Su una cosa nessuno è pienamente d’accordo, che l’Inter rivincerà il campionato. Io ne sono certo.
Ora cari lettori, provate a seguire questo ragionamento. Scusate ma può sembrare confusionario.

Sono molto appassionato della retro boxe, e stavo rivedendo il classico "The Rumble in the Jungle" del 1974. Non sto a spiegare come andò a finire perché quel 30 Ottobre diventò il patrimonio dell’umanità per svariati motivi, che oltrepassarono il quadrato più famoso dello sport.
Durante l’ultimo transfermarket, ho rivisto nell’Inter, quell’uomo costantemente costretto all’angolo . Siamo rimasti lì, a subire vere e proprie bordate di cessioni potenti come il braccio di Big George. Prima il Picasso di Lecce, poi Lukaku e infine Hakimi. Il pubblico nemico (tifosi di altro breed, e molte testate giornalistiche) si alzava dalla sedia come se fosse arrivata l’ora per quell’uomo di battere la guancia sul tappeto, e invece la Benamata è rimasta li all’angolo, in piedi, dove più i secondi passavano, e più le altre grandi di A picchiavano sempre con meno forza al transfermarket. Stessa identica scena, qui Foreman disse in un’ intervista: “I thought he was just one more knockout victim until, about the seventh round, I hit him hard to the jaw and he held me and whispered in my ear: 'That all you got, George? ' disse Alì.
L’Inter continuava a subire polemiche, sentenze come montanti, ma respirava, pensava, escogitava. Il mercato finisce, e come il pugile più importante della nobile arte, risponde con qualche colpo per mantenere Big George a distanza, rispondendo con Inzaghi, Dzeko, Dumfries, Correa, Calhanoglu, ma sembra non cambiare il parere del pubblico nemico. Il pubblico è ormai convinto, quell’uomo è ormai alla frutta. Troppi colpi subiti. Non ce la farà mai.
Finito il mercato, l’incontro arriva 12 round di Dicembre, l’Inter prova ad uscire per mettere finalmente l’avversario stanco al tappeto, e come quell’uomo scaltro, esce fuori da quell’angolo durato per quasi tutto l’incontro, battendo quattro colpi al Cagliari, con due montanti del Toro, un gancio destro del Maravilla e un diretto del Calha. Big George è a terra! Chi assisteva non credeva ai suoi occhi. Chi avrebbe mai pensato che sarebbe successo! E alla fine dello spettacolo, il pubblico se ne esce con: “Eh te l’avevo detto, vinceva comunque lui, è il campione”.

Ho preferito raccontarvela così, non perché voglio dimostrare quel lato intrigante che non ho, o per meglio dire, non mi appartiene, ma per farvi capire che l’Inter è ben altro che la squadra campione in carica.
L'Inter ha quell'intelligenza chirurgica che mi ricorda Alì durante quell'incontro! Dal punto di vista manageriale, il Biscione in questo momento è anni luce rispetto alle altre. Ha avuto la capacità di prenderle, respirare, aspettare ed escogitare, spazzando via la cattiveria e la presunzione di Big George quando era il momento di ridimensionarlo, proprio come The Greatest.
L’Inter è ora quell’Alì che aspetta per strappare (probabilmente) Dybala alla Juve. L’Inter non è i 75 milioni per Vlahovic (più quasi la metà per commissioni), lasciando dietro terra incoltivata, ma 22 milioni per Gosens (mettendo Perisic all’angolo per il rinnovo) e Caicedo for Free. L’Inter è anche bloccare Frattesi, giocatore tecnicamente due spanne sopra il buon Nicolò . L’Inter è Scamacca (anche se ame non piacciono i tatuaggi al collo, ma è un 23enne di enorme potenziale) che rifiuta i soldi del Dortmund, pur di sposare il progetto nerazzurro.
Il Biscione ha una struttura societaria diversa dalle altre. PUNTO.
L’Inter ha lavorato e continua a programmare nonostante le intemperie come disse un giorno Napoleone Bonaparte: “Il coraggio non è avere la forza di andare avanti, è andare avanti quando non hai più forze”. L’Inter è avere il coraggio di collocare Zanetti al posto giusto, attribuendo all’ex capitano un ruolo perfetto per lui, cioè continuare ad essere una bandiera nerazzurra, lasciando fare il DS o il DG a chi possiede la reale competenza nell’esercitare questa cruciale professione (grande dimostrazione di outstandig knowledge of Human Resources). Qualcuno (un pò più a Sud) invece, piazza la bandiera al posto sbagliato, lasciando fare a quest’ultimo più danni che buone opere (Ballo Tourè!! Vai, vai!! Balla!!).

Non ho più cartucce per esprimermi. E’ inutile distogliere le persone dalla cruda realtà. L’Inter comanda e continuerà a farlo, fino a quando le altre big in A, cesseranno con la tradizione, dedicandosi solo ed esclusivamente all’aziendalismo, perché io considero Vlahovic più una stupenda operazione pubblicitaria per far credere a qualche tifoso fesso quel senso della famiglia che alla Juventus non esiste più, che un cambio di marcia vero e proprio.
Occhio all'Atalanta (potenziale vincitrice futura), la Fiorentina (Rocco non è un fesso...) e al Sassuolo, perché da quelle parti l’ideologia di aziendalismo ce l’hanno ben chiara. La prima ci ha abituato alla Champions da un pò di anni, le altre due le vedremo ben presto. Attenti Juventus e Milan! Potrebbe non esserci più spazio per voi!

In conclusione, non so per certo se Zhang, Marotta e Ausilio nutrono la mia stessa passione, ma di certo la storia della “Rumble in the Jungle” del 1974 la conoscono bene. Molto bene.
Un Saluto
Alla prossima…