Mi sembra che cerchino di ingannarci perpetrando una continuità - quella di Sarri - che mi sembra non esserci né nei contenuti né nei risultati. Togliamo subito l'eventuale spunto polemico: non è questione di cos'è meglio o peggio o, per dirla con la retorica, si stava meglio quando si stava peggio; è che il gioco che Sarri otteneva a Napoli non può essere quello di Torino, perché sono notevolmente diversi gli interpreti e di conseguenza il risultato finale non può essere lo stesso. A Napoli Sarri si è servito di Allen e Jorginho quali chiavi per aprire i lucchetti del gioco avversario e delle fasce laterali che fornivano un "binario parallelo" che portava alla finalizzazione degli attaccanti.

A Torino, come si può vedere, i centrocampisti fanno un egregio lavoro, senza riuscire a brillare veramente, perché i gioielli sono più avanti e comprendono un diamante che, comportandosi com'è la sua natura, brilla di mille sfaccettature.

Voglio credere, magari sbagliando, che intimamente (e sopratutto senza poterlo dichiarare) Sarri preferirebbe Jorginho a Pijanic o Allen a Khedira (infortunio a parte) e che con questo tipo di giocatori non avrebbe bisogno di rischiare sempre le tre punte (auguro alla Juventus che l'intesa prosegua e che nessuno dei tre senta il compagno come un piccolo usurpatore del suo regno).

Certo, nella partita di domenica il confronto sarà impari e non solo per la comparazione dei singoli. Come sa chi frequenta l'universo dei calciatori, l'equilibrio che regge una squadra è spesso molto fragile e retto da troppi fattori esterni al "pensare" di ciascun protagonista ed anche se, per un tocco di bacchetta magica, il Napoli potesse ora ritornare a Sarri, con gli stessi interpreti del Sarrismo, i risultati non arriverebbero a quel livello per un equilibrio ormai rotto.

Quando Sarri lasciò il Napoli ebbi l'impressione di una specie di fuga architettata collaborando in qualche modo con De Laurentiis, visti i tempi brevi e -credo- la non necessità di pagare penali, per via del nuovo contratto già in arrivo (e sembra che l'affare Ancelotti confermi questa impressione); oggi ritorna in un momento molto delicato e sarebbe bello che potesse spendere qualche parola per l'ambiente, pur senza entrare (ovviamente non potrebbe) in situazioni che non gli competono. Ma se ricordiamo il sistema di gioco del Napoli di Sarri, impegniamoci a guardare approfonditamente le differenze di quanto vedremo con la Juve e non potremo non concordare che, in fondo, quell'esperienza rimane unica e che la crescita del gioco della Juve Sarriana si allontana, lentamente ma costantemente, da quello che fu il suo Napoli.

Mi permetto quindi di rivolgermi agli amici napoletani, chiedendo un'accoglienza gioiosa ad un allenatore che certamente ha fatto sognare più di qualcuno; senza rancore con il presente perchè lui ed il Napoli oggi non sono più quello che furono, ma - come per tutti i grandi club - gli allenatori passano ed il cuore, soffrendo o gioiendo, rimane.