Ridere per non piangere.

Ormai a noi tifosi di questo Milan sempre più disastrato non rimane che l'ironia.

Ormai la stagione è andata, resta un'ultima, flebile, fiammella di speranza legata al possibile ritorno di Zlatan Ibrahimovic.

Ed anche questo la dice lunga su come siamo messi. Sperare che un fuoriclasse assoluto, ok su questo non ci piove, ma 38enne si degni di sceglierci come ultimo contratto importante della sua carriera. E non è neanche così scontato che ciò avvenga. Il rischio che il suo potentissimo agente Mino Raiola "giochi sporco" usando il nome del Milan per strappare condizioni migliori per il suo assistito altrove o che il plenipotenziario della proprietà Ivan Gazidis stabilisca che per quanto disperati non è il caso di svenarsi per un giocatore così "anziano" è dietro l'angolo.

Occorre raggiungere il prima possibile la quota salvezza per scacciare i peggiori fantasmi e poi archiviare questa sciagurata stagione e programmare, BENE, la prossima.

Serviranno dei grandi cambiamenti. Innanzitutto in dirigenza. Dispiace per una bandiera come Maldini e per un altro grande ex come Boban ma ad un che non ha gigantesche risorse economiche serve gente che faccia il dirigente di professione, che sappia sporcarsi le mani ed abbia una fitta rete di contatti in Italia ma soprattutto all'estero. E soprattutto abbia il coraggio di accompagnare coattivamente all'uscita di Casa Milan quei giocatori che non fanno la differenza in campo ma possono fruttare qualche soldino utile da reinvestire nel mercato.

Ad avviso di chi scrive la figura ideale per la rinascita del Milan sarebbe Luis Campos. Tuttavia, consapevole di alcune criticità di Campos legate alla scarsa conoscenza della realtà calcistica italiana ed alla vicinanza al malvisto potentato Gestifute, ritiene che tali aspetti possano essere mitigati dall'affiancamento di Campos con una figura dirigenziale italiana. Per esempio Giovanni Sartori o il sempreverde Ariedo Braida.
Ma la rivoluzione dovrà riguardare anche la panchina. L'errore principale di quest'anno, causa di tutti i successivi malanni a catena è stata un'errata scelta della guida tecnica.

Dopo Don Marco, modesto parroco di campagna in gita in Vaticano e Padre Pioli, piuttosto avaro di miracoli a dire il vero, serve un deciso upgrade religioso. Serve Jesus!

Ovviamente stiamo parlando di JORGE JESUS!

L'esperto, classe 1954, tecnico portoghese fresco vincitore del double sudamericano Brasileirao-Copa Libertadores alla guida dei rossoneri carioca del Flamengo.

Figura forte e carismatica, vestito sempre di nero, una sorta di omaggio alla madre scomparsa all'inizio della sua carriera da allenatore, chioma bianca fluente voce arrocchita dal fumo, allergia ai social, viene considerato in patria una sorta di antitesi del fighettissimo connazionale Jose' Mourinho. Nell'iconografia popolare lusitana Jesus sobrio schifo e di origini proletarie rappresenta un Portogallo più malinconico e tradizionale mentre Mourinho mediatico modaiolo e di origini altoborghesi rappresenta un Portogallo più moderno e glamour.

Tuttavia nonostante le apparenze il calcio praticato da Jesus è tutt'altro che rozzo e basico.

Il tecnico originario di Amadora adotta come modulo di base un 4231 che può diventare un 442 in fase difensiva oppure un 433 con un mediano alla Matic a protezione della difesa ed a supporto di due mezzali di qualità.

I punti di forza delle sue squadre sono una pressing attento in difesa ed una fase offensiva calma ragionata basata su azioni palla a terra e sulla costruzione della manovra con densità intorno alla sfera.

Jesus può essere il cavallo vincente ma andrà sicuramente supportato sia a livello ambientale che in fase di mercato.

Altrimenti per il Milan non rimane che lo Spirito Santo e non si tratta del connazionale di Jesus Nuno Espirito Santo.