Cari lettori….

Non è ancora il momento di articoli riguardo l’attualità nerazzurra. Nonostante coltivi una buona sensazione per la nuova stagione, non credo che sarabbe correto pronunciarmi al momento.

Riguardo alla prova di ieri dei nostri azzurri, dare un giudizio su un 3-0, con avversari meno bravi del suo pubblico, quest’ultimo, più propenso alla corrida (che merita uno spettacolo decisamente migliore di quello proposto dalla sua nazionale), non mi da moltissimo da dire a riguardo. Sicuramente una un’idea ce l’ho ben chiara, che a Insigne, il numero di maglia pesa come un macigno sulle gambe e la mente. Non lo considero un 10 al Napoli, figuriamoci in nazionale. Bisogna fare un passo indietro con Lorenzo, perché vi siete rivelati ingiusti con lui (e quando mi riferisco al “siete”, riguarda chi lo ha osannato durante la sua mediocre carriera, aspettandosi chissà cosa dal cilindro). Durante la cronaca, ho sentito “Il Magnifico” dopo il suo goal, sicuramente utile alla sua autostima che al risultato. Insigne ha 30 anni, è nella sua piena maturità, dove è un buon giocatore, e ha meritato la convocazione, ma per piacere, non addossategli aspettative che non può darvi (questo è puramente un mio pensiero). Lui sa di poter dare di più, ma non è il “Divin Codino”, che fece persino sobbalzare Sandro Ciotti (storico il suo “Santo Dio era ora!!”), che porto l’Italia sull’1-1 durante quella partita agonica di Italia-Nigeria 94, poi finita 2-1, gol di sempre di Baggio. Lorenzo mi sta particolarmente simpatico, ha dei “colpetti” a volte, ma non peseranno abbastanza per fare la differenza quando ce ne sarà bisogno in futuro.

L’Italia si sa, è l’unica squadra dell’europeo che non necessita del “classico Divin” per risolvere le partite. La nostra nazionale, si è dimostrata un’ antisommossa con il coltello ai denti, come se stesse scendendo con il paracadute sul campo di battaglia gridando: “ Come folgore dal cielo. Parà! Canta il motto della gloria! Come vento di tempesta, precediamo la vittoria! Un urlo di sirena, FUORI! FUORI! E giù dall’infinito sul nemico più agguerrito per distruggere o morir! Per distruggere o morir!”. Era un pezzo della folgore dei paracadutisti, che ho scelto per dare l’idea di un’Italia, che ha lasciato più spazio durante questi anni alla squadra, che al singolo infallibile cecchino. Ho visto un’Italia in una versione “branco”, che divora l’ultimo brandello di carcassa, dove spicca per cattiveria Giorgio, il caporal maggiore capo Chiellini, che esce dalla propria aria di rigore con il petto in fuori, coraggioso come il soldato Joker, che dimostra coraggio da vendere al sergente Hartman, dopo che quest’ultimo  avrebbe condannato a more il colpevole, dove il soldato risponde: “Signore, l’ho detto io, Signore!”. Che coraggio Giorgio a 36 anni! Proprio come il mio Z4. Credetemi, avrebbe meritato molto di più Giorgio in campo europeo, anche se nulla è detto Giorgio! Questa potrebbe essere la tua unica occasione ! Dacci dentro! Perché con l’altra maglia, c’è più possibilità di vincerla da dirigente, che da calciatore ormai, e io non te lo posso augurare, ma ciò non toglie che l’avresti meritato.   

Non ho idea di cosa abbia provato il tifoso italiano, nel vedere due figure sacre come Baresi e Scirea, giocatori che conosco bene (sicuramente non troppo) dopo aver visto dozzine di repliche delle loro partite, ma posso sicuramente dire che anch’io ho visto il coraggio che si legge negli occhi di Giorgio “Lo Spartano”, spartano nei suoi movimenti, ma con un’intelligenza tattica da “Masterclass”.

Il resto del gruppo, ha comincia veramente bene l’avventura. Ah Barella! Lasciatelo giocare, non acclamatelo troppo! Lasciatelo giocare! Non so quale tipo di benzina “Super” usi per le sue partite, ma di certo avrei voluto essere il suo dottore per prescrivergli una bella “TAC” ai polmoni, per assicurarmi che ne avesse realmente due.

Ah il Mancio! E’ uno dei miei preferiti (forse perché ha scaturito le mie gioie dei tanti successi nerazzurri). Il Mancio ha tanta esperienza nazionale e non, dove ha vinto in tre campionati diversi, quindi ho una fiducia incondizionata. L’intervista post-partita mi ha letteralmente esterrefatto! Alla domanda del cronista (troppo sopra le righe per via dell’entusiasmo), il tecnico lo ha rimesso al suo posto, trasmettendo la giusta prudenza, ingrediente perfetto al momento.

Per la prossima, pensiamo al gruppo, e non al singolo cecchino, perche' non ce l’abbiamo da tempo, quindi identifichiamoci nei panni del Parà, e divoriamoci la TV se dovesse essere necessario.

 

Alla prossima…