Stavo passeggiando tranquillamente con la mia fidanzata chiacchierando sul passato, quando si arriva all'argomento calcio, la sua domanda è una: "Perché ti piace così tanto?".
Una domanda innocua a prima vista, che però fa partire una serie di ragionamenti a cui non trovo la risposta. Seguo assiduamente il calcio fin da quando ero bambino, tuttavia non saprei spiegare a qualcuno di "esterno", il perché di questa mia passione.
Così, senza una risposta precisa, provo a pensare a cosa significasse per me il gioco più seguito della nostra naziona. Gioco, si, perché è di questo che si tratta.
Tuttavia questo innocente gioco può diventare arte: mi balena in testa il goal di Kakà contro il Manchester United, sombrero, saltati due uomini con un colpo di testa e piazzata nell'angolino a tu-per-tu con il portiere, ARTE.

Il secondo pensiero che mi viene in mente è un miscuglio tra la vittoria dei mondiali del 2006, la cavalcata agli Europei, prima con Pranelli nel 2012 e poi con Conte nel 2016, tutte le urla, la gioia, l'unione delle famiglie davanti alla TV, queste sono EMOZIONI.

Subito dopo arrivano come lampi ROnaldo e MEssi, l'eterna battaglia, che insegna a spingersi oltre i propri limiti, a guardare sempre in alto e cercare di essere i migliori in quello che facciamo: ISPIRAZIONE.

Ultimo pensiero, forse il più importante: il momento in cui tiritrovi in uno stadio a cantare con altre migliaia di persone per supportare la stessa squadra, quella sensazione di Famiglia che ti fa sentire a casa anche se casa tua dista magari kilometri di distanza.

Questo è il perché amo il calcio.
Una lista di insensati motivi, ma che mi tengono ogni domenica davanti al televisore per ore e ore.