Caro Buffon,
so bene che non leggerai mai questa mia lettera, e sono anche consapevole di come questo atto sia solo il mero sfogo di un semplice tifoso juventino, che con te ha gioito e sofferto parecchio nel corso di questi lunghi anni.

Scriverti non è per me un compito semplice come potrebbe erroneamente sembrare: ogni volta che digito anche un semplice tasto sulla tastiera del mio cellulare, infatti, lo faccio in maniera diversa dalla precedente, passionalmente provato da quello che hai rappresentato per il club per cui tifo sin da quando ero un bambino.

Ad essere sincero, non me la sento di condannare la tua scelta, anche se, egoisticamente, una piccola parte di me ci prova, ancora attaccata emotivamente e sentimentalmente a tutte le centinaia immagini di te in bianconero che mi sono passate davanti agli occhi durante la sostituzione nell’ultima di campionato.

All’inizio, quando sono venuto a conoscenza della trattativa in stato avanzato con il PSG, quasi non ci credevo: fu uno shock per uno come me, che già non vedeva l’ora di poterti ammirare come ambasciatore e perno della nostra società, risultando ancora una volta cruciale per la nostra causa.
Col passare dei giorni, però, ho capito che, per tutto quello che hai fatto per la squadra, sarebbe stato giusto appoggiarti in questa tua inaspettata scelta. Non farlo non sarebbe corretto, anche se devo ammettere che vederti con addosso i colori di un’altra squadra, seppur non italiana, mi ha fatto un po’ male.

Del resto, come potrebbe essere diversamente: per la Juventus sei stato una bandiera, e ogni volta che mi sfiora l’idea di poterti rincontrare da avversario provo un sottile senso di amarezza.
Poi, però, ripenso a quando sei sceso all’inferno con noi nel 2006, alle lacrime versate dopo le finali continentali perse, a come i tuoi compagni di questa incredibile avventura ti hanno sempre descritto, al tuo rapporto quasi fraterno col presidente, al tuo commovente addio e a tanto, altro ancora.

Ed è in quel momento che capisco che non posso davvero rimproverarti nulla, ma posso solamente farti un sentitissimo “in bocca al lupo” per la tua prossima avventura.

Au revoir, caro Gigi, e a presto.

                                                   

                                                          BenPensante