Partirà domenica 9 gennaio alle ore 17.00 ora italiana la trentatreesima edizione della Coppa delle Nazioni Africane, col match inaugurale tra i padroni di casa del Camerun ed il Burkina Faso. Lo svolgimento della competizione organizzata dalla Confederazione calcistica africana (CAF) era inizialmente previsto tra l'11 giugno ed il 9 luglio 2021, è stato in seguito anticipato al periodo compreso tra il 9 gennaio e il 6 febbraio 2021 a causa delle avverse condizioni meteo che caratterizzano il Paese ospitante, infine rinviato ai primi mesi dell'anno 2022 per l'emergenza sanitaria derivante dalla pandemia di Covid-19. La finale è prevista domenica 6 febbraio nella capitale Yaoundè e l'Italia, in ogni caso, sarà presente: lo Stadio "Paul Biya", sessantacinquemila posti, è stato realizzato dall'azienda edile trevigiana Maeg Costruzioni sotto l'egida dell'ingegnere milanese prof. Massimo Majowiecki.

Pressioni Made in UK
Tanti dubbi e tante polemiche, sopratutto tante pressioni da parte dei club europei per un ulteriore slittamento del torneo a causa della difficile situazione sanitaria derivante dalla nuova ondata del virus Covid-19, sopratutto della sua recente "variante Omicron", anche detta "variante sudafricana" a causa delle origini geografiche del suo primo ritrovamento. 
In prima linea in questa battaglia pseudo-sanitaria, l'elite del calcio europeo attuale, ossia i top club della Premier League, i quali avrebbero minacciato di non concedere ad i propri tesserati di rispondere positivamente alla chiamate delle selezioni nazionali in vista del torneo continentale africano. La posta in palio è molto alta, in quanto nel massimo campionato inglese giocano alcuni tra i maggiori protagonisti del calcio africano: si pensi solo a Salah, Manè e Keita del Liverpool, Mendy e Ziyech del Chelsea, Aubameyang dell'Arsenal, Mahrez del Manchester City, Diallo e Bailly del Manchester United. Insomma, una grossa fetta della Coppa africana passa dai piedi degli atleti stipendiati dai club di Sua Maestà britannica.
Lo stesso Jürgen Klopp, allenatore del Liverpool campione del mondo, si era detto molto preoccupato per le conseguenze di questa competizione con una battuta poco felice, salvo poi correggere il tiro con un dovuto chiarimento: "Nemmeno lontanamente intendevo dire che l'Africa e la sua Coppa sono 'piccoli'. Ho detto che non ci sono soste per le Nazionali fino a marzo, poi ho aggiunto: 'Oh, no, c'è un piccolissimo torneo a gennaio'. Ma ero del tutto ironico. Ovvio che è un grande torneo e ci vanno i miei migliori giocatori".
Eppure la CAF, assediata da più parti, è riuscita a mantenere il timone saldo, forte sopratutto della sponda da parte della FIFA: la competizione si gioca come da programma, con le dovute cautele, unica concessione ai potenti club inglesi una deroga per avere a disposizione i propri tesserati fino al 3 gennaio, mentre tutti gli altri hanno dovuto liberarli entro la fine di dicembre (in assenza di partite ufficiali). 

Fake news e polemiche europee
Nessun riscontro rispetto allo scoop dei francesi di RMC Sport, generalmente vicini alle vicende del calcio africano: il 15 dicembre, la testata transalpina ha rivelato che nel giro di poche ore la Confederazione africana avrebbe annunciato lo slittamento della competizione a data da destinarsi, a causa delle difficoltà organizzative legate alla nuova crisi sanitaria dovuta al Covid-19 ed alla sua nuova "variante Omicron", nonchè al malcontento di alcuni club, principalmente inglesi.
Ma anche in questo caso, i dubbi sollevati da parte europea vengono respinti al mittente: con un comunicato congiunto, Confederazione africana, federcalcio e Governo del Camerun ribadiscono ufficialmente che la competizione si gioca.
Con l'avvicinarsi della partita inaugurale e col crescere della pressione sui calciatori e sulla confederazione africana,  molte voci si sono levate a difesa della Coppa, per condannare queste ingerenze europee negli affari calcistici africani, dal forte retrogusto post-coloniale.
Quando un giornalista del tabloid olandese De Telegraaf ha chiesto a Sébastien Haller, punta dell'Ajax e della Costa d'Avorio, se fosse felice di lasciare il club per volare in Camerun, l'attaccante dei Lancieri non ha avuto dubbi: "Questa domanda mostra la mancanza di rispetto verso l'Africa. Non avresti mai domandato ciò ad un giocatore europeo in vista del Campionato Europeo. Avremmo dovuto giocare la Coppa d'estate, ma è stata rinviata a causa del Covid. Parteciperò per rappresentare la Costa d'Avorio e questo, per me, è il più grande onore".
Sulla stessa lunghezza d'onda l'ex-fuoriclasse di Inter e Barcellona, oggi massimo rappresentante del football camerunense in qualità di presidente della Federcalcio nazionale, Samuel Eto'o: "Euro 2020 si è giocato in piena pandemia, con gli stadi pieni, in più città e non ci sono stati incidenti. Perché la Coppa d'Africa non si può giocare in Camerun? Che mi diano un unico valido motivo per non giocare, ci trattano come se non fossimo nulla e la cosa più difficile da accettare è che alcuni africani ne siano ancora complici". 

Interessi italiani: ragioni di convenienza
Anche nel Belpaese, ovviamente, non sono mancate le polemiche ed i tentativi di tirare la giacca ad atleti e dirigenti calcistici africani, nel vano tentativo di annullare la manifestazione in nome della pandemia. Pensiero abbastanza comune che ha trovato lo sfiatatoio nella dichiarazione dell'opinionista Giuseppe Cruciani a Tiki-Taka, in diretta su Italia Uno: "Aboliamo la Coppa d'Africa, non ha senso, è una buffonata incredibile. Non la giocassero, non capisco inoltre perché la giocano ogni due anni”. Ancora più grave l'endorsement alle sue dichiarazioni da parte di Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport: “Sottoscrivo le parole di Cruciani: la Coppa d'Africa è solo un torneo elettorale per la FIFA".

Ma cosa c'è dietro quest'avversione allo svolgimento della massima competizione calcistica africana? Ovviamente, il timore per il diffondersi del Covid-19 c'entra molto poco: non si capisce perchè la Coppa d'Africa non possa svolgersi regolarmente e, per esempio, la Champions League sì. I rischi di contagio ci sono in ogni caso, in ogni partita, in ogni torneo, ad ogni latitudine. Gli atleti immunizzati con una, due o tre dosi di vaccino portano con sè la propria immunizzazione anche al di là del Mediterraneo, nel cuore del Continente Nero.
Le ragioni sono di pura convenienza: i club non accettano di perdere dei propri tesserati per concederli ad un torneo considerato marginale, per delle selezioni nazionali considerate minori. Questa è l'unica verità, malcelata dietro le preoccupazioni sanitarie.
D'altronde, anche il campionato italiano pagherà il suo tributo alla Coppa d'Africa in maniera cospicua: su tutti il Napoli che perderà Koulibaly, Anguissa, Osimhen (comunque positivo al Covid ed infortunato..) e Ounas, ma anche il Milan che dovrà fare a meno della mediana Kessie-Bennacer, nonchè della riserva Ballo-Tourè. Defezioni più o meno importanti anche per Atalanta (il neo-acquisto Boga), Roma (Diawara, Darboe), Lazio (Akpa Akpro), Fiorentina (Amrabat), Bologna (Barrow, Mbaye), Salernitana (Kechrida, L.Coulibaly), Spezia (Colley), Cagliari (Keita Balde), Verona (Hongla), Sampdoria (Colley), Sassuolo (Traorè), Venezia (Ebuehi).

Rispetto per il Calcio Africano: la storia di Weah
Non è facile accettare l'idea di dover rinunciare ad alcuni dei propri giocatori, spesso fondamentali, nel bel mezzo del campionato ed a vantaggio di un torneo che pare così distante, ma il senso di giustizia che ognuno di noi deve avere nel proprio animo ci impone di ammettere che è giusto così: se il calcio va avanti, deve andare avanti anche il calcio africano. 
Massimo rispetto per la Coppa d'Africa, in onore della quale pubblicheremo in questo mese di gennaio una serie di aneddoti che potrebbero, in qualcuno, far scoccare l'amore verso una competizione poco considerata ma molto affascinante. 

Il Milan ha già vissuto una situazione analoga ventisei anni fa: a breve dovrà rinunciare a tre giocatori (di cui due molto importanti), nel gennaio del 1996 dovette accettare la partenza di un solo atleta che valeva per tre, un tale George Weah. Nonostante le scarse ambizioni della sua piccola e poverissima Liberia, era impossibile per King George rinunciare alla chiamata di una Nazionale e, sopratutto, di un Paese di cui era già un simbolo e di cui oggi è addirittura Presidente.
Il 7 gennaio 1996, il centravanti rossonero mostra ad un San Siro gremito il Pallone d’Oro appena conquistato (primo ed unico africano vincitore del prestigioso riconoscimento), segna uno dei tre gol con cui il Milan stende la Sampdoria e, poche ore dopo, vola in Sudafrica per disputare la Coppa d'Africa.
Il fuoriclasse liberiano lascia un Milan saldamente in testa alla classifica: se è vero che, in epoca berlusconiana, a mister Fabio Capello le alternative in attacco non mancavano di certo (Savicevic, Roberto Baggio e Simone), è pur vero che rinunciare all'unico centravanti "di peso", nonchè al miglior giocatore al mondo del momento, non era certo semplice.
Moltissimi tifosi rossoneri (e non solo) seguono le partite della Liberia su TeleMontecarlo: a causa della defezione della Nigeria per ingerenze politiche, la Liberia si ritrova in un girone di sole tre squadre con Gabon e Zaire. All’esordio, Weah e compagni battono il Gabon per 2-1, ma la sconfitta per 2-0 contro lo Zaire la estromette a causa della peggiore differenza reti. 
Weah deve rientrare a Milano, mentre la competizione africana prosegue e sarà vinta dai padroni di casa del Sudrafrica, che suggellano in questo modo la fine dell'apartheid ed il ritorno a pieno titolo sulla scena del calcio internazionale, dopo un'esclusione durata quarant'anni.
Nel frattempo, il Milan di Capello riesce a mantenere la testa della classifica della Serie A, grazie al pareggio (0-0) con la Cremonese e le due vittorie con Padova (1-0, gol di Roberto Baggio su rigore) e Udinese (0-2, gol di Maldini e Boban). Weah torna a San Siro il 4 febbraio e, dopo appena sei minuti, sblocca il match contro la Roma poi vinto dai rossoneri per 3-1: sarà una tappa decisiva verso la vittoria del 15° Scudetto, il quarto in cinque anni per Fabio Capello, con otto punti di vantaggio sulla Juventus di Lippi.
Nonostante questa "inutile" Coppa d'Africa.