Domenica mattina le segreterie telefoniche delle radio romane erano intasate di messaggi vocali: l’ennesimo passo falso in campionato del club di Pallotta ha fatto infuriare i sostenitori giallorossi. Il capoluogo laziale ha diverse emittenti radiofoniche a tematica calcistica, anche biancocelesti, ed è consuetudine lasciare spazio alla voce dei tifosi durante le trasmissioni di approfondimento. I messaggi di disapprovazione verso la gestione tecnica della rosa sono stati innumerevoli e pesanti, allo stesso tempo non è mancata la pungente ironia dei laziali.

L’ambiente della capitale, nel bene o nel male, è sempre stato difficile da gestire per le due compagini calcistiche che lo vivono quotidianamente: tutto è amplificato, l’amore per questo sport è vissuto molto intensamente e lo stesso entusiasmo traspare dalle testate giornalistiche locali e dalle televisioni del comprensorio. Nonostante una campagna acquisti al di sotto delle aspettative, la classifica deficitaria della “Magica” sta lasciando attoniti gli appassionati: pochi mesi fa sembrava scontato vedere la Roma nelle prime quattro posizioni della Serie A. La stagione, comunque, è tutt’altro che compromessa (soprattutto se si considera il buon andamento in Europa e il numero di gare ancora da affrontare nel massimo torneo italiano), ma occorre voltare pagina repentinamente.

In un momento così complesso, l’individuazione del problema, o dei problemi, è l’aspetto che maggiormente preoccupa i supporters della Lupa, dato che se non viene chiarito cosa non funziona è difficile attuare delle contromisure. Come spesso accade in queste situazioni, l'allenatore è identificato come il maggiore responsabile, nello specifico ciò è enfatizzato perché nell'impianto di Trigoria si allena un parco giocatori con potenziale maggiore rispetto a diverse squadre che attualmente precedono i capitolini. A prescindere dall’episodio avvenuto sabato sera all’aeroporto di Ronchi dei Legionari, la fiducia nel tecnico è ai minimi storici dal suo arrivo. Per adesso la società sembra fare quadrato attorno a Di Francesco e quest’ultimo ha dichiarato di sentirne la fiducia, ma nel calcio siamo abituati a repentini cambiamenti di opinione e la continua pressione dei tifosi potrebbe essere decisiva.

L’allenatore, durante tutto il suo trascorso nella città eterna, è sembrato abbastanza intransigente nel proporre un 4-3-3 a lui caro, ma non ha usato la stessa fermezza nell’esporre alla dirigenza, in sede di mercato, quali fossero le caratteristiche tecnico-tattiche che dovevano avere i nuovi innesti.
La squadra ad oggi non sembra ben amalgamata, seppur qualitativamente valida, ma piuttosto un’accozzaglia di buoni giocatori. A certificare un certo disagio nel trovare punti fermi possiamo notare che, per l’ennesima volta, il pescarese sabato ha schierato una formazione diversa: squalifiche, infortuni e turnover impongono di fare dei cambi ma le certezze della Roma sembrano essere poche. Il reparto che maggiormente registra tale difficoltà è il centrocampo: Pastore è un trequartista, Cristante non si è ancora ambientato ma predilige la fase offensiva, Nzonzi si è momentaneamente rivelato non all’altezza della situazione. Così De Rossi, unico mediano capace di garantire una certa qualità, rimane indispensabile a 35 anni ma, sebbene in passato sia stato indiscutibilmente uno dei più grandi centrocampisti sulla scena mondiale, ovviamente non è più il calciatore ammirato anni addietro. Pellegrini sembra essere il solo ad aver trovato una certa continuità come minutaggio e rendimento; nella partita contro l'Udinese è stato uno dei pochi a salvarsi, ma non ha di certo brillato e ancora non ci ha fatto vedere quel talento che possiede e che ha mostrato a Sassuolo. L’ex canterano giallorosso non avrà la classe di Pastore o le doti fisiche di Nzonzi ma come mezz’ala si cimenta alla perfezione e rappresenta il perfetto esempio di come alcuni giocatori si adattino maggiormente ad un progetto tecnico rispetto ad altri.

Le scelte della panchina romanista sono spesso state oggetto di critica da parte dei tifosi ed appassionati in genere, che già a inizio stagione avrebbero preferito un 4-2-3-1 con Pastore sulla stessa linea degli esterni offensivi. L’ultima mossa contestata, è stata fatta ad Udine quando, ormai sotto di un goal, Di Francesco ha scelto di inserire Dzeko in attacco ma al suo fianco, invece di confermare Schick, ha preferito l’avanzamento di Fazio. L’argentino è sicuramente abilissimo nel gioco aereo e, allo stesso tempo, la punta ceca non ha di certo incantato nella trasferta friulana, ma l’ex Siviglia ha notevoli limiti tecnici e forse ha tolto qualcosa nel gioco palla a terra. L’allenatore viene contestato anche per la scarsa attitudine della squadra a vincere le partite quando va sotto nel punteggio: quest’anno non è mai successo e i detrattori del pescarese lamentano una scarsa attitudine nella lettura delle partite da parte dell’ex neroverde, incapace, a loro modo di vedere, di effettuare accorgimenti in corso e cambiare gli esiti di un match.

Il tecnico abruzzese, inoltre, sarebbe reo di non aver ottenuto continuità nei risultati e di non essere stato capace nel trasmettere la giusta mentalità ai suoi: a certificazione di ciò ci sono le belle prestazioni che il team capitolino ha già fornito in questa stagione, come nel e derby ma ogni volta nella quale si pensa che i giallorossi siano usciti definitivamente dal tunnel, puntualmente inciampano in una nuova battuta d’arresto. Che il problema, poi, sia acuito da una mentalità ancora non matura è lampante perché le figuracce della Roma avvengono maggiormente in prossimità delle sfide di Champions League, come se i giocatori non riuscissero a trovare la giusta concentrazione quando ci sono da affrontare match sulla carta meno faticosi degli impegni europei. L’allenatore ha come attenuanti le defezioni fisiche continue che ha dovuto fronteggiare dall’inizio del campionato, ma i risultati negativi ottenuti contro Spal, Udinese, Bologna e Chievo non possono essere giustificati con la sola infermeria poiché c’è un’enorme differenza con i mezzi a disposizione delle società appena citate.

Di Francesco non è diventato di colpo un brocco: ha già ben figurato nell’esperienza emiliana e lo straordinario cammino europeo della scorsa annata non va di certo scordato perciò ha tutte le carte in regola per risollevare la Roma ma il tempo stringe e una mancata qualificazione alla prossima Champions League rappresenterebbe una macchia indelebile sul suo curriculum e un disastro nel bilancio societario… A patto che la dirigenza, per tentare di risollevare l’ambiente o per indicare un capro espiatorio anche per i propri errori, non decida di effettuare un cambio sulla panchina alla prima occasione utile; se dovessero arrivare due flop nelle prossime sfide casalinghe con Real Madrid ed Inter, l’idea dell’esonero non sarebbe più solo una fantasia di qualche supporter deluso.