Sorpresa.

Credo sia questa la parola che, più di ogni altra, sintetizzi al meglio queste prime tre giornate di campionato.

D’altronde, le statistiche non mentono: la classifica marcatori, che recita Piatek e Benassi sulla sua sommità con tre centri a testa, ne è il perfetto esempio, con la graduatoria generale che non è poi altro che una fisiologica constatazione.

Oltre la oramai monocorde Juventus, infatti, nessuna squadra è riuscita a racimolare tutti e nove i punti disponibili, e ad avvicinarsi al computo totale sono state solo Sassuolo, Fiorentina e SPAL, di certo non delle serie candidate alla vittoria finale, e il Napoli, parso però la brutta copia della temibile corazzata targata Sarri ammirata lo scorso anno.

Più distanti, Inter, Roma, Milan paiono ancora lontane dal poter insidiare i bianconeri per il titolo di campione, ognuna alle prese con i suoi singolarissimi grattacapi.

Difatti, gli uomini di Spalletti, come nella miglior reinterpretazione di “Dr. Jekyll & Mr. Hide”, hanno dimostrato che gli improvvisi periodi di smarrimento che hanno caratterizzato le ultime deludenti annate nerazzurre sono sempre dietro l’angolo, pronte a portare nuove amnesie riguardo tattica e personalità.

I Giallorossi, invece, sono ancora alle prese con la ricerca di un’efficace sintonia difensiva, necessaria per poter competere con gli altri club; altro punto cruciale per la stagione di De Rossi & Co. sarà l’inserimento negli schemi di Di Francesco dei tanti, anzi tantissimi nuovi acquisti, chiamati a rimpiazzare degnamente le rumorose partenze dell’ultima sessione di calciomercato.

Incognita che la accomuna al nuovo Milan a stelle e strisce targato Elliott: con la partenza di Bonucci e l’approdo di Caldara e Higuaín, infatti, molto dipenderà dalle loro prestazioni, essendo tra i migliori giocatori a disposizione nella rosa di Gattuso.

Neanche il Napoli, nonostante il clamoroso arrivo di Ancelotti in panchina, ha dato l’impressione di poter davvero impensierire la Juventus: i calciatori partenopei avranno del resto bisogno di tempo per dimenticare il macchinoso 4-3-3 emblema del Sarrismo per tuffarsi nelle idee del nuovo allenatore.

Circondata dalle incertezze delle rivali, la Vecchia Signora, dal suo canto, non ha perso l’appetito degli ultimi sette anni, agguantando vittorie in ogni modo: in rimonta, come alla prima contro il Chievo, mostrando la propria superiorità tecnica, con la Lazio, e con la testardaggine e la poca bellezza estetica tipiche del calcio di Allegri contro il Parma.

Come se non bastasse, l’acquisto di Cristiano Ronaldo permette alla squadra per la prima volta da quasi una decade a questa parte di poter davvero competere in Europa alla pari con le big europee, per tramutare finalmente in realtà quel sogno proibito che la Champions rappresenta in Corso Galileo Ferraris.

E davanti a tutto ciò, la domanda può essere solo una: siamo tornati alla Serie A di qualche anno fa, senza neanche uno straccio di competizione e incertezza?

La risposta, probabilmente, è sì.

Forse, l’unico rischio al quale una compagine attrezzata come quella dei bianconeri potrebbe andare in contro è il concentrare gran parte delle le sue forze, fisiche e mentali, sulla coppa dalle grandi orecchie: solo in questo modo, infatti, potremmo assistere a una clamorosa riapertura nella corsa al titolo di campione d’Italia.

Il peggior nemico per la Juve, dunque, potrebbe essere inaspettatamente proprio sé stessa e la sua voglia di battersi ancora con tutte le forze per dominare ancora in patria, aspetto che può tenere banco anche per una macchina da successi come quella di Allegri.

Anche questa ipotesi pare alquanto remota e azzardata, almeno osservando i risultati dei primi tre turni di campionato, ma se questa nuova edizione ci ha insegnato qualcosa è che anche le più solide certezze potrebbero sbriciolarsi da un momento all’altro, ribaltando i pronostici fatti prima della partenza.

Del resto, ci attendono ancora altre trentacinque giornate.