Un sabato ricco di gustosi anticipi ci ha regalato il primo verdetto della stagione: la Juventus, campione d'Italia in carica, è ancora la squadra da battere ed ha già messo margine tra se e le inseguitrici. Una fuga che gli appassionati della Serie A non auspicavano potesse avvenire già a fine settembre ma che comunque, con altre tempistiche, avevano ampiamente pronosticato. Adesso il rischio è che il nostro campionato possa ridursi alle stregua di quello francese o tedesco, dove la competizione per il titolo è fuori discussione e l'interesse si concentra soltanto sulla bagarre per le competizioni europee o sulla lotta per non retrocedere.

L'estate appena trascorsa, più che il classico gioco basato sull'indovinare dei fantomatici Mister X, ci ha proposto un nuovo tormentone: ipotizzare la squadra anti-Juve. Tifosi ed addetti ai lavori hanno tendenzialmente indicato due squadre: l'Inter, perchè si è mossa benissimo sul mercato, ed il Napoli, poiché partiva già da una buona rosa ed ha tesserato un allenatore vincente come Ancelotti. Personalmente sono dell'idea che un tecnico possa essere determinante nel dare un'organizzazione alla squadra, nel gestire un gruppo e nel trasmettergli la motivazione giusta, ma contemporaneamente reputo che per ottenere alcuni risultati, la componente più importante sia la qualità della rosa ed i partenopei non sono riusciti complessivamente ad aumentare il valore del proprio organico. Per questo pensavo che l'Inter, che già aveva un allenatore di caratura internazionale, potesse candidarsi al ruolo di prima rivale dei bianconeri grazie ai nuovi innesti. I nerazzurri, per i noti motivi di fair play finanziario, non sono riusciti a confermare la permaneza di due calciatori molto importanti durante lo scorso torneo, Cancelo e Rafinha, ma nonostante ciò si sono adoperati per mettere a disposizione del loro allenatore un parco giocatori di primo ordine. Sono arrivati, infatti, tre grandi colpi in difesa: De Vrij, Asamoah e Vrsaljko (i primi due persino a pametro zero). A questi si sono aggiunti anche gli ingaggi di Politano, Keita Baldè e Lautaro Martinez, tutti atleti che forniscono eclettiche soluzioni offensive.

La compagine meneghina ha inanellato quattro vittorie consecutive, tre delle quali in campionato, e sembra rilanciarsi prepotentemente verso la zona di classifica che più le compete. Allo stesso tempo, però, gli errori commessi in precedenza, sommati alle lacune che ancora palesa, sembrano inesorabilmente impedirle di ambire alla testa della classifica. Proviamo a fare chiarezza su ciò che non ha funzionato nell'immediato avvio e quali sono le carenze del gruppo nerazzurro:

  • Centrocampo: il sogno estivo della società si chiamava Luka Modric e sicuramente la sua classe e la sua esperienza sarebbero servite ad una squadra che spesso ha un giro palla lento e alla quale mancano delle geometrie importanti. Brozovic è un ottimo giocatore, migliorato molto da quando è stato arretrato da Spalletti nella scorsa stagione. Durante le partite nelle quali è ispirato corre e detta i ritmi della manovra ma ha nella continuità di rendimento il suo tallone d'Achille. I giocatori che si alternano al suo fianco, Vecino e Gagliardini, fanno della fisicità e del gioco aereo i loro pilastri ma durante le azioni ragionate spesso manifestano mancanze a livello tecnico. Forse, una volta capita la possibilità di non poter arrivare al fuoriclasse croato, si poteva puntare su Barella, che in questo campionato sembra definitivamnete esploso, magari risparmiando qualcosa in avanti e rinnavando la fiducia a Karamoh.
  • Preparazione fisica: purtroppo nell'undici tipo del tecnico di Certaldo compaiono ben tre croati che hanno disputato la finale di Mosca e che si sono messi a disposizione del mister solo ad agosto. A questa problematica si è aggiunto prima l'infortunio di Nainggolan, che non gli ha permesso di svolgere la preparazione nel miglior modo, poi quello al ginocchio di Vrsaljko, occorso nella prima apparizione in nazionale di questa stagione. Infine Keita Baldè è arrivato ad una manciata di giorni dall'avvio del campionato. Ora la squadra sembra fare meno fatica dal punto di vista atletico e anche i risultati ne stanno giovando.
  • Mentalità: a volte l'Inter ha dei black-out all'interno delle gare, soprattutto quando passa in vantaggio, con i quali sembra abituata a convivere da anni. Dovrebbe imparare a non rilassarsi e a chiudere le partite prima di provare a gestirle; emblematica è stata la gara casalinga contro il Torino, dove la beneamata ha ottenuto soltanto un pareggio nonostante fosse andata in vantaggio di due reti. La maturità caratteriale è sicuramente uno dei limiti di questi ragazzi, ma la straordinaria rimonta contro il Tottenham e la vittoria conquistata nei minuti di recupero contro la Sampdoria lasciano ben sperare per il futuro.
  • Scelte di Spalletti: nelle prime due gare stagionali l'allenatore toscano ha effettuato delle scelte discutibili. Nella trasferta contro il Sassuolo ha schierato una catena di sinistra inedita, con Dalbert terzino e Asamoah alto. Il risultato ottenuto è stato pessimo e i milanesi hanno praticamente regalato un tempo: Berardi sembrava Messi e Asamoah è apparso spaesato. Durante la gara interna contro il Torino, invece, Spalletti ha puntato sulla difesa a tre. Fin qui nulla di strano perchè in estate si è parlato molto della possibilità di schierare Skriniar, De Vrij e Miranda insieme. La linea difensiva proposta contro i granata era però inedita, con Miranda in panchina e D'Ambrosio dirottato al centro. Anche questa variante tattica non ha premiato e il primo goal subito è scaturito proprio da una lettura sbagliata di D'Ambrosio, accompagnata da una papera di Handanovic. Sicuramente l'allenatore interista ha una cultura calcistica immensa e conosce meglio di chiunque lo stato di forma dei suoi uomini, potendoli studiare anche in settimana, ma appena è tornato a proporre le cose semplici, la squadra ha ricominciato a fare punti. Casualità?
  • Sfortuna: sembra sempre la solita scusa ma l'Inter non è stata per niente fortunata nè con le decisioni arbitrali, riferendomi soprattutto alla disastrosa direzione di Inter-Parma, nè sui goal subiti con rimpalli fortuiti, come la deviazione di Skriniar contro i viola, su un tiro destinato fuori di Chiesa, o lo sfortunato tocco di Miranda in Champions League, dal quale ne è scaturita una parabola velenosa che ha messo fuori tempo il portiere e ha permesso al Tottenham di portarsi momentaneamente in vantaggio a San Siro.

Ad oggi possiamo affermare che sicuramente l'Inter non ha ancora le carte in regola per essere l'anti-Juve ma si sta preparando a diventarlo. La squadra sta dando segnali di crescita e la società, visto il buon lavoro svolto durante il mercato, appare disposta ad attrezzare il club per competere in futuro anche per lo scudetto.