premetto di essere juventino e di non scrivere con l'acrimonia del tifoso tradito. Io penso che nulla è per sempre, che non ci sono giornate senza tramonto. Questo è il destino di tutte le cose che presto o tardi accade ed è inutile soffermarsi sulle ragioni ultime che ne determinano l'esito, perchè queste sono comprese in quegli stessi destini. Il Milano di oggi, non difetta soltanto di mezzi liquidi, perchè se il male fosse solo quello, probabilmente avrebbe più punti del Sassuolo e una posizione più consona alle cifre investite nell'ultimo calciomercato o nei debiti contratti. Proprietà e dirigenza sono quelle di sempre, degli ultimi trent'anni e dei 28 titoli conquistati. Ciò che è cambiato, oppure è restata immutata è l'autopercezione, o delirio di onnipotenza che si è impadronito del "padrone" che forse ritiene che tutto magicamente si componga al cospetto della sua autorità. L'uomo ha avuto la sua stagione di gloria, discutibile quanto si voglia ma l'ha avuta e l'idea che fosse per sempre deve albergare in maniera convinta nella mente dell'uomo, sino a spingerlo a tentare di fermare il tempo, mentre il tempo scorre e con lui i consensi, la gloria ed il successo personale e non. La pretesa di recitare il verbo calcistico, l'ostinazione a lasciare in sella un vecchio dirigente consumato che ripete all'infinito gesti che un tempo erano vincenti ed ora sono soltanto fallimenti, riminiscenze di "come eravamo". Da qui tutti gli errori, le ottiche distorte su quello che appare chiaro soltanto a lui. In politica, come nello sport, il tramonto di un leader molto amato e odiato ad un tempo sta facendo il suo corso in modo assolutamente simmetrico e la supponenza, la spocchiosità di un tempo ora sfiora il grottesco. Per queste precise ragioni, spendere denari inutili, cambiare giocatori, allenatori, formule non serve a nulla perchè è la testa che ha perso la sua coerenza ed i successi, guarda caso, si realizzano sul campo solo se sono preparati bene dalla testa. Ora soltanto un passaggio di mano potrà ridare vigore e futuro al Milan che, per inciso, ci manca molto nell'agone del campo. Le mani esotiche che stanno prendendo il calcio non si ripeteranno come nel passato, perchè non è la passione che le porta qui ma l'aspettativa di guadagni, forse improbabili. Ma per salvare un baluardo dello sport nazionale, per recuperare al nostro campionato le stesse sfide d'un tempo, qualcuno dovrà comprendere che: "tutti gli dei furono immortali"