Riparte il campionato, riparte l'ultimo Milan targato Pioli. Con la consapevolezza che saranno le 13 (difficilmente 14) partite conclusive della sua esperienza sulla panchina del Milan: sarà dura per il tecnico ex-Inter dare le giuste motivazioni ad un gruppo che, non essendo eccelso di per sé, è ormai convinto che il prossimo anno avrà un altro allenatore ai comandi.
E' uno dei tanti, troppi errori commessi da chi, in questi mesi, aveva l'onere e l'onore di condurre in porto quella barca sempre più malconcia e traballante chiamata AC Milan.
Le voci sono trapelate e si sono fatte via via più intense: dai rumours si è passati alle ipotesi, fino alle quasi-certezze ed ai dati oggettivi mascherati solo dall'ipocrisia di circostanza.
E le conferme sono arrivate - indirettamente - dalla viva voce dei protagonisti di questa tragicomica vicenda in salsa rossonera: Boban, in prima pagina sul maggiore quotidiano nazionale, afferma candidamente che Gazidis ha intavolato (a sua insaputa) una trattativa col mister tedesco. Gazidis, di fatto, non smentisce e per tutta risposta licenzia l'alto dirigente croato.
Maldini asserisce a più riprese - via Ansa, non sul quotidiano di Paperopoli - che Rangnick non sarebbe il profilo ideale per il Milan e che, in ogni modo, dovrebbe imparare il rispetto prima che la lingua italiana. Gazidis non commenta.
Rangnick, d'altro canto, aveva già affermato in terra tedesca che accetterebbe l'incarico sulla panchina rossonera solo in cambio di determinate garanzie. Tradotto: "Stiamo discutendo, ci siamo quasi". Maldini s'infuria, Gazidis tace.

In tutto ciò, nessuna cortesia e nessuna delicatezza per mister Pioli, chiamato in fretta e furia a ricomporre i cocci di una stagione distrutta dopo appena due mesi dal calcio d'inizio. Professionista serio, allenatore capace e senza fronzoli, ottimo gestore di gruppo: ha commesso degli errori, ha preso alcune batoste imperdonabili (Bergamo su tutte), ma ha fatto esattamente quello che ha potuto, approfittando dell'arrivo di Ibrahimovic per ridare una parvenza di normalità ad una squadra, un campionato e ad un ambiente che non ha più nulla di normale.

Quel che sarà, sarà: si chiede solo il buon gusto, da parte di tutti (italiani, americani, sudafricani e tedeschi), di lasciar lavorare in santa pace l'attuale tecnico del Milan. Si sospenda ogni giudizio ed ogni illazione, si lavori al futuro nell'ombra discreta degli uffici, come tutte le grandi dirigenze sanno fare. 
Ad agosto, a bocce ferme, sarà il tempo degli uffici stampa e dei proclami: ognuno per la sua strada ed al suo destino.