La nuova Cina

In Europa, ovvero dove nel “giuoco” del pallone girano gli ingranaggi principali, il calcio argentino è sempre stato visto come una passione di nicchia: per gli italiani prima c’era la Premier League, poi la Bundesliga, poi la Liga e via dicendo; per gli inglesi invece prima la Serie A, così come per i tedeschi e gli spagnoli.

La situazione però ha raggiunto il punto di svolta con una data precisa: quella del 9 dicembre 2018, quando le due squadre sono scese in campo – dopo una marea di polemiche e rinvii – per contendersi il trofeo della “CONMEBOL Libertadores”, sotto gli occhi di tutto il mondo.
Da qui possiamo partire per tracciare la nuova vita del calcio argentino, che chiameremo “la nuova Cina”. Questo aggettivo deriva dal fatto che sempre più giocatori “in uscita” dai campionati maggiori stanno iniziando a scegliere mete alternative appunto a quella cinese, iniziando a preferire la passione e il cuore ai soldi di un calcio “finto”, di plastica. Uno degli ultimi esempi è proprio quello dell’ex romanista Daniele De Rossi, che alla fine della sua esperienza con la maglia giallorossa, nonostante le numerose offerte provenienti sia da altri club di Serie A, che di Premier Leauge, ha deciso di seguire i sentimenti, vestendo la sua seconda maglia del cuore: quella del Boca Juniors.

 

Matias Almeyda ci spiega il calcio argentino

Dopo questa gigantesca introduzione, possiamo finalmente tornare sull’argomento principale: è possibile, per noi europei, capire davvero cosa voglia dire la rivalità tra River e Boca? E se si, come possiamo farlo? In tanti hanno provato raccontando le due città, le storie dei giocatori di entrambi i club o anche le partite, narrando sia le vittorie del River Plate che quelle del Boca Juniors, spiegando una marea di cose, ma senza arrivare all’obiettivo principale: sono riusciti a girarci attorno, arrivandoci molto vicino, ma nulla di più. In realtà c’è qualcosa di molto più bello, semplice e sopratutto profondo per capire quanto queste due tifoserie si odiano, e riguarda quello che alcuni – compreso il sottoscritto – definiscono come uno dei più forti centrocampisti argentini di sempre: Matias Almeyda.

Bisogna fare un salto indietro, nel lontano 2011, dove allo stadio del Boca Juniors, la Bombonera va in scena la partita più attesa dell’anno: quella contro il River Plate. Da una parte, quella dei padroni di casa, abbiamo Riquelme, dall’altra invece, il già citato Almeyda. I gialloblù passeranno in vantaggio prima con un autogoal del portiere Carrizo al 28° del primo tempo, e raddoppieranno qualche minuto dopo, al 31° con Martìn Palermo; quello che a noi interessa però, avviene a fine partita, quando dopo un fallo inutile – visto che siamo al 90° e sul risultato di 2-0 -, scoppia una rissa tra Clemente Rodriguez e Matias Almeyda, talmente pericolosa che l’arbitro deciderà di espellere entrambi. Ecco, è nei prossimi dieci secondi che si riassume alla perfezione cosa voglia dire questa partita: Almeyda mentre sta uscendo dal campo si avvicina sotto la curva dei tifosi del Boca, si porta la sua maglia sul viso e la bacia: inferociti, i padroni di casa gli lanceranno e urleranno contro di tutto, costringendo il capitano del River a percorrere gli ultimi dieci metri che lo separano dagli spogliatoi scortato dagli scudi antisommossa della policia central.
In seguito, il centrocampista dichiarerà ai giornali nazionali che lo intervisteranno sull’accaduto, che tutto ciò “è avvenuto per amore del River”.