"Il cerchio non è altro che una linea dritta che ritorna al suo punto di partenza".
Vogliamo iniziare questo nostro articolo con le parole di Charles Antoine Frédéric Dard, scrittore francese, autore della serie poliziesca del Commissario Sanantonio, uno dei più famosi romanzieri francesi del genere noir del XX secolo.

LA FATAL BERGAMO. Tutto ebbe inizio proprio a Bergamo, il 22 dicembre dell'anno 2019, quando i rossoneri allenati da qualche settimana da Stefano Pioli, beccarono cinque-dico-cinque gol da quella macchina perfetta che era (ed è) l'Atalanta di Giampiero Gasperini. Era la diciassettemesima giornata del campionato 2019/2020, l'hashtag #PioliOut dominava Twitter ed il mondo senza memoria e senza pazienza dei social e del web: l'avventura dell'ex interista Stefano, appena cominciata, pareva già al capolinea. La scelta di Maldini e Boban di puntare su lui (incassato il niet un po' arrogante di Spalletti), sembrava l’ennesimo tentativo disperato di risollevare una squadra in caduta libera da troppo tempo: l’inizio non era stato dei migliori, con tre vittorie, tre pareggi e tre sconfitte, prima di quel clamoroso 5-0.  In campo, in quel triste pomeriggio pre-natalizio, vi erano Gigio Donnarumma, capitan Romagnoli, Kessie e Bennacer, Calhanoglu e Leao: tutti protagonisti negativi del momento più basso della già tribolata storia recente rossonera. 
Il giovane portiere, nello specifico, diverrà subito il simbolo di quel pomeriggio infausto e della disfatta tecnica milanista nel suo complesso: dopo i cinque gol incassati e gli oltre venti tiri verso la propria porta scoccati dagli avanti nerazzurri, Donnarumma abbandonerà il campo in lacrime.  Toccato quel fondo, il Milan sarebbe ripartito, in modo quasi inaspettato. Nel post-gara, l'allora Chief Football Officer del club rossonero Zvonimir Boban parlò di "situazione imbarazzante", aggiungendo che quella squadra "non può essere il Milan: non pensiamo che in un anno o sei mesi si possa rifare il Milan di Berlusconi, ma i miglioramenti ci devono essere. Dobbiamo migliorare la squadra, succederà qualcosa e cercheremo di rinforzarci: la squadra è molto giovane, ma questa è la politica della società. Noi vorremmo essere subito competitivi, sappiamo bene che non lo possiamo essere e che ci vuole un po' di tempo per esserlo".
Sono le premesse per due momenti cruciali, spartiacque del triennio rossonero: in primis, l'addio del dirigente croato, ex centrocampista del Milan stellare di Capello, per le frizioni a favore di carta stampata con l'amministratore delegato Ivan Gazidis, e la conseguente promozione a massimo responsabile dell'area sportiva di Paolo Maldini. In secondo luogo, ma in modo più significativo, del ritorno a Casa Milan dopo dieci anni del 38enne Zlatan Ibrahimovic, reduce dall'esperienza americana ma ancora amatissimo e stimatissimo dal sempre più depresso universo rossonero. 

LA RISALITA. E' l'inizio della lenta ma inesorabile rinascita milanista: la squadra di Pioli, con Zlatan in campo a fungere da condottiero tecnico e morale, giocherà otto partite agli inizio del 2021 alternando buone prestazioni a battute d'arresto, non prive però di interessanti dimostrazioni di crescita (su tutte, il derby perso per 4-2 dopo un grande primo tempo concluso in doppio vantaggio). La deflagrazione del Covid ed il conseguente stop al campionato, pareva interrompere il trend positivo ed il lento lavoro di ricostruzione del tandem Pioli-Ibra, ma la ripresa delle ostilità alle soglie dell'estate darà il definitivo slancio al nuovo corso rossonero. Dai quattro gol a Lecce del 22 giugno 2020, passando per le nette e prestigiose vittorie con Roma, Lazio, Juventus, Sassuolo, i buoni pareggi con Napoli e Atalanta, le goleade col Bologna, Parma, Sampdoria e Cagliari: il Milan, guidato dai gol di Ibra e Rebic, dalle giocate di Leao, Bennacer, Kessie e Calhanoglu, conquista un posto per i preliminari di Europa League.

La stagione successiva (cominciata col preliminare in casa dello Shamrock Rovers il 17 settembre) in realtà si rivela un prolungamento temporale ed agonistico di quella precedente (terminata il 2 agosto) ed il Milan, sempre in più palla, colleziona una serie infinita di risultati positivi, record, prestazioni eccezionali, riuscendo a condurre la classifica da primatista solitaria per 21 giornate (prima di cedere il passo alla ben più quotata ed attrezzata Inter di Antonio Conte), col titolo platonico di campione d'inverno conquistato dopo un decennio.

2021 RECORD. Con la squadra più giovane dei massimi campionati europei, Pioli ottiene, dalla ripresa post-Covid alla sconfitta di ottobre in Europa League contro il Lille campione di Francia, ventiquattro i risultati utili consecutivi, quarta striscia di risultati positivi nella storia del club rossonero. 
Dallo 0-0 casalingo contro la Sampdoria dell'Epifania 2020, giorno del nuovo debutto di Ibrahimovic in maglia rossonera, i rossoneri sono andati a segno per trentotto giornate consecutive in campionato: serie interrotta dall’Atalanta oltre un anno dopo, lo scorso 23 gennaio 2021 con lo 0-3 di San Siro.
Da sottolineare in rosso anche le sedici le partite consecutive concluse dal Milan in marcatura multipla (almeno due gol segnati, in campionato), dall’1-4 con la Sampdoria dello scorso 29 luglio fino all’1-3 casalingo subito dalla Juventus, con tanto di rigore negato nel recupero che (forse) avrebbe allungato ancora la serie.

Nell’anno solare 2020, il Milan di Pioli è stata la miglior squadra italiana per rendimento grazie ai 79 punti ottenuti nei 35 match disputati. L'Inter tricolore si siede in seconda piazza con 73 punti, mentre l’Atalanta è terza a quota 70. La Juventus di Cristiano Ronaldo e dei 240 milioni annui di monte-ingaggi è solo quarta con 65.
Con la vittoria per 0-2 a Benevento dello scorso 3 gennaio, il Milan ha inoltre stabilito il record di punti ottenuti in Serie A dopo quindici giornate da quanto la vittoria vale tre punti: ben 37 sui 45 a disposizione. 
Ma il record che spicca su tutti è senza dubbio quello delle vittorie in trasferta: nel campionato appena concluso, su diciannove partite disputate lontano da San Siro, i rossoneri ne hanno vinte 16, cedendo il passo solo contro il Genoa (2-2 a Marassi), lo Spezia (2-0 al Picco e addio primato) e la Lazio (3-0 all’Olimpico il 26 aprile).
Un record europeo per il Milan è quello della sfortuna, relativo ai legni colpiti durante la stagione: con quello colpito da Rafael Leao proprio nell'ultimo match contro l’Atalanta, sono stati ben ventuno, dei quali quattro in un’unica partita (nel 2-2 casalingo in rimonta contro il Parma). Hakan Calhanoglu, con sei centri su pali e traverse, è il rossonero che ne ha colpiti di più: ben tre, tutti insieme, sempre contro il Parma.
Se ce ne fosse bisogno, vista l'ampia copertura mediatica ricevuta, ricordiamo che il Milan ha anche stabilito il record di calci di rigore assegnati in una singola stagione di Serie A, ovvero 20, di cui due proprio nell'ultimo turno: se si esclude quello "compensativo" assegnato nel 3-3 contro la Roma, nessuna moviola che si rispetti ha mai obiettato su alcuno. 

ARGENTO MERITATO. Nonostante lo 0-0 interno contro il Cagliari, con conseguente spreco di un succulento match-ball, avesse fatto storcere il naso (e lo stomaco) a molti, un osservatore onesto ed obiettivo ha l'obbligo di rimarcare come Pioli ed i suoi ragazzi terribili non siano mai usciti fuori dalle zone altissime della classifica, quelle che significano Champions League, nelle 38 giornate del campionato in corso. Il prestigioso secondo posto, quindi, è meritato, sudato, guadagnato senza possibilità di appello e recriminazione alcuna.
E l'applauso finale, quello che segue la standing ovation per la dirigenza e per la squadra (sulle quali, giustamente, scorreranno fiumi d'inchiostro e di gigabyte, anche da parte nostra), va a lui: Stefano Pioli.
Lui, che era diventato suo malgrado un "top Twitter trends" con l'hashtag #PioliOut il minuto dopo l'annuncio del suo ingaggio da parte del club rossonero, prima ancora che avesse potuto prender possesso del proprio armadietto nello spogliatoio di Milanello.
Lui, a cui nessuno ha perdonato le sciagurate scelte tecniche di Meitè, Krunic o Castillejo in questa o quella partita, come se avesse avuto una grande possibilità di scelta volgendo lo sguardo altri posti occupati in panchina.
Lui che ha affrontato una stagione da 54 partite ufficiali con la rosa sempre ridotta all'osso, falcidiata da infortuni muscolari in serie fantozziana. Una rosa priva del suo unico centravanti ed unico fuoriclasse acclamato, tale Zlatan Ibrahimovic, per metà delle partite disputate. Dirà Pioli, dopo il trionfo di Bergamo: "Avrei voluto vedere le altre squadre, senza il proprio giocatore più forte per mezzo campionato.."
Sassolino scagliato via, ancora applausi.
Già, avremmo voluto vedere anche noi l'Inter di Conte senza Lukaku per 19 partite su 38, o la Juvents senza Ronaldo. Ed anche le combinazioni vari ed eventuali di indisponibilità che hanno costretto il tecnico rossonero a schierare Calabria a centrocampo contro la Juventus all'andata o Castillejo centravanti contro il Manchester United al ritorno.

IL NORMALIZZATORE. Oggi è il giorno dei peana, delle congratulazioni a reti unificate, in cui ogni colpa viene lavata via ed è giusto così. Ma bisogna ricordare, sempre, quanto di buono sia stato fatto da questo professionista serio ed educato, col suo stile composto e garbato.
"Non è certo un fenomeno", si diceva, si dice e si dirà ancora: forse è vero, non siamo qui per negarlo e comunque non ci interessa farlo. Ma quanti non-fenomeni hanno fatto carriere da veri fenomeni, grazie al lavoro, all'abnegazione, allo spirito di sacrificio ed alla ferrea volontà di raggiungere un risultato?
#PioliOut? Evviva Pioli! Era forse un fenomeno Billy Costacurta? Ringhio Gattuso o Pippo Inzaghi, per restare al rettangolo di gioco, erano fenomeni del calcio del loro tempo? No, ma hanno costruito i propri successi fenomenali grazie al sudore, all'applicazione maniacale, alla volontà ed alla capacità di spostare i propri limiti un centimetro più in là, ogni giorno, giorno dopo giorno. 
Stefano, il Normalizzatore, è uno stupendo e raro esempio di non-fenomeno che sa fare cose fenomenali, col materiale non-fenomenale a disposizione.
Dite #PioliOut? Noi diciamo: evviva Pioli!