Si vive di passione calcistica nata quando? In noi perché, per effetto di cosa?
E' l'adolescenza che accompagnò tutto ciò, quando quelle domeniche fredde, dopo quel pranzo familiare senza senso se dimensionato a che cosa sarebbe venuto dopo, dopo le 14,30... diventavano il paradiso del cuore e del sentimento sportivo... nei primi anni che ricordo il primo tempo delle partite non veniva trasmesso per radio, ma i collegamenti iniziavano con i secondi tempi...
E le voci di Ameri, Ciotti, Provenzali, Bortoluzzi divenivano le voci di angeli in paradiso con cui collegarti e vivere una dimensione iperuranica. Potevi avere 38 di febbre o una gamba paralizzata, ma eri in estasi e nulla esisteva tranne che quelle mitiche voci che riuscivano in modo perfetto a rappresentare le gesta dei tuoi eroi.

"Scusa Ameri, qui è Ciotti da Torino, Juve in vantaggio!", come una fantasia, come un dolce, come il primo bacio di quella ragazza che adoravi.
Il nostro calcio di passione nasce lì, quando le immagini televisive erano ancora un po' rarità, quando non eravamo tempestati di immagini e partite la cui visione poter scegliere, come oggi, fra mille emittenti.
E quella dimensione trovava lo stesso tipo di realizzo con l'Album Panini, con quelle foto mitiche... una figurina trovata o mancante come un regalo di Natale.
In questo contesto di adolescenza privilegiata, con valori interiori sensibili quanto profondi, nasce il mio amore per il calcio non come semplice sport, ma come dimensione ultraterrena, come fantasia emotiva.
Quei minuti, quel sognare hanno rafforzato il mio cuore, non solo sportivo, ma anche di persona, di essere umano.
Un ragazzo che gioca la sua crescita basandosi su quei valori che oggi ritrova nella sua professione.
Il ricordo non è una dimensione nostalgica da censurare, ma una base su cui analizzare il presente e sviluppare ancora di più il proprio talento.
Grazie Ameri,
a te Valenti