Da accanito tifoso romanista, nonché grande estimatore di Daniele De Rossi, Romano e romanista, sempre schietto e diretto, mai banale nelle proprie dichiarazioni, all’inizio della vicenda sul mancato rinnovo del suo contratto ho, come tutti, aspramente criticato la società.

Nel mio caso le critiche non riguardavano tanto la scelta di non offrire il rinnovo a Daniele, bensì modo e forma.

Mi sembra infatti chiaro che la scelta societaria x il prossimo anno, a mio avviso condivisibile, sia quella di ripartire con un nuovo ciclo basato sui giovani su un allenatore come Gasperini in grado di valorizzarli e di far crescere una squadra “dal basso”.

In una simile prospettiva, a fronte di un gioco che richiede, in particolar modo ai centrocampisti, polmoni e gamba in abbondanza, la scelta di non rinnovare il contratto ad un giocatore con guai fisici cronici al ginocchio ed al polpaccio, che andando per i 37 non può che peggiorare e che da anni gioca, pur con grande acume tattico e senso della posizione, quasi da fermo, ha sicuramente senso.

DDR è l’opposto del centrocampista ultra dinamico alla De Roon richiesto in quel ruolo da Gasp

 e per quanto Daniele si sia (quasi) sempre comportato da professionista sia in campo che nello spogliatoio, la sua costante presenza in panchina avrebbe rischiato di destabilizzare un allenatore che, lo si è già messo in preventivo, avrà bisogno di tempo per trasformare una delle squadre meno dinamiche del campionato nell’esatto contrario.

La società ha però clamorosamente tappato nella forma e nei tempi.

Forse parte del motivo sta nel fatto che le idee chiare su un futuro targato Gasp sono maturate solo di recente, ma un giocatore di questo spessore ed importanza meritava un trattamento di maggior riguardo ed una posizione più chiara della società almeno da febbraio/marzo.

Se però la società ha sbagliato nei tempi e nella forma DDR non è certo stato da meno.

Le diffusione ai 4 angoli della rete delle sue dichiarazioni circa l’offerta di rinnovare a gettone che prima sarebbe stata rifiutata, poi accettata oltre tempo massimo da Pallotta, è un fatto di rilevante gravità, sopratutto a due giornate dalla fine della stagione e con una qualificazione alla champions ancora, quantomeno aritmeticamente, in ballo.

Daniele ê senz’altro un super tifoso interessato ai destini della Roma, ma non è la prima volta che, come molti del resto, antepone al dunque i propri interessi personali a tutto il resto.

Capitan futuro è stato per anni il giocatore più pagato della serie a perché, con l’ausilio del suo procuratore Berti, approfittò del passaggio di proprietà per arrivare alla scadenza contrattuale ed a quel punto, prospettando in caso contrario un addio a parametro zero in direzione Premier, ottenne lo stesso stipendio offertogli da oltremanica, con buona pace però l’attaccamento ai colori.

In merito a questo Daniele ha in diverse uscite preso posizione contro i “tifosi ragionieri” che gli rinfacciavano una resa non coerente col suo stipendio (i primi anni dell’era americana coforse tra i peggiori della sua carriera) ma resta il dato oggettivo che uno stipendio di circa  13 milioni lordi per una società che all’epoca ne fatturava a stento 150 costituivano un fardello gravosissimo che ha pregiudicato per anni le possibilità del mercato giallorosso.

Sempre Derossi fu quello che, quando Zeman ne evidenziò l’inidoneità rispetto al suo gioco, poiché troppo poco dinamico per fare la mezzala è troppo poco avvezzo al gioco di prima per fare il regista, si mise di traverso contribuendo a mandarlo prematuramente a casa, da ciò il “quasi” tra parentesi sopra.

Vale la pena ricordare che a quell’epoca per DDR arrivavano offerte importanti dal City di Mancini e che in caso di sua partenza con Zeman da Pescara sarebbe arrivato anche Verratti.

Dalla vicenda esce male anche Ranieri.

Anche lui avrebbe dovuto dare seguito alle dichiarazioni pubbliche di amore incondizionato per i colori giallorossi con un atteggiamento diverso, almeno fino a fine campionato.

Le sue dichiarazioni che gettano benzina su un fuoco già divampato non possono non risultare dannose per Ie nostre residue chances di qualificazione  per l’Europa ed appaiono la ripicca di colui che si sente scaricato nonostante il buon lavoro fatto.

Seguo appassionatamente da Roma da oltre 40 anni e come molti “vecchi” tifosi ha nostalgia per un calcio fatto di appartenenza e fedeltà ai colori.

Quando però vedo che il romanismo viene strumentalizzato a fini personali mi viene più facile rassegnarmi ai tempi moderni nei quali le bandiere non sono contemplate.

Se queste sono le bandiere ne faccio volentieri a meno.