Juventus-Milan è il big match per eccellenza del calcio italiano, potendo vantare tanti precedenti storici illustri, molto spesso di vertice o valevoli per la vittoria di competizioni italiane ed europee. 

NOBLESSE OBLIGE. Oltre ai tanti match-ball scudetto ed alla già raccontata finale di UEFA Champions League del 28 maggio 2003 (unicum nel suo genere, fino ad oggi e chissà per quanto), Juventus-Milan vanta il record di cinque finali di Coppa Italia (1941-42, 1972-73, 1989-90, 2015-16 e 2017-18) e tre finali di Supercoppa Italiana (2003, 2016 e 2018).

Per meglio comprendere la grande nobiltà di questa antichissima sfida, si pensi che il club bianconero è quello che ha battuto più volte il Milan nella Serie A, compresi i campionati pre e post girone unico (80), in Coppa Italia (11) e nel complesso delle competizioni ufficiali (92). Proprio come il club rossonero è quello che ha battuto più volte la Vecchia Signora in Serie A, compresi i campionati pre e post girone unico (60).

Oggi però vogliamo ricordare uno scontro meno prezioso dal punto di vista della classifica e dei trofei, ma molto significativo nel risultato finale: Juventus-Milan 0-3 del 10 gennaio 2010

STAGIONE TRANSITORIA. Siamo nella stagione 2009/2010, la Juventus è allenata da Ciro Ferrara e sta vivendo un'annata tribolata: nonostante una campagna acquisti apparentemente sontuosa (arrivarono i brasiliani Felipe Melo e Diego, oltre al rientro in Italia dei campioni del mondo Fabio Cannavaro e Grosso) ed un buon avvio di campionato, la formazione bianconera si ritrova presto ai margini della lotta-scudetto. L'eliminazione dalla Champions League e dalla Coppa Italia, determineranno poi l'esonero del giovane tecnico partenopeo e l'arrivo del traghettatore Alberto Zaccheroni, per un deludente settimo posto finale.

Per il Milan è la prima stagione senza Paolo Maldini, dopo un quarto di secolo: la fascia di capitano viene affidata a Massimo Ambrosini. Oltretutto, in estate i tifosi hanno vissuto il dramma sportivo dell'addio del fuoriclasse brasiliano Kakà, trasferitosi al Real Madrid per quasi 65 milioni di euro, cifra che la società decide di non reinvestire sul mercato, destinandola al risanamento del bilancio. Anche Shevchenko, cavallo di ritorno in prestito dal Chelsea, conclude amaramente la sua seconda esperienza in rossonero (solo due gol, nessuno in campionato) facendo rientro a Londra. 

Dopo un avvio stentato (segnato da un disastroso 0-4 nel derby) i rossoneri riescono a sviluppare un buon gioco e trovare una certa continuità di risultati, tanto da essere considerati a lungo come la prima rivale dell'Inter per la conquista del tricolore. La svolta risiede nel cambio tattico consistente nello schieramento di tre punte (Ronaldinho, Borriello, Pato) davanti al trequartista Seedorf, schema  battezzato da Adriano Galliani "4-2-Fantasia".

In Champions, i rossoneri di Leonardo ottengono una storica vittoria per 3-2 contro il Real Madrid, al Bernabeu. Una serie di infortuni, sopratutto nel reparto arretrato, non permetteranno al Milan di concludere la stagione in modo vincente: il cammino europeo termina agli ottavi contro il Manchester United, mentre in campionato ci si ferma al gradino più basso del podio che vale comunque la qualificazione diretta alla Champions League. A fine stagione Leonardo, in rotta con la società, saluta il club tra le polemiche: andrà ad allenare, clamorosamente, i cugini dell'Inter post-triplete (una situazione che non si verificava dal 1984, quando Ilario Castagner andò ad allenare i nerazzurri nella stagione successiva a quella in cui venne esonerato dal Milan).

LOTTA NELLA NEBBIA. Ma la sera del 10 gennaio siamo all'ultima giornata del girone d'andata ed entrambe le squadre sembrano ancora in grado di poter competere per il tricolore, con Milan e Juventus rispettivamente al secondo e terzo posto in classifica alle spalle dell'Inter.

Sull'Olimpico di Torino (lo Juventus Stadium è in fase di realizzazione) intanto cala una fittissima nebbia.

Ferrara manda Del Piero in panchina e schiera Manninger in porta, difesa con Grygera, Fabio Cannavaro, Chiellini e Grosso, a centrocampo Salihamidzic, Felipe Melo, Poulsen e Marchisio, con Diego ed Amauri.  

Sull'altra sponda, Leonardo deve rinunciare a Zambrotta, Seedorf e Pato: Dida in porta, difesa composta da Abate, Nesta, Thiago Silva e Antonini, centrocampo a tre con Pirlo, Ambrosini e Gattuso, Beckham e Ronaldinho alle spalle di Borriello. 

Ferrara vuole contrastare il maggior tasso tecnico del Milan con pressing ed aggressività, sin dai primi minuti: la tattica funziona e per i rossoneri non ci sono spazi. Al 13’ la prima occasione è firmata Juventus, ma Diego spedisce il pallone fuori di poco. Nella nebbia, si vede poco ed anche quel poco è di scarsa qualità: mancano ritmo e spettacolo, molti i passaggi sbagliati e ben poche le azioni fluide.

Ma appena i rossoneri tentano di affondare, passano: al 29’ Nesta trova il tap in vincente sugli sviluppi di un corner battuto da Pirlo. Il match pare accendersi nel finale di tempo: prima Dida respinge su Chiellini, poi Thiago Silva e Ronaldinho spaventano Manninger. Si va negli spogliatoi sullo 0-1. SORRISO BRASILIANO. L'inizio di ripresa pare confortante per gli uomini di casa: ancora Chiellini ci prova due volte senza troppa fortuna. Il match non decolla e Ferrara, su insistente richiesta del pubblico bianconero, toglie Salihamidzic e manda in campo Alex Del Piero invocato a gran voce dal pubblico. Ma anche stavolta come nella prima frazione di gioco, non appena il Milan prova ad alzare la pressione, riesce a sfondare: al 72’ ancora un calcio d’angolo battuto da Pirlo si rivela fatale per la Juve, con Ronaldinho che colpisce di testa ed approfitta della deviazione sfortunata di De Ceglie per segnare il gol dello 0-2.

La Juve è al tappeto, Milan può amministrare grazie alle grandi doti di palleggio dei propri interpreti: a due minuti dalla sirena ancora Ronaldinho, imbeccato da David Beckham, sigla il tris rossonero.

Finisce con un rotondo 0-3 come nella primavera del 1991, quando i rossoneri di Arrigo Sacchi annientarono a domicilio  la banda di Gigi Maifredi con i gol di Marco Simone, Paolo Maldini ed Alberigo Evani.

Uscendo dall'Olimpico di Torino, l'impressione è netta: il Milan "brasiliano" è in piena corsa per lo scudetto, mentre per la Juventus sarà una stagione tribolata. La penultima, prima dell'avvento di Antonio Conte e di quel fortino inespugnabile chiamato "Stadium".

In quel gennaio di undici anni fa c'era la nebbia, a maggio non ci sarà: ci attendiamo comunque un sorriso rossonero che rischiari il cielo della fredda Torino. Proprio come quello dell'indimenticabile Dinho.