Il 5 dicembre 2018  a Casa Milan è atterrato un alieno. Un alieno un po' particolare, dalle sembianze molto umane, con la pelle decisamente rosea anziché verde ed una simpatica pelata al posto delle antenne, ed il suo pianeta di provenienza si chiama Johannesburg, via Londra, e non Marte o Alpha xxx, ma pur sempre di un alieno si tratta.

Il suo nome è Ivan e di cognome fa Gazidis.

Ironia a parte, già dalle prime battute il manager anglo sudafricano è apparso come un corpo estraneo che cercava con la forza di penetrare nella monade rossonera, roccaforte della tifoseria più conservatrice e sciovinista d'Italia. 

Troppo freddo, troppo pacato, troppo attento a far quadrare i conti, troppo british, e per questo percepito come distante dal tifoso milanista medio, nonostante le critiche per gli ultimi anni un po' bui in fondo in fondo nostalgico del carattere sanguigno ed istrionico del duo Berlusconi-Galliani.

Non particolarmente apprezzata è stata anche la cosiddetta linea verde dettata dal nuovo arrivato, ovvero lo stop ad acquisti di giocatori "maturi", che ha comportato il rinvio di un anno del ritorno del grande ex sempre rimpianto Zlatan Ibrahimovic.

I contrasti fra Gazidis e Leonardo, reo di aver fatto un mercato decisamente dispendioso, ma che non ha portato i frutti sperati sono stati l'elemento scatenante delle dimissioni del dirigente italo-brasiliano, per la verità ben felice di riabbracciare gli sceicchi del Psg ed i loro petrodollari.

Col senno del poi visto che fine hanno fatto gli acquisti di Leo, Caldara regalato all'Atalanta senza praticamente aver mai debuttato in rossonero, Piatek sbolognato dopo solo un anno ad una squadra di mezza classifica della Bundesliga e Paqueta' ad immalinconire in panchina, il dubbio che la ragione, o quantomeno buona parte di essa, fosse dalla parte del sudafricano sorge legittimo.

L'estate del 2019 si preannuncia abbastanza turbolenta. È la fine di maggio quando le voci secondo cui anche Maldini potrebbe seguire le orme del suo ex compagno di squadra e dare le dimissioni si rincorrono.
Stando alle più accreditate voci giornalistiche il ruolo di responsabile dell'area tecnica rossonera sarebbe stato offerto a Luis Campos.

Classe '64 portoghese, ex allenatore, con modeste fortune, ed ex talento scout, eminenza grigia del "Monaco delle meraviglie" dei primi anni della proprietà russa, e particolarmente apprezzato dal fondo Elliott, e pare anche dallo stesso Gazidis, per la il suo lavoro di valorizzazione di giovani talenti semi-sconosciuti al Lille.

La piazza milanista non ci sta! Il nome di Campos riceve una valanga di feedback negativi. Il nome del portoghese non è gradito. Il suo legame col super procuratore Jorge Mendes fa paura. Si teme che possa trasformare il Milan in un Wolverhampton, la squadra inglese nota per il forte legame con l'agente lusitano, ma che detto per inciso si sta rivelando una delle sorprese della Premier League di quest'anno, o peggio in un Lille 2.0, una sorta di Atalanta ma in salsa di baccalà, il piatto nazionale portoghese, con i migliori talenti autoctoni venduti per fare cassa e sostituiti da coetanei connazionali del buon Campos. Tanti piccoli Andre' Silva. Insomma l'incubo peggiore per il milanista medio. 

Tant'è che la famiglia Singer torna sui suoi passi e la famosa intervista alla Gazzetta dello Sport di "Elliott ha salvato il Milan dal fallimento", che attirerà sul povero Gazidis l'imperitura fatwa del Cavalier Berlusconi, in realtà contiene anche l'importanza annuncio del no a Campos e dell'offerta del ruolo di responsabile dell'area tecnica proprio a Paolo Maldini.

L'ex numero 3 rossonero, dopo qualche indecisione di troppo nell'accettare l'incarico, si metterà al lavoro scegliendo come suo fedele scudiero un altro storico ex del Milan glorioso ovvero Zvonimir Boban.

Fra Maldini e Gazidis le cose non saranno rose e fiori fin da subito. Il primo duro banco di prova sarà la scelta dell'allenatore. I veti incrociati, di Gazidis ad allenatori con uno stipendio troppo "pesante" e di Maldini ad allenatori stranieri, porteranno ad una scelta quantomai infelice ovvero Marco Giampaolo, tecnico si italiano ma ritenuto da Maldini portatore di un gioco propositivo ed "europeo" e figura in grado di esaltare un gruppo giovane.

Anche il mercato sarà un continuo tira e molla. La pesante situazione economica, duramente attenzionata dalla Uefa, per usare un eufemismo,non consente di spendere cifre esagerate e la linea dettata da Gazidis, su indicazioni della proprietà perché non è mica lui il proprietario del Milan, di puntare su profili giovani e futuribili e dai costi non esagerati sia per quanto riguarda il cartellino che lo stipendio causerà qualche difficoltà.

Il mercato in entrata tuttavia sarà nel complesso positivo nonostante qualche operazione poco gradita alla tifoseria. 

Tuttavia l'estate è stata pesantemente condizionata dalla difficoltà a cedere diversi giocatori che per un motivo o per l'altro non erano più indispensabili, ma la cui cessione avrebbe portato qualche soldo utile da reinvestire nel mercato.

L'errore più clamoroso però è stata la scelta della guida tecnica. Giampaolo, per quanto poco accontentato in sede di mercato, si è rivelato da subito un tecnico inadeguato, di scarsa personalità, talebano tatticamente e non in grado di valorizzare i nuovi acquisti.

Ad ottobre la stagione era già di fatto abbastanza compromessa. Tuttavia si è tentato di salvare il salvabile esonerando Giampaolo, che ormai aveva perso la bussola.

La scelta del sostituto, dopo un tentativo per Luciano Spalletti scontratosi con il notorio attaccamento al vile danaro del tecnico di Certaldo, è caduta su Stefano Pioli, un tecnico dal profilo medio-basso, un onesto mestierante in grado di portare a termine con dignità la stagione e di lasciare, eventualmente, le mani libere per giugno. 

Inizialmente il cambio in panchina non sembra dare gli effetti sperati e la situazione non cambia di molto rispetto a Giampaolo.
Poi alla fine di dicembre la svolta.
Vista la tragicità della situazione, la sconfitta per 5-0 per mano dell'Atalanta è un'umiliazione che brucia come un fuoco di Sant'Antonio, e le condizioni particolarmente vantaggiose la proprietà Usa, con buona pace di Gazidis, autorizza il ritorno del diversamente giovane Ibrahimovic.

Il cambio di modulo spinge prima in panchina e poi lontano dai cancelli di Milanello alcuni giocatori che fino a quel momento sembravano intoccabili come Suso e Piatek  ed esalta i nuovi acquisti, in particolare Bennacer, preferito all'italiano Stefano Sensi, poi accasatosi ai cugini nerazzurri e dopo un avvio scoppiettante finito in panchina complice qualche infortunio di troppo e Rebic, fino a quel momento una sorta di oggetto misterioso. Senza dimenticare lo straordinario Theo Hernandez, giocatore che non avrebbe sfigurato neanche nel Milan vincente, con buona pace di quei tifosi che gli avrebbero preferito il nativo di Cernusco sul Naviglio Biraghi.

Ibra pur non essendo più quel giocatore devastante di qualche anno fa dimostra di essere in ottime condizioni fisiche e con il suo carisma si rivela una sorta di allenatore in campo per la banda di ragazzini in maglia rossonera. Complice la classifica decisamente corta il Milan si riporta a ridosso della "zona Europa".

Tutto è bene quel che finisce bene? Purtroppo no... Come un fulmine a cielo sereno la Bild, autorevole testata tedesca, lancia la bomba "trattativa in fase avanzata fra il Milan e Ralf Rangnick!"

Poco conosciuto ai calciofili italiani si tratta di un tedesco in grado di disimpegnarsi sia come allenatore che come direttore sportivo. Di fatto l'artefice del successo del progetto sportivo del colosso Red Bull.
La notizia viene subito confermata dal francese "L'equipe" e da "calciomercato.com".
A quel punto qualcosa deve pur bollire in pentola e ad una domanda diretta in tal senso arriva la secca risposta di Paolo Maldini "Ralf Rangnick è sicuramente un profilo valido ma non è adatto al Milan!".

Tuttavia le voci non si placano e la remuntada nerazzurra nel derby non contribuisce di certo a puntellare la panchina del buon Pioli.

Iniziano così ad uscire le prime voci di profondi contrasti fra Gazidis, grande sostenitore di Rangnick, figura che incarna perfettamente la sua filosofia di valorizzazione dei giovani e di parla un gran bene il suo stretto collaboratore Almstad, e Maldini, supportato da Boban, che invece preferirebbe un allenatore pane e salame, italiano e perché no italianofilo, e si fa il nome di Massiliano Allegri, ovvero la provincia più conservatrice che ce l'ha fatta e si traveste da profilo internazionale. 

L'intervista alla "Gazzetta dello Sport" di Gazidis del 22 febbraio sembra gettare acqua sul fuoco invece una contro-intervista di ieri di Boban vi getta una secchiata di benzina.

Il rapporto fra AD ed i due ex giocatori adesso a capo dell'area tecnica appare insanabile ed un addio a fine stagione sia di Boban che di Maldini tutt'altro che remoto. In tal caso avrebbe vinto la linea del sudafricano ed il nuovo allenatore dovrebbe essere Ralf Rangnick. Si parla anche di un ruolo da dirigente o da consulente per l'ex Chelsea e Monaco Michael Emenalo.

I tifosi ovviamente si schierano con Maldini e Boban. Gazidis per loro non è altro che un alieno che doveva portare sponsor e non ne ha portato, anche se è in realtà notizia di queste ore l'accordo con due piattaforme di trading, mentre Maldini rappresenta il Milan glorioso e la milanesita'. Inoltre la paura della perdita dell'identità italiana milanese e milanista è troppo forte per una tifoseria romantica conservatrice e sciovinista come quella rossonera.


Io invece sono controcorrente e sto con Gazidis. 
Siamo arrivati ad un punto in cui bisogna avere il coraggio di guardare avanti, resettare il passato glorioso e ripartire da qualcosa di veramente nuovo e di diverso ma non per questo necessariamente peggiore... bisogna avere il coraggio di cambiare.

E se credete ora che tutto sia come prima perché avete votato ancora Boban e Maldini convinti di allontanare la paura di cambiare...

Chiedo venia a Fabrizio De Andre' per questa piccola rivisitazione in chiave rossonera della canzone del maggio.