Il brivido

Reja e la Lazio si incontrano nel lontano febbraio 2010, quando Edy subentra al neo esonerato Ballardini (fresco fresco di esonero anche al giorno d’oggi), ed esordisce sulla panchina biancoceleste in un Parma-Lazio vinto zero a due, con le reti di Stendardo (sì, anche lui è in grado di segnare) e Zarate. Cosa? Parma-Lazio è proprio la nostra prossima trasferta? Coincidenze ragazzi, coincidenze. Ora però non giocatevi anche la casa sul risultato esatto 0-2. La Lazio che Reja raccoglie dopo l’esonero del suo predecessore versa in condizioni disastrose, e l’idea della retrocessione inizia a non essere solo la peggiore delle ipotesi, ma una seria considerazione per tutto l’ambiente. Per fortuna però, con il cambio di panchina iniziano ad arrivare anche i risultati, e alla penultima giornata stacchiamo un ticket per la prossima Serie A, ai danni del Livorno, battuto due a uno e insegnandoci che nella vita, i periodi “no” servono a renderci ancora più forti.

Rifondazione

La salvezza garantisce all’allenatore goriziano un altro anno alla guida dei biancocelesti, e lui decide di partire con il turbo: alla sesta giornata la Lazio si ritrova infatti prima in classifica, confermando il primato per altri tre turni, ai danni di Bari, Cagliari e Palermo. Porta ancora il nome di Reja il record di punti in nove giornate, ben ventidue. Impresa fallita anche da gente “dell’era scudetto”. Alla sua seconda stagione perde però tutti e tre i derby, riuscendo comunque a chiudere con un ottimo quinto posto, con ben sessantasei punti portati in cascina. Perché dopo il buio torna sempre il sole, tornando a dare speranza e capacità di sognare ancora, ad una tifoseria che stava fino a poco tempo fa, crollando su se stessa, prima che nonno Reja ci prendesse tutti per mano, guidandoci verso giorni migliori.

Terzo anno dell’era “Rejana”

Tutto sembra andare per il meglio, ma la terza stagione consecutiva per Edy, inizia nel peggiore dei modi, con una brutta sconfitta con il Genoa, che porta contestazioni e critiche. Pochi giorni dopo, per via di un litigio con il presidente, l’allenatore presenterà le dimissioni, che saranno però rifiutate: qualcosa, nella macchina ideata ben tre anni fa, si è rotto irrimediabilmente. Il ventidue febbraio 2012 nonno Reja litiga di nuovo con Lotito, presentando ancora una volta le dimissioni alla luce di una partita fondamentale: la Lazio infatti dovrà scendere in campo contro l’Atletico Madrid, per la gara di ritorno dei sedicesimi di Uefa Europa League. Il presidente rifiuterà ancora una volta e l’allenatore sarà “costretto” ad arrivare fino a fine stagione, mettendo sul groppone un ottimo quarto posto e migliorando addirittura la classifica della stagione precedente. Arrivato a Roma nel ruolo di traghettatore, Edoardo si dimostra, nel giro di due stagioni, un ottimo allenatore, ma decide di non continuare il suo rapporto con Claudio Lotito e di cercare quindi fortuna altrove, mostrando a tutti noi che non bisogna mai abbassare la testa per convenienza.

Certi amori fanno giri immensi…

Al suo posto arriva Vladimir Petkovic, conquistatore della famosa coppa del ventisei maggio. Lo Svizzero inizierà però la stagione successiva al trofeo, nel peggiore dei modi, e il quattro gennaio 2014 viene licenziato, vedendo subentrare al suo posto, una vecchia conoscenza del mondo biancoceleste. Viene infatti richiamato al timone quello che i tifosi hanno rinominato con il soprannome di “nonno” Reja, che verrà accusato proprio da quest’ultimi, di aver ceduto alle richieste del tanto odiato presidente. Il suo contratto però durerà solamente sei mesi, perché questa volta il suo ruolo sarà davvero quello di traghettatore, cercando di evitare ancora una volta, il disastro e salvando il salvabile: un anonimo nono posto, prima di andare via per non tornare mai più.

La sua (ultima) Lazio

Nel suo ultimo anno sulla panchina laziale, Edy Reja si è ritrovato a dover risolvere una brutta situazione di classifica, con un organico che se fosse stato messo a sua disposizione fin da subito, avrebbe forse fatto tutt’altra fine. L’allenatore, amante del 4-3-3 versione “catenaccio”, opterà per questa formazione standard: Marchetti tra i pali, Dias e Biava al centro della difesa e Radu e Konko come terzini, Hernanes, Ledesma e Gonzalez alla guida del centrocampo, con Candreva, Lulic e Klose pronti a finalizzare. Ditemi che non vi sono venuti i brividi, dai, mentite pure.

Un palmares triste

Reja, che a Roma ha dimostrato tutto il suo potenziale (rimasto forse sempre inespresso, oltre al quinto e quarto posto), è rimasto ancorato nel cuore dei tifosi: vuoi per averci salvato dal baratro della Serie B, o vuoi per un quarto posto costruito a suon di catenacci, il nonno è rimasto nel cuore di tutti. L’unica cosa che gli si può rimproverare fino al resto dei suoi giorni? L’avere in comune una cosa con i nostri “cugini”: entrambi infatti, non hanno mai alzato al cielo un trofeo europeo, e nel caso del nostro ex allenatore, nemmeno una “misera” Coppa Italia. Nonostante questo però, auguri nonno. E buon catenaccio a tavola.