"Non è mai alcuna cosa sì desperata, che non vi sia qualche via da poterne sperare".

Nelle parole di Niccolò Machiavelli, tutto il senso dell'ultimo scorcio di campionato milanista: una marcia a tratti trionfale che rischia di chiudersi in clamorosa disfatta, ma che può ancora regalare una grande gioia. Anzi, la gioia più grande degli ultimi otto anni: la qualificazione alla UEFA Champions League, competizione assente dai radar rossoneri dalla stagione 2013/2014.

PADRONI DEL PROPRIO DESTINO. In fondo, se si riflette bene e si concede un po' di fiducia alla propria squadra del cuore, il Milan è ancora padrone del proprio destino, nonostante alcune interpretazioni ardite della classifica lo pongano in quinta posizione, quindi fuori dal giro che conta ed alla mercè degli altrui risultati.

Ai ragazzi di Pioli, in queste ultime cinque giornate, basterebbe "solo" vincerne quattro pareggiarne una, totalizzando 13 punti, a patto che 3 vengano fuori dal difficilissimo scontro diretto dello Stadium contro la Juventus: in questo modo, la formazione rossonera si piazzerebbe senz'altro davanti ai bianconeri (attualmente appaiati in classifica) e non potrebbe essere raggiunta dall'arrembante Lazio. Per cui, nella peggiore delle ipotesi, il Milan chiuderebbe il torneo al quarto posto. E sarebbe davvero grasso che cola, in questi tempi di magra e di nervi a fior di pelle.

ALLA RICERCA DELLA PRIMA. Basterebbe "solo" questo, ma ovviamente il modo condizionale è d'obbligo ed è un condizionale grande quanto una casa. Anzi, quanto uno Stadium: vincere a Torino sarebbe un'impresa epica, mai riuscita ai rossoneri. Dalla stagione 2011/12, annata d'esordio della struttura di proprietà del club juventino, 13 confronti tra campionato e Coppa Italia, con undici vittorie bianconere e due pareggi (peraltro inutili ai fini della qualificazione al turno successivo). Se si guarda solo alla Serie A, è un clamoroso en plein juventino: 11 vittorie su 11 sfide.

Sarà quindi una finale, più che uno spareggio, con una serie di variabili tutt'ora indefinibili: la prima è il pericolo squalifiche, con ben dieci diffidati in totale per le due formazioni, quasi tutti titolari, sei per il Milan (Calhanoglu, Castillejo, Dalot, Theo Hernandez, Rebic e Saelemaekers) e quattro per la Juventus (De Ligt, Bonucci, McKenny e Cristiano Ronaldo). 

PRIMA IL BENEVENTO. Ma non si commetta un errore imperdonabile, già commesso in stagione (vedi Spezia-Milan, prima del derby): quello di puntare tutto sul big match del 9 maggio, trascurando l'insidiosissima sfida casalinga di sabato sera contro il Benevento di Pippo Inzaghi, risucchiato nella lotta per non retrocedere ed in una situazione psicologica molto simile a quella dei rossoneri.

Non fosse altro che l'unica sfida in Serie A a San Siro, tra Milan e Benevento, la ricordiamo tutti: era il 21 Aprile 2018 e finì 0-1, con Iemmello che decise il match a favore dei campani ultimi e già retrocessi. E ricorderanno ancora meglio quella piccola tragedia sportiva Gianluigi Donnarumma, Davide Calabria e Franck Kessie, in campo quella sera a prendersi le bordate di fischi: oggi non si corre un rischio del genere, vista la perdurante assenza di pubblico, ma il rischio di prendere sottogamba un impegno "facile sulla carta", sopratutto alla vigilia di un big match, è sempre in agguato. 

Ricordi tristi che oggi possono quasi tornare utili e farci un favore: quello di contringere tutti, dai giocatori in campo ai tifosi a casa davanti alla tv, a non sottovalutare l'avversario. E sopratutto a non spostare la mente, le energie nervose, la concentrazione dalla sfida ai giallorossi: una mancata vittoria contro il Benevento, renderebbe inutili le altre quattro sfide rimanenti e quindi anche quella dello Stadium.

E giusto per buttare un po' di benzina sul fuoco: il Benevento, allo Stadium, ha vinto non più tardi di un mese fa. In quel momento, la sua salvezza sembrava in cassaforte, proprio come la qualificazione in Champions del Milan.

Ora i jolly sono davvero finiti ed un passo falso sarebbe, purtroppo, definitivo.