Siamo alla terza stagione dopo l’addio dato da Arsene Wenger all’Arsenal. Il tecnico francese, che ha militato sulla panchina dei gunners per la bellezza di ventidue anni, è riconosciuto ancora oggi come uno degli allenatori più importanti della storia del calcio. Durante quei ventidue anni l’Arsenal ha conosciuto la gloria e la notorietà, a partire dal campionato vinto senza sconfitte dagli eroi poi rinominati “Invincibles” (gli invincibili), capitanati da Vieira e con stelle come Bergkamp, Pires e soprattutto sua maestà Thierry Henry.

Nel 2006 la squadra di Londra Nord arriva in finale di Champions League; l’avversario però non è dei migliori: nientemeno che il Barcellona, che nonostante l’iniziale svantaggio segnato da Sol Campbell, riesce a rimontare e a portare a casa il trofeo.

Quella finale “maledetta” rimarrà il più grande risultato di Wenger in Champions League.

Negli anni successivi la squadra cambia stadio, passando da Highbury al nuovo Emirates Stadium; l’ex-capitano Henry però non vedrà di buon occhio questo cambio, commentando che l’anima dell’Arsenal rimarrà per sempre intrappolata ad Highbury. Tuttavia, anche nella nuova casa i risultati non mancano: Wenger diventa l’allenatore più vincente nella gloriosa storia del FA Cup, con la bellezza di 7 successi, insieme a svariati Community shield.

Negli anni però la squadra subisce un notevole peggioramento in seguito ad abbandoni dei migliori giocatori e acquisti sbagliati. Tutto questo, insieme a risultati non entusiasmanti arrivati nelle ultime stagioni, porta all’addio dello storico condottiero francese a fine della stagione 2017-18.

La sua eredità però non è come le altre: parliamo di un allenatore che rappresentava l’Arsenal nel suo modo di essere, e che anche negli ultimi anni in panchina, nonostante giocatori non incredibili, riuscì a brevettare uno stile di gioco carismatico e spettacolare, soprannominato poi “Wenger-Ball”.

Il sostituto scelto dalla dirigenza Kroenke è nientemeno che Unai Emery, allenatore spagnolo che riuscì per tre volte a trascinare il Siviglia alla conquista dell’Europa League e svariate volte il PSG alla vittoria del titolo di Francia.

L’Arsenal chiude la stagione al quinto posto ma arriva in finale di Europa League. Le squadre che si affronteranno a Baku sono entrambe inglesi ed entrambe di Londra: non si tratta altro che di Chelsea-Arsenal. In questa occasione i gunners arrivano facilmente alla finale eliminando senza troppe difficoltà il Valencia. Non si può dire lo stesso dei blues di Maurizio Sarri, i quali strappano il biglietto per la finale ai rigori contro uno straripante Eintracht Francoforte; il tutto in mezzo ai fischi dei propri supporters.

La finale è un massacro: Hazard e compagni dominano in lungo e in largo portandosi a casa il trofeo con il risultato netto di 4-1.

A metà della stagione successiva Emery viene esonerato e al suo posto arriva Ljunberg, leggenda del club e titolare nella dannata finale del 2006.

Anche il suo incarico però dura poco: dopo un paio di giornate la società decide di puntare su nomi migliori per la panchina.

Al suo posto succede un’altra leggenda del club, anch’esso ex-numero 8 dei gunners: Mikel Arteta, colui che fino a quel giorno era stato il secondo di Guardiola sulla panchina del Manchester City.

Lo spagnolo ha il pieno supporto del suo tifo e sembra essere il degno sostituto di Arsene Wenger, dopo una stagione e mezzo non entusiasmanti. Tuttavia le prime uscite non sono delle migliori: i gunners vengono eliminati ingenuamente ai sedicesimi di finale di Europa League da un modestissimo Olympiacos. Ma Arteta non demorde, e a fine anno, dopo mesi difficili a causa del Covid-19, l’Arsenal batte il Manchester City del suo mentore Guardiola per due a zero e vola in finale di FA Cup, dove l’avversario sarà nientemeno che il Chelsea, la stessa squadra che l’anno prima aveva messo fine ai sogni europei dell’Arsenal.

Incredibilmente la partita viene vinta dall’Arsenal, che si prende la sua vendetta espugnando Wembley per 2-1 in rimonta.

Pochi giorni dopo è già ora di tornare in campo: Arsenal e Liverpool si giocano il Community Shield. I gunners riprendono da dove avevano lasciato e ai rigori si aggiudicano il trofeo contro i reds di Klopp. Concludendo è corretto dire che il lavoro di Arteta è visibile oggi più che mai: in pochi mesi il tecnico spagnolo è riuscito a portare l’Arsenal alla vittoria di due trofei, che il club non vinceva dal 2017 (quando appunto in panchina sedeva Wenger). Inoltre la squadra londinese sembra aver svolto un lavoro di maturità che la mette alla pari delle altre top 6 inglesi.

Per dire che Arteta farà meglio di Wenger è ancora presto. Nonostante ciò è innegabile l'importanza che egli abbia avuto nel ridare vita ad un club che stava vivendo una depressione non da poco dopo l’addio dello storico manager.