Ne abbiamo parlato in lungo e largo sulle pagine di questo umile blog pallonaro, senza raggiungere mai una conclusione compiuta, una definizione totale della complicata faccenda. Citando Dante, abbiamo scritto già scritto: "Maladetta sie tu, antica lupa, che piú che tutte l'altre bestie hai preda per la tua fame sanza fine cupa!". E torniamo a scriverlo, per l'ultima volta: perchè oggi è davvero finita e ci mettiamo una grossa pietra sopra.

NON DEGNI DI RISPOSTA - La proposta di rinnovo firmata da Paolo Maldini, in nome e per conto dell'AC Milan, è rimasta sulla scrivania del procuratore Mino Raiola da Nocera Inferiore, ritenuta non degna di una risposta, quale che sia. Nè un "sì", nè un "no", né un "parliamone". Una proposta da otto-diconsi-otto milioni di euro netti all'anno (che al lordo sono sedici-diconsi-sedici milioni di euro all'anno), per tre o quattro stagioni: un investimento da una sessantina di milioni, per un portiere ventiduenne cresciuto nel vivaio rossonero. Dopo aver già elargito, allo stesso Donnarumma, ventiquattro milioni netti (quarantotto lordi) nell'ultimo quadriennio, oltre al milioncino netto ogni anno al fratello Antonio, spettatore non pagante (ma ben pagato) di queste quattro stagioni nelle quali non ha mai esordito in Serie A. In tempi di crisi finanziaria globale dentro e fuori dal mondo glitterato del calcio, di pandemia e di dissesti di ogni tipo, un'offerta assolutamente congrua e ricca: snobbata, senza possibilità d'appello e di replica. Pare che lo stesso Paolo Maldini, direttore dell'area tecnica del Milan, nelle ore immediatamente successive alla sfida vinta contro l'Atalanta che ha dato la qualificazione in Champions League al club rossonero, abbia provato a parlare direttamente con Gianluigi Donnarumma della questione rinnovo, ma l'atleta avrebbe risposto laconicamente: "Faccio quello che mi dice Mino". E Mino, Raiola, senza alcun senso di pudore, diceva: almeno dieci milioni di euro netti (che al lordo, teniamolo sempre in mente, fanno venti milioni) per un mini-rinnovo da due anni, senza clausola rescissoria, oltre ad una super-commissione da altri venti milioni per se stesso. L'obiettivo strategico del procuratore, abbastanza chiaro, era quello di tenere Donnarumma "in caldo" per un paio d'anni, così da piazzarlo a parametro zero non appena fosse passata la crisi derivante dal Covid19. In pratica, il Milan avrebbe dovuto sborsare sessanta milioni di euro per tenere Donnarumma "in affitto" per due campionati. Richiesta, francamente, irricevibile.

OUT GIGIO, IN MAIGNAN - Ricevuta quella fredda risposta al proprio tentativo di approccio diretto con l'atleta, Maldini ha dato il via libera per chiudere con Mike Maignan, fresco vincitore del campionato francese con la maglia del Lille ed in procinto di partire per gli Europei con la maglia della Nazionale transalpina. L'affare, in realtà, era stato chiuso da tempo, ma la sensazione di "presa per i fondelli" derivante dalle richieste del duo Donnarumma-Raiola ha fatto precipitare gli eventi. Nella serata di lunedì, ventiquattr'ore dopo la vittoria di Bergamo, il portiere francese classe 1995 sbarca a Linate per le visite mediche di rito e la firma: al Lille andranno 12 milioni (più 3 di bonus), al calciatore un quinquennale da circa tre milioni netti a stagione. E così, dalla sera alla mattina, Gianluigi Donnarumma viene messo alla porta, intesa come l'uscita del centro sportivo di Milanello, non come i pali dela squadra rossonera difesi per 251 partite in sei stagioni, dal giorno del suo esordio-record all'età di 16 anni, vincendo una Supercoppa Italiana, riportando il Milan in Champions League dopo 7 anni, divenendo il più giovane calciatore di sempre a raggiungere le 100 partite in Serie A (19 anni e 49 giorni) ed anche le 200 partite in Serie A (21 anni e 361 giorni), il più giovane esordiente nella storia della Nazionale italiana Under-21 (17 anni e 28 giorni) ed il più giovane portiere ad aver esordito nella Nazionale italiana maggiore (17 anni e 189 giorni).

NON CI SONO VINCITORI - Come in ogni guerra fratricida, non ci sono vincitori, ma perdono praticamente tutti: il Milan perde a parametro zero un ragazzo cresciuto nella propria cantèra ed un potenziale top player mondiale, d'altro canto si libera di un ingaggio pesantissimo (probabilmente sporporzionato) e sopratutto dal clima di continuo ricatto esercitato dal procuratore sul club. Il giocatore, probabilmente, andrà a guadagnare cifre ancor più astronomiche e diventerà ancora più ricco economicamente, ma lascia il club in cui è cresciuto sin da bambinio e per il quale ha sempre fatto il tifo: il classico sogno che si realizza, prima di spezzarsi bruscamente in nome del dio denaro. Resta, in tutti noi seguaci di questo assurdo mondo pallonaro, una sensazione di tristezza ed amarezza per la conclusione di una storia figlia dei tempi che corrono, con la figura ambigua dei procuratori che imperversa nelle trattative senza più limiti, oltre ogni lecito confine economico e morale. Soprattutto quando si discute di trattative a parametro zero, come per Donnarumma, portato "con la forza" in scadenza di contratto. Il Milan ha deciso di ribellarsi ad un sistema ormai incacrenito di ricatti, commissioni incredibili ed ingaggi fuori logica, ma è la classica eccezione che conferma la regola: alla fine, Maldini ha dovuto accettare di vedersi rubare dalle mani un proprio ragazzo ed un proprio patrimonio tecnico ed economico del club. Il Milan ne esce sconfitto a livello finanziario, ma ne guadagna in immagine e caratura. L'atleta ne esce più ricco in termini di danari sonanti, ma perde la faccia: per tutti, resterà sempre il ragazzotto appena ventenne che rifiuta con sdegno un'offerta multimilionaria dal club che l'ha fatto calciatore, campione e uomo. E tutte le chiacchiere sulla propria volontà di rimanere nella propria squadra del cuore, alla fine, se le porta via il vento. Maldini ed il Milan hanno scelto di non "comprare" un proprio atleta dal suo procuratore. Donnarumma ha scelto di essere comprato dal suo agente, scegliendo i soldi ma perdendo la faccia: ora si scatenerà un asta internazionale per un paramatro zero di lusso, in prima fila la Juventus seguita da Barcelona e PSG. Ma caro Gianluigi, perchè non sarai mai più Gigio per nessuno (a prescindere da dove andrai a svolgere il tuo mestiere di calciatore, nel quale sei bravissimo), la nostra faccia è la prima cosa che guardiamo ogni mattina quando ci svegliamo. Tutti: tu, noi, Raiola, Maldini, i ricchi, i poveri. Il conto in banca, lo guardiamo soltanto dopo. Pensaci bene, quando avrai tempo e voglia: in questo momento sei senza una squadra, senza tifosi, senza un popolo che ti ama.

E questo è davvero tutto: come diceva Tito Livio, "a cattivo principio, cattiva fine".