Nemmeno il tempo di salutare l'ultimo e infuocato turno di Serie A che eccoci di nuovo in campo per l'infrasettimanale, la vera gioia di noi tifosi. Già, perchè ammettiamolo: noi, del calcio non potremmo mai stancarci, e più ne si ha, meglio si sta, sopratutto se a distanza di pochi giorni. Ma è davvero così?

Per la gioia delle pay-tv

Serie A, Champions League, Europa League, Premier League e cosi via: al giorno d'oggi, un appassionato di calcio che dispone di un abbonamento alle pay-tv può (nella settimana giusta) passare anche sette giorni su sette attaccato al televisore. Alcuni, gli appassionati appunto, considerano la cosa come un bene, altri invece, come i tifosi che dello stadio non possono farne a meno, cercano da anni di combattere questo sistema, per via di orari e date non proprio comodissimi. Ma nel mezzo c'è qualcuno che la fa da padrone: la televisione. Per capire per esempio quanto il turno infrasettimanale sia di vitale importanza per le pay-tv basta snocciolare qualche dato: nella scorsa stagione, la 2017-2018, nei turni che hanno raccolto più spettatori c'è stato di mezzo anche un turno disputato di mercoledì, mentre per quanto riguarda le coppe (Champions League di martedì e mercoledì e Europa League di giovedì) lo share è ancora migliore, arrivando a toccare anche un picco del 14,46%. Per non parlare poi dei posticipi, che per via dei vari impegni lavorativi o per l'orario nella maggior parte delle volte scomodo ai più, costringono i tifosi a seguire la partita dal divano di casa. Insomma, il calcio "spezzatino", che negli ultimi anni ci stanno imponendo sempre con più fermezza, sembra essere un bene, arrivando -grazie ad esso- a coprire tutto l'arco della settimana. Ma il rovescio della medaglia è evidente: gli stadi sono sempre più vuoti, mentre ad aumentare anno dopo anno sono gli abbonamenti alle pay-tv, insieme alle IPTV e ai siti di streaming illegale, ma questa è un'altra storia. Anche in questo caso a venirci incontro è la statistica, che parla (fin troppo) chiaro: 1,3 milioni gli abbonati al "nuovo" DAZN e 4,8 milioni per Sky, che perde la concorrenza di Mediaset Premium (scomparso dai giochi). Sul fronte stadi invece i numeri sono davvero molto pessimi: al San Paolo per esempio, le presenze sono crollate del -24,9%, seguito dall'Olimpico sponda laziale che registra un calo dell'-11,6%.

I tifosi (alcuni) in protesta

Se da una parte abbiamo quindi un numeroso gruppo di tifosi contenti di tutta questa carne al fuoco spacchettata su "vari fronti", dall'altra abbiamo un gruppo meno numeroso ma più rumoroso, che di questa situazione proprio non ne può più. Stiamo parlando degli ultras, che negli anni non hanno di certo mancato occasione per far sentire la loro voce, sia in Italia che nel resto del mondo; come per esempio hanno fatto i tifosi del Werder Bremen (Bundesliga) lo scorso 28/09/2018 in un Werder Bremen-Hertha Berlin disputatosi di martedì alle 15.30, un orario ridicolo. I tifosi di casa hanno esposto un enorme striscione che recitava: "il calcio è fatto per me e per te, non per la fottuta pay-tv". Di episodi simili ne abbiamo anche nel nostro campionato, come le proteste nate per il cosiddetto "boxing day" copiato dalla Premier League, che è stato spacciato dalle Tv come un successone, ma in realtà si è trattato di un clamoroso buco nell'acqua, visto che la media spettatori è stata inferiore rispetto alle altre giornate -25.405 spettatori contro i 25.500 di media) mentre Sky ha registrato la bellezza di 670 mila persone incollate davanti ai teleschermi. Gli unici ad essere stati ascoltati sembrano per ora essere i tifosi spagnoli, visto che la Liga, dopo le proteste dei suoi tifosi, ha deciso di annullare i posticipi del lunedì a partire dalla stagione 2020-2021. Stessa decisione sta per arrivare in Germania, dove manca per ora solo l'ufficialità, mentre in Italia ancora tutto tace.

E le società cosa dicono?

Ovviamente la minor affluenza alle partite sta portando meno incassi per i club, eppure al contrario di quello che si pensa, questa situazione è accolta in maniera favorevole dalle società, che invece di schierarsi contro la lega e quindi a favore dei suoi tifosi, cercano in tutti i modi di eliminare il problema alla radice. Già, perchè ogni anno, prima dell'inizio della stagione calcistica vengono divisi per ogni club i diritti televisivi, che di anno in anno aumentano grazie alle somme sempre maggiori che le società (Perform Group per Dazn e Comcast per Sky) investono per mettere un vero e proprio bavaglio a chi dovrebbe tutelarci. Il problema da abbattere ovviamente è quello del "colpo d'occhio", unico vero e proprio nemico delle televisioni, perché per quanto avere uno stadio vuoto significhi avere matematicamente i sostenitori sul divano, rimane comunque qualcosa di poco gradevole a livello estetico.

Stadi sempre più piccoli e "colorati"

Ci avete fatto caso che (almeno in Italia) si tende a costruire stadi sempre più piccoli? A Frosinone, per celebrare il salto di qualità con l'approdo in Serie A (ma anche perchè il vecchio stadio era troppo piccolo) siamo passati dai 9.680 posti (fino ai 15.000 con l'implementazione di una tribuna aggiuntiva) del "Matusa" ai "soli" 16.227 del nuovissimo "Benito Stirpe". Perché non costruire uno stadio da almeno 30.000 posti? La risposta potete immaginarla. Ma quello del club ciociaro non è l'unico caso, visto che anche in Emilia, precisamente a Sassuolo, si è passati dai 4.100 del vecchio "Enzo Ricci" ai 21.500 del "Mapei Stadium". O ancora a Udine, dove il "Friuli" che aveva 18.132 posti è stato mandato in pensione dalla Dacia Arena, che di seggiolini ne ha 25.000, con l'aggiunta di un espediente particolare: colorare ogni posto con un colore diverso, creando un effetto ottico particolare, che guarda caso fa sembrare lo stadio meno vuoto. Insomma, sabato si torna di nuovo in campo, ma sarebbe più corretto per i tifosi dire che torneremo sul divano.