Credo che ai più sia sfuggita la dichiarazione di Nole al termine del quarto di finale vinto in Australia, quando gli è stato chiesto un commento sulla scomparsa di Kobe.

Nole è passato attraverso un lungo periodo di smarrimento, nel quale non trovava la forza per giocare il suo tennis ma, cosa ancor più grave, nemmeno per vivere la vita quotidiana con la sua famiglia.

Durante l'intervista Nole ha dichiarato il suo dolore immenso per la scomparsa di Kobe, sottolineando di aver sempre ricevuto un buon consiglio quando ne aveva bisogno e che Kobe c'è sempre stato per lui quando lo ha consultato.

La stella di Kobe ha brillato anche per la sua maniacale ricerca della perfezione, estraniata dal talento. Phil Jackson, allenatore dei Lakers al tempo dei titoli di Kobe, dichiarò di non sopportarlo più, anche se in campo il contributo alla vittoria della sua squadra era determinante. La sua forza di volontà gli consentì, nei momenti vicini al ritiro, di sottoporsi ad ore di fisioterapia perché il suo corpo non era in grado di sostenere le sollecitazioni delle partite NBA; pratica sempre assorbita grazie alla volontà di andare in campo perché - come ha scitto nella sua lettera d'addio - era il basket che glielo chiedeva.

Nole di questo ha avuto bisogno: di riacquistare la determinazione e di applicare tutta la sua volontà a combattere e vincere "la bestia", che blocca il tuo fisico e la tua capacità di combattere "incollando" il tuo cervello, rendendolo incapace di rendere nel modo che ha sempre fatto; così, ha trovato qualcuno che è riuscito a parlargli nel modo in cui aveva bisogno, a toccare le corde giuste, ad applicare quel principio - coaching by example - che distacca il cervello dalle paludi e fa ritornare possibile applicare determinazione e volontà all'ottenimento dei risultati.

Per noi persone "normali", il pensiero più scontato è che una persona nelle condizioni economiche di Nole avrebbe anche potuto desistere ed avrebbe avuto risorse per "vivere bene" per qualche generazione, ma queste persone vivono bene (se un vivere bene davvero esiste) solo quando l'applicazione del loro credo porta a raggiungere degli obiettivi.

Oggi Nole ha battuto Roger Federer: certamente un altro membro di questo club che rimanda il "pedaggio" che si deve all'età grazie alla stessa determinazione ed alla stessa volontà di sacrificio; queste persone sono per me - in qualche  modo - una guida, ed hanno il mio rispetto per l'evidenza di qual è il motore che li spinge. Rimanere al livello in cui sono stati (nel caso di Kobe) o sono (Nole e Roger) significa ore quotidiane di allenamento e sacrifici che di certo non sono ripagate da denaro o fama (avrebbero potuto smettere da tempo senza perdere né l'uno né l'altra) bensì dal rispetto di se stessi, dalla certezza di vincere la battaglia più importante che è quella con sé stessi, per trovare la forza di provare a migliorarsi ancora e ancora fino a quando possibile. 
Probabilmente, se Kobe fosse stato ancora vivo, Nole gli avrebbe chiesto qualche consiglio per la partita e certamente, al termine della stessa, a lui ha inviato un lungo tributo.