6,76'': sei secondi e settantasei decimi dal calcio d'inizio di Sassuolo-Milan, ore 15.00 di domenica 20 dicembre 2020.
Tanto basta al Milan capolista di Stefano Pioli per sciogliere il ghiaccio, allontanare i fantasmi della notte e portarsi in vantaggio sul difficilissimo campo del Sassuolo di De Zerbi. Ci vuole più a spiegarlo che ad eseguirlo nella realtà del campo: calcio d'inizio del match, fischio dell'arbitro, Brahim Diaz tocca per Calhanoglu che s'incunea a testa bassa nella metà campo neroverde, serve un filtrante al bacio che Leao, il ciondolante Leao, perfeziona in rete con la freddezza di un attaccante vero.
Sei secondi e settantasei decimi: record della Serie A (battuto il precedente primato del piacentino Paolo Poggi, risalente al dicembre 2001) e dei cinque maggiori campionati d'Europa.

Un avvio storico, nel vero e proprio senso della parola, che sgombra la mente dai cattivi pensieri che hanno affollato la nottata dei rossoneri. Pensieri che nascono dal polpaccio, potente e delicato, di Zlatan Ibrahimovic, colpito per la terza volta quest'anno da un guaio di natura muscolare: il fuoriclasse Malmö era al lavoro per rientrare dal precedente problema alla coscia sinistra, rimediato nel finale di Napoli-Milan del 22 novembre scorso (match deciso, per la cronaca, proprio da una sua doppietta). Ed il lavoro sembrava concluso nel migliore dei modi, dopo la rifinitura per la trasferta in terra emiliana, con Ibrahimovic ormai pronto a rientrare tra i convocati (e forse a partire dall'inizio). Poi ad un tratto, intorno alle 18.00, la doccia fredda: l'attaccante svedese ha avvertito dolore al polpaccio sinistro, sottoponendosi subito ad una risonanza magnetica che ha evidenziato una soffusione emorragica nel contesto del muscolo soleo. Un esame di controllo verrà effettuato non prima di 10 giorni, ma i ripetuti episodi muscolari in stagione, una certa (e giustificata) apprensione dell'ambiente, il calendario senza soluzione di continuità e l'età avanzata della potente muscolatura del capocannoniere del campionato, suggeriscono tempi di recupero non inferiori ai 30/40 giorni. Lo scorso 25 maggio, Ibrahimovic aveva subito una lesione al soleo dell'altro polpaccio, il destro, sempre in allenamento: in quell'occasione riuscì a recuperare nel giro di 35 giorni, ma la situazione attuale (fisica, ambientale e psicologica) è diversa ed è doveroso procedere con i piedi di piombo, ad un'eta nella quale errori di valutazione non sono più emendabili. 

La defezione, pesantissima, di Zlatan non è purtroppo l'unica per la rosa di Stefano Pioli, costretto a fare a meno del centrale titolare Simon Kjaer, del suo sostituto Gabbia, del regista Bennacer, del vice-Ibra (per così dire..) Ante Rebic.
Il Milan si presenta al Maipei Stadium da capolista solitario ma pieno di cerotti e sulla scia emotiva negativa derivante dai due pareggi consecutivi contro Parma e Genoa, oltre al già citato infortunio del proprio uomo-simbolo nelle ore precedenti. I de profundis erano già pronti per essere declamati a squarciagola, come il sorpasso ad opera dei cugini nerazzurri, più fortunati che bravi, più cinici che belli, ma molto forti. Indiscutibilmente, più forti. Tutti erano pronti per il funerale del Milan, per la sconfitta che ponesse fine al primato ed alla striscia positiva di 24 partite in Serie A: tutti pronti, tranne il Milan. Rafael Leao porta subito in vantaggio gli uomini di Pioli, che raddoppiano una manciata di minuti dopo con Calhanoglu: purtroppo il VAR, diversi minuti dopo, interviene per aver ravvisato un fuorigioco di un paio di millimetri ad inizio azione, annullando un gol che pareva oggettivamente regolare. Un po' come la rete di Castillejo contro il Parma, forse peggio vista la retroattività della decisione: sarebbe interessante capire la scientificità di una segnalazione video che ravvisa un offside di due-dico-due millimetri nell'esatto millesimo di secondo nel quale il pallone stacca la sua ultima particella dal piede del calciatore. Suvvia, non scherziamo! Su queste pagine ho sempre difeso il VAR e continuo a farlo, in quanto lo considero uno strumento di giustizia e progresso nello sport più amato d'Italia: ma queste cose, proprio no! Siamo ai confini tra l'assurdo e il patetico.

Nonostante la beffa, il Milan non molla e alla fine raddoppia di nuovo, a coronamento di un primo tempo di rara bellezza: Saelemaekers, solo a centro area, finalizza l'ennesima splendida cavalcata mancina di Theo Hernandez (migliore in campo anche a Reggio Emilia). Poi, come ogni storia rossonera che si rispetti, entra in scena la sfortuna per rovinare il quadro di una giornata perfetta e per appesantire un quadro già abbastanza grave: Sandro Tonali prende una botta e deve uscire dopo 45' (risentimento all'adduttore, salterà la Lazio anche se lo staff medico ci proverà fino all'ultimo), Franck Kessie prende un cartellino giallo abbastanza discutibile, per non dire inverosimile (diffidato, salterà la Lazio). E così, con l'aggiunta del noto infortunio di Ismael Bennacer, il Milan si ritrova completamente privo di centrocampisti di ruolo per il big match contro il club di Lotito: toccherà a Krunic e, probabilmente, ci sarà un cambio di modulo per permettere a qualche trequartista (Calhanoglu?) di arretrare in mezzo al campo.

Il Sassuolo la riapre al 90' grazie ad una deviazione di Hauge su calcio di punizione di Berardi, ma è troppo tardi per sperare nel miracolo: il Milan, beffato in tutto, non subisce beffe sul campo. Vittoria fondamentale, che conferma il primo posto a +1 sull'Inter, evita il sorpasso, allunga la striscia positiva a 25 partite e quella delle marcature multiple a 15,  consolida la posizione Champions a +8 sul Napoli quinto in classifica. Vittoria che ci consegna, oltretutto, la certezza che Leao, nonostante le lunghe pause mentali, è più pronto a fare la prima punta rispetto a Rebic.

Ora Pioli può pensare alla Lazio, per l'ultimo match di questo stupendo, calcisticamente parlando (e ci mancherebbe altro!) anno solare duemilaventi: senza Ibrahimovic, senza Kjaer (e senza Gabbia), senza Bennacer, senza Kessie, molto probabilmente senza Tonali e forse senza Rebic. Un'altra missione impossibile, più ardua della precedente: dopo, comunque vada a finire, si penserà al mercato. Questa squadra splendida merita di essere attrezzata per lottare ad armi pari fino alla fine.