresso solo quando sarà a tutti e per tutti. In tutti questi affari leciti o loschi, voglio ancora credere minuto per minuto alle giocate fantastiche, alle marcature a uomo e a zona, alla diagonale difensiva, al pressing, al fuorigioco, alle sovrapposizioni, al raddoppio di marcature, alle triangolazioni, al tiro da fuori area, ai cross, alle palle inattive, alla costruzione degli spazi vuoti per gli inserimenti dei compagni, al portiere che fa l'allenatore in campo, al capitano che va dall'arbitro per chiedere spiegazioni. Conseguentemente, mi piacerebbe rivedere la "favola Hellas Verona" che vince un campionato meritato (in quel campionato ci fu il sorteggio degli arbitri), vedere un campionato meritocratico, in cui gli i fischietti neri siano più coraggiosi nell'usare la VAR in modo giusto senza pregiudizi di valutare le squadre in base al blasone. 

C'è chi pensa che il calcio sia fallito, mentre altri amano pensare che il calcio vada vissuto minuto per minuto. Spezzatino o non spezzatino, il calcio si ama perchè quelli che lo hanno vissuto a livello di strada o professionistico ancora oggi riescono a osservare quello che nel gioco più bello del mondo di buono c'è.

Piero Posillico