Per chi ancora ha voglia (sempre meno persone) di guardare al calcio come ad un gioco attraverso il quale poter trarre diveimento e segue con queste premesse le partite che può, i segni di cedimento dell'Inter sono comiciati durante Inter - Atalanta, partita nella quale il secondo tempo fu una vera sofferenza ed il dominio della dea pressoché totale.

Lo "scricchiolio" è diventato uno scossone in Inter - Lecce ed una frana dopo Inter - Cagliari.

A mio modesto parere, la causa è ricorrente e piuttosto chiara, a dispetto di quanto Conte, comprensibilmente, continua a sostenere: manca ancora la mentalità vincente e l'abitudine per i giocatori ad imporre il gioco.

Naturalmente, Conte continua a cercare di tirar fuori dal materiale che ha a disposizione tutto quello che può ed anche di più, ma molte delle ragioni che sono state addotte in questo periodo di calo suonano - almeno parzialmente - come delle scuse: può essere che Gasperini chieda più del massimo dai suoi giocatori quando giocano contro l'Inter (ed infatti, l'eliminazione dell'Atalanta in coppa Italia è derivata palesemente da un calo fisico), può essere che se si rallenta il ritmo partita la produzione di gioco d'attacco diminuisca (come sostenuto dopo Lecce), ma Conte conosce troppo bene la sua realtà da non sapere, in cuor suo, che non dispone di mezzi sufficienti dei suoi giocatori (né tecnici, né morali) per poter essere un vero concorrente della Juventus.

All'Inter manca ancora la predisposizione ad entrare in campo con la determinazione e la ferocia necessarie per mantenere la superiorità di gioco rispetto ai suoi avversari, soprattutto se e quando la partita si sblocca in suo favore. Conte chiede ai suoi giocatori un compito preciso (ed in verità - diciamolo - spesso ripetitivo) dai quali questi non si possono smarcare ed il suo lavoro in panchina è quello di teleguidarli: mentalmente assai più che tatticamente.

In queste ultime partite, al netto di cambi forzati, i suoi interventi in campo sono sembrati spesso troppo tardivi, ma riflettendo, essi sono totalmente conseguenti a ciò che ha a disposizione ed al tentativo di modificare il meno possibile (quando proprio per nulla) l'applicazione del "compito" assegnato a ciascuno.

Nessun osservatore può pensare che dalla panchina non si veda la palese inadeguatezza di alcuni giocatori sul campo o il progressivo languire di velocità e precisione nel fluire del gioco: di certo nelle partite con Atalanta e Lecce si sarebbero potuto indirizzare i cambi nella direzione di modificare lo schema di gioco ed osare qualcosa di più, ma la strategia dominante è: "cambiare significa confondere il messaggio originario, con la possibilità che la situazione peggiori". Per concludere questo trittico, nella partita di oggi è pur vero che sono state sbagliate diverse occasioni che avrebbero dovuto chiudere la partita, ma è mancata molto la fase di recupero palla (tenuta più dal Cagliari) e - ancora una volta - quella determinazione che permetterebbe di recuperare alcune mancanze tecniche con le quali è necessario convivere in questa squadra (si veda, solo a titolo d'esempio, come è stato subito il goal, con un giocatore che si ferma per protestare perché ritiene la palla uscita...). A completare il quadro è arrivato un inconcebile nervosismo che ha portato ad un'espulsione a partita praticamente terminata che si riperquoterà in maniera negativa sul futuro e che non fa che confermare che la tenuta psicologica del gruppo è insufficiente ed in caduta libera. Da semplice osservatore mi permetto di sostenere che ci sarebbe una soluzione a questo "stato dell'arte": rischiare qualcosa a partita in corso per cambiare lo schema di gioco quando quello proposto non dà risultati: Conte ha giustamente sottolineato come Liverani abbia modificato l'assetto del Lecce in maniera specifica per contrastare l'Inter: perché non fare una contromossa dello stesso contenuto?

Non credo vi sia qualcuno, nel management dell'Inter, che non conosca i delicati equilibri di uno spogliatoio normalmente tra i più instabili del panorama, né che non si conosca la pressione mediatica e degli entourage che a vario titolo circondano i giocatori; può, di conseguenza, essere stato un errore non secondario quello di aver palesato e spesso ribadito la necessità dell'arrivo di nuovi giocatori: di certo, dovendo lavorare principalmente su di un aspetto motivazionale, è possibile che Conte abbia inteso elogiare il suo gruppo che è riuscito a fare più di quanto ci si aspettasse, ma che  - contemporaneamente - abbia, senza volerlo, come bloccato una linea di crescita del gruppo e contribuito a creare qualche alibi in più. Ora arriveranno 3 (forse 4) nuovi giocatori e probabilmente smentiranno totalmente tutta questa valutazione trasformando di nuovo la realtà in senso positivo: naturalmente, è quello che tutti i tifosi nerazzurri si attendono e che auguro loro di cuore.