Bicchiere mezzo vuoto: la partita col Parma, dominata da cima a fondo, andava vinta e forse stravinta, con pieno merito ed applausi finali del pubblico da casa.  Quattro legni (probabilmente record universale di jella), di cui i due incroci dei pali opposti colpiti nella stessa azione (altro record intergalattico), per non parlare di un gol annullato per fuorigioco meno che millimetrico (se Castillejo avesse avuto 42 di scarpa, anzichè 43, sarebbe cambiato il mondo), non sono bastati a sancire la conquista dell'intera posta in palio. Dall'altra parte, un discreto Parma in formato Gastone Paperone ha trovato due gol con le uniche tre discese nella metà campo avversaria: tre, dico tre. Non quattro o cinque: proprio tre contate. Ventisei tiri per il Milan, tre-dico-tre per il Parma: un punto ciascuno e tutti a casa. La sensazione di bruciore all'apparato gastrointestinale, per il tifoso milanista medio, c'è e si sente forte e chiara.

Bicchiere mezzo pieno: al 57', incassato il gol del 2-0 dopo aver sprecato un'inverosimile quantità di nitide occasioni per pareggiarla, la partita sembrava ormai compromessa e persa. Ed invece il Milan l'ha riaperta subito e nel modo meno semplice per i ragazzi di Pioli: da calcio piazzato, con un colpo di testa di un terzino sinistro. Dopo la rete dell'1-2, paradossalmente il Milan produce molto poco sotto il profilo offensivo e sembra quasi rassegnato all'idea di interrompere la lunghissima striscia positiva: occasioni vere e proprie non se ne vedono. Invece proprio allo scadere, minuto numero novantuno, una respinta di piede del portiere ospite su tiro centrale di Rebic, viene deviata da un difensore di quel tanto che basta per finire sul mancino al tritolo di Theo Hernandez (sempre lui, prima doppietta in Italia): la palla s'infila nell'angolino per il 2-2. Quando non vinci è meglio non perdere, un punto è meglio che zero, meglio ferito che morto.. e via discorrendo con le frasi fatte da tragedia sfiorata.
Acquisito il risultato ed incassato l'unico punto possibile, iniziano le vere dolenti note: il match col Parma, come quelli precedenti, porta in dote importanti conseguenze dal punto di vista fisico e medico. Dopo 5', Gabbia ha lasciato il campo in seguito ad un contrasto con l'attaccante avversario Cornelius: gli esami strumentali di ieri hanno evidenziato un trauma contusivo distorsivo al ginocchio sinistro, con probabile interessamento del legamento collaterale. Oggi verrà svolto un ulteriore controllo per escludere il distaccamento di un frammento del menisco: tempi di recupero da definire, ma sicuramente dovrà stare fermo almeno un mese, più probabilmente due. Ci rivediamo a febbraio. Problemi anche per Ismael Bennacer, fulcro del gioco rossonero, fuori al 75' per un fastidio muscolare: l’algerino ha riportato una lesione al bicipite femorale della coscia destra e verrà rivalutato tra 10 giorni, starà fuori per almeno tre-quattro settimane. Arrivederci al 2021 anche per lui. Queste importanti defezioni si aggiungono ad una situazione già abbastanza delicata nei rispettivi reparti e non solo: Simon Kjaer è ancora out, con Musacchio fuori dal progetto e Duarte che non gode della fiducia di Pioli, contro il Genoa (e molto probabilmente contro il Sassuolo) troverà ancora spazio il giovanissimo difensore Kalulu, ritenuto ad inizio stagione sesta scelta per la retroguardia rossonera. Il ragazzo non ha sfigurato contro il Parma, a parte qualche giudizio negativo sui giornali sportivi (non avrebbe impedito il cross di Gervinho, sul primo gol, come se uno stopper dovesse impedire qualsiasi cross), ma da ultima opzione a titolare il passo è molto, molto lungo.  Da sottolineare, per la linea arretrata, anche la diffida per Theo Hernandez, man of the match contro il Parma ma a rischio squalifica.

Penuria di alternative anche a centrocampo: oltre a Bennacer, Kessie è in diffida e, per un mediano di lotta, è una spada di Damocle tutt'altro che trascurabile nella gestione dell'incontro. Inoltre Krunic ha dimostrato di non essere a proprio agio in quella posizione. Le ultime partite del 2020, e forse anche le prime del 2021, saranno affrontate in emergenza totale, col solo Sandro Tonali sicuro del posto in squadra: eventuali ulteriori defezioni (tocchiamo ferro e qualsiasi altro metallo utile) metterebbero Pioli in guai difficilmente risolvibili senza un inopinato cambio di modulo.

Situazione molto complicata anche in attacco, a causa del mancato rientro di Zlatan Ibrahimovic per la trasferta di Marassi (resta in dubbio anche per il Sassuolo e, in maniera più sfumata, per la Lazio): Rebic non riesce ad esprimersi al meglio nel ruolo di centravanti, per caratteristiche tecniche e fisiche il croato ha bisogno di allargare verso l'esterno il proprio raggio di manovra. Lo zero assoluto nella casella "gol segnati" la dice lunga sul suo scarso feeling col ruolo di vice-Ibra. Rafael Leao, che potrebbe interpretarlo in maniera più consona, pare ancora fuori condizione dopo la lunga assenza per infortunio ed una preparazione complicata a causa del Covid. Il primavera Colombo non può ancora essere gettato nella mischia di un incontro così decisivo: in parole povere, non ci sono alternative all'adattamento forzato di Rebic ed al dosaggio limitato di Leao.
Unica nota lieta è il rientro tra i convocati di Saelemaekers, che fornirà al mister una scelta aggiuntiva nella linea dei tre alle spalle dell'unica punta: in quel reparto c'è abbondanza.

Dove c'è siccità, cioè in tutte le altre zone del campo, la pioggia continua a non voler cadere: urgono interventi riparatori sul mercato di gennaio, perchè in una stagione così lunga le insidie sono sempre dietro l'angolo e le occasioni sprecate potrebbero ritornare sotto forma di rimpianti. Sarebbe imperdonabile. Romagnoli e Kjaer hanno bisogno di un sostituto all'altezza, subito pronto all'azione, a meno che Pioli non decida di recuperare Musacchio: l'esperto centrale argentino ha fatto cose discrete sotto la gestione di Rino Gattuso, ma il tecnico attuale pare proprio non considerarlo tra i papabili protagonisti della stagione rossonera. Sulla mediana, tre titolari per due posti si sono rivelati pochi, in una stagione da almeno 50 partite: serve il quarto uomo, avuta la conferma dell'inadeguatezza di Krunic. In attacco Ibra resta insostituibile, per caratteristiche e caratura tecnica e morale, ma è necessario integrare una punta dalle analoghe movenze: senza voli pindarici ed inutili sogni nordici ad occhi aperti (si leggono troppe fantasie in queste ore), farebbe al caso di Pioli un buon centravanti, di bassa classifica e basso ingaggio ma elevata fame di gol e voglia di sportellate e sponde. 

Attendiamo fiduciosi e consapevoli, riponendo le nostre speranze nell'operato intelligente della premiata ditta Maldini-Massara. Intanto abbiamo l'obbligo di gettare il cuore e le gambe oltre gli ultimi tre ostacoli dell'anno: uscire indenni dalle sfide con Genoa, Sassuolo e Lazio, prolungando la striscia positiva nonostante tutto, potrebbe essere davvero decisivo nella lunga volata per un posto in Champions, vero ed unico obiettivo della stagione milanista.