Il derby si sa, non ha mezze misure: o lascia entusiasmo alle stelle, o malumori che nemmeno il lunedì mattina, quando ti alzi dal letto con la consapevolezza di aver perso al fantacalcio (da quest’anno il martedì, ringraziate pure la Lega Calcio). Oltre all’amarezza per la mancata possibilità di affondare ancor di più i giallorossi, che prima del match navigavano in brutte acque, è rimasta sotto gli occhi di tutti i laziali una prestazione anonima, senza grinta, senza quella cattiveria che proprio un derby richiede. Tirando le somme, a fine partita, possiamo dire che oggi è mancato quasi tutto l’essenziale per vincere e giocare bene.

Luciano come Eriberto, Milinkovic come Savic

Da inizio campionato alcuni continuano a sostenere che Florentino Perez sia riuscito a convincere Lotito, scambiando il vero Sergej con un suo fantoccio. Non a caso poi, il suo sosia romano che in un anno è diventato famoso in tutta Roma, allo stadio non si vede più. Coincidenze? Alcuni dicono che si tratta di fantascienza, altri invece sostengono che sia andata proprio come con Eriberto e Luciano. E a noi ieri, il vero Milinkovic è mancato come l’ossigeno per un maratoneta. Ah, complimenti per le 100 presenze in Serie A.

La fase offensiva e la cattiveria

Quattro tiri in porta, di cui uno davvero innocuo e uno nato da un errore di Fazio, che ha portato al momentaneo pareggio firmato Immobile, buono solo per il fanta e le statistiche. Che poi i derby della città eterna non siano caratterizzati da azioni spumeggianti e over fissi è risaputo, ma per noi, almeno quando si perde, così è davvero poco. Immobile poi non è riuscito a dare la solita profondità alla squadra, complice un atteggiamento generale troppo molle, che ha consentito a De Rossi e soci di fare i bulli in mezzo al campo.
 

Olio sulle fasce

Alla domanda “cosa aggiungeresti alla Lazio attuale?” la risposta giusta non è Cristiano Ronaldo. E nemmeno Messi. Quello che servirebbe davvero è olio sulle fasce, perché a Lulic vogliamo tutti bene come se fosse un nostro cugino, ma con l’avanzare dell’età sta diventando sempre più sterile. Il suo compitino lo svolge alla perfezione, ma quando alla Lazio serve un esterno di spinta, a rispondere all’appello è ancora Sculli. Marusic poi, neanche a parlarne.

La versatilità tattica

Inzaghi è davvero un buon allenatore, giovane e con modo e possibilità di migliorarsi ancora. Si sentono ogni giorno critiche su di lui, ma il nostro è un paese di soli allenatori di calcio (al bar). Se Simone Inzaghi si trova sulla panchina della Lazio e chi dice che sia inadatto al ruolo gioca al torneo di briscola sotto casa, allora un motivo dovrà pur esserci. Però diamine, un altro modulo sarà ora di assimilarlo no? Contro le big del campionato la Lazio ha sempre preso goal, giocando solo ed esclusivamente con la difesa a tre. Forse è arrivato il momento di passare a quattro, non credete?

La fortuna (che aiuta gli audaci)

I traguardi si conquistano con sacrificio e impegno. Poi cinque minuti di sfortuna lapalissiana fanno crollare tutto. Vedi Salisburgo. Però che cavolo, un po di fortuna a noi mai eh? Da inizio campionato le cose non fanno altro che andare sempre nel peggiore dei modi, come il palo di Acerbi contro il Napoli o quello di Parolo qualche partita dopo. Poi Pellegrini che subentra all’infortunato Pastore e segna di tacco. Forse senza il suo goal avremmo portato a casa almeno mezza pagnotta, ma con tutte le cose appena elencate avremmo di sicuro giocato meglio. Che in questo momento sarebbe stato già tanto. Ma è vero pure che la fortuna aiuta gli audaci: ce la saremmo forse meritata?

Articolo a cura di Matteo Paniccia