Inter e Milan torneranno in campo per i loro impegni europei dopo il derby della Madonnina.
Per l’Inter si prospetta una gara pericolosissima: affronterà un Barcellona che, nonostante l’infortunio di Messi, dispone di tantissime frecce avvelenate per armare il proprio arco. I nerazzurri tenteranno l’impresa di arginare le scorribande di Suarez e compagni e dovranno farlo senza Nainggolan, uscito malconcio dopo uno scontro a centrocampo con Biglia. Il Milan, invece, accoglierà il Betis Siviglia da favorito, in uno scontro che deciderà la capolista del girone F di Europa League al giro di boa. Probabilmente scenderà in campo con qualche variazione rispetto al derby, con Castillejo favorito per una maglia da titolare in attacco, Reina in porta e Caldara nella coppia di centrali difensivi. Ma dopo la sfida risolta da Icardi all’ultimo respiro, come ne sono uscite le due squadre lombarde? Vediamo quali certezze ci ha lasciato la stracittadina milanese.

Partirei dalla superiorità dell’organico dei nerazzurri.
A differenza di Gattuso, che non ha avuto a disposizione giocatori in grado di far cambiare passo ad un Milan remissivo (soprattutto Bakayoko, che avrebbe dovuto garantire freschezza, è sembrato molto impacciato), Spalletti disponeva di alternative all’altezza. Il tecnico toscano, oltre all’inserimento obbligato di Borja Valero, ha potuto far svestire la tuta a Keita e Candreva, rispettivamente al posto di uno spento Perisic e di uno stanco Politano, dando nuova linfa agli attacchi finali. Nella gestione delle rose questa disparità può essere decisiva, in particolare quando si presenteranno infortuni, impegni ravvicinati o si andrà incontro alle fatiche di fine stagione.

Un altro dato sul quale soffermerei l’attenzione è il passo indietro dell’allenatore rossonero. Ci aveva abituato ad ammirare un Milan propositivo persino contro avversari di spessore come Napoli e Roma, tanto che la sfida era stata presentata come lo scontro tra il bel gioco rossonero e la fisicità interista, ma domenica sera quella fluidità di manovra tanto decantata è venuta meno. Un diavolo remissivo, più attento a non subire che a pungere, è parso timido e spaesato persino quando ha avuto l’occasione di affondare in contropiede. Altresì nella gestione dei cambi si sarebbe potuto fare qualcosa di diverso: quando Calhanoglu ha lasciato il posto a Cutrone, ci si poteva aspettare un cambio di modulo dal 4-3-3 al 4-4-2, con il giovane attaccante al fianco di Higuain e Bonaventura dirottato a sinistra. Così non è stato e il neo entrato è stato collocato nella stessa zona di campo nella quale ha agito il nazionale turco. Vista la non brillante prestazione della punta comasca, con il senno di poi, Gattuso avrà ripensato all’avvicendamento e forse si sarà pentito di non aver scelto Castillejo per quel ruolo, dato che la sua idea era quella di non modificare assetto di gioco.

Dal punto di vista psicologico ovviamente il discorso è contrastante. Il biscione ha ottenuto la settima vittoria consecutiva tra Serie A e competizioni europee, balzando al terzo posto in campionato e guidando il proprio girone di Champions assieme al Barcellona. Sembra passato un secolo dalla sliding door nerazzurra, il tiro al volo di Icardi contro il Tottenham. Nonostante la pausa delle nazionali è riuscito a ricominciare da dove aveva terminato, con una vittoria, ma stavolta, a differenza della sofferta trasferta di Ferrara, ha imposto il suo gioco e la supremazia territoriale non è stata mai in discussione. Tutto questo non ha fatto altro che incidere positivamente sulla testa degli atleti e sul morale dei tifosi. Sarà più facile per l’Inter preparare la trasferta spagnola; non essendo favorita, inoltre, non ha nulla da perdere e anche una sconfitta non sminuirebbe ciò che di buono è stato fatto finora. I rossoneri, al contrario, ne escono parzialmente ridimensionati: una vittoria avrebbe proiettato la squadra verso le zone alte della classifica, considerando anche la gara ancora da recuperare contro il Genoa, mentre adesso non sarà facile rialzarsi soprattutto in virtù di come è maturata la sconfitta. Nel prossimo mese il calendario non sarà benevolo, per questo motivo l’ideale sarebbe ricominciare da una vittoria in Europa. Ottenere i tre punti domani sera significherebbe ipotecare la qualificazione, ricevere un’iniezione di fiducia e gestire le forze con il turnover ponendo più attenzione alle sfide di Serie A.

Veniamo alle note comuni: i tifosi sono stati fantastici, partendo dalla risposta numerica. La società di corso Vittorio Emanuele II, tramite il proprio account Twitter, ha fatto sapere che i presenti erano ben 78.725, per un incasso che ha superato i 5 milioni di Euro. Le curve non hanno tradito le attese e le coreografie sono state come al solito bellissime. Ovviamente quella nerazzurra è stata più di impatto, per la maggiore maestosità, ma gli ultras milanisti avevano a disposizione solo il secondo anello e sono riusciti ad ottenere ugualmente un ottimo risultato.

L’altro punto fermo che ha accomunato le due squadre è stata la solidità difensiva. Tralasciando la pessima lettura del cross di Vecino da parte di tutta la retroguardia milanista (Donnarumma non è stato l’unico colpevole sebbene il suo errore sia stato il più grave e palese), le coppie di centrali di ambo le compagini hanno annichilito il centravanti avversario. Icardi e Higuain non sono riusciti a rendersi mai pericolosi e, malgrado ai punti l’Inter meritasse di più, la gara sembrava indirizzata verso un pareggio a reti inviolate. Sicuramente Gattuso dovrà lavorare più sul calo di concentrazione finale perché i meccanismi difensivi sono sembrati funzionare. Infine, per renderci conto dello spessore delle difese presente nelle rose delle milanesi, basta notare che, in questa prima parte di stagione, Miranda da una parte e Caldara dall’altra, sono stati releganti al ruolo di comprimari.