La stagione giallorossa, pur oscillando tra alti e bassi, è giunta al giro di boa ricevendo una valutazione positiva pressoché unanime.
La squadra ha mostrato segni di crescita continui, facendo, ad esempio con il sorprendente quanto geniale avanzamento di Mancini in mediana, di necessità virtù nei momenti di maggior difficoltà.

Ha sin da subito messo in campo un gioco offensivo e propositivo, riuscendo presto ad adattarlo alle esigenze tattiche e difensive che la Serie A impone. È riuscita, nonostante le numerose e gravi assenze, in questo facendo meglio della rivale cittadina, seppur con qualche brivido, a strappare il pass per i sedicesimi di Europa League, oltre a rimanere aggrappata alla zona Champions, nonostante la presenza di rivali agguerrite come l’Atalanta.

Al rientro dalle vacanze natalizie sono però subito apparse le prime crepe.
Quella determinazione mostrata d Dzeko e compagni nei momenti di difficoltà è sembrata venir meno nelle due sfide casalinghe di campionato con le torinesi. Dopodiché, con l’intermezzo rassicurante della vittoria col Genoa, col senno di poi ingannevole data la pochezza dell’avversario, la nuova sconfitta contro la Juventus, che è valsa l’eliminazione dalla coppa Italia, forse l’unica competizione che la banda di Fonseca aveva reali possibilità di aggiudicarsi.

La partita dell’Allianz Stadium ha messo a nudo i problemi strutturali della rosa giallorossa. Di fronte ad una sfida secca dentro o fuori con una squadra fortissima, super tecnica e dalla panchina lunghissima sono emersi i problemi di una rosa già di per sé con limiti oggettivi, resi ancora più pesanti ed evidenti dalle molte, troppe, defezioni. Come dichiarato ufficialmente da Fonseca alla vigilia della sfida i suoi non avevano ancora recuperato dalla partita di campionato e la cosa in campo si è vista.

Invero anche la Juventus aveva giocato in campionato ed addirittura dopo la Roma, ma la differenza, oltre che per la profondità della panchina bianconera, l’ha forse fatta la maggiore capacità della banda di Sarri di vincere le partite di conserva, risparmiando energie.
È altresì emerso il differente tasso tecnico tra le due compagini, reso palese dagli errori dei vari Florenzi, Mancini, Crostante, Kalinic etc.. che hanno scavato il solco tra le due contendenti.
L’apogeo è stato quando Fonseca, giratosi verso la panchina alla ricerca di forze fresche, non ha trovato altri che il ramingo Bruno Peres da schierare.

Che la coperta giallorossa sia corta, insufficiente per scaldare i sogni di Champions del popolo romanista, è ormai acclarato. A maggior ragione vista l’ennesima defezione, peraltro di uno dei più positivi come Diawara, servirebbero diversi innesti, almeno due come espressamente chiesto da Fonseca.
Tuttavia l’attuale fase di passaggio da una proprietà americana all’altra sembra aver prosciugato il già normalmente esiguo budget a disposizione del ds giallorosso.

Ce la farà per l’ennesima volta il ds romanista ad imbastire un banchetto nuziale coi fichi secchi?

Stiamo a vedere.