Seconda amichevole in Giappone e secondo pareggio per la Roma. La breve tournée in terra asiatica si chiude con il pirotecnico 3-3 in rimonta, nella gara contro i freschi campioni giapponesi dello Yokohama Marinos.
Mourinho insiste con il fidato 3-5-2 e non propone troppe sorprese.
In porta ancora Svilar, a caccia di minuti che confortino la legittimità del suo ruolo di dodicesimo. In difesa il consueto trio con un Kumbulla in rilancio, che prova a consolidare l’ambizione a un maggiore impiego.
Esterni l’ormai “incontrastato” Celik a destra e il baby Missori. Linea mediana completata dall’emergente Tahirovic, poi Matic e Camara. In attacco il mobile El Shaarawy più il solito Abraham.

Bastano pochi minuti per accorgersi che i giapponesi hanno regolato l’intensità agonistica a un livello un po' più alto di una semplice amichevole. E sono minuti di sofferenza, perché la Roma istituzionalmente non ha un gran ritmo, e certo gli stimoli da partita di fine stagione non aiutano.
Fatto sta che al 9°, dopo aver rischiato un paio di volte con incursioni avversarie innescate da una fallita costruzione dal basso, la Roma è già sotto.
Il gol di Eduardo, quasi indisturbato dalla contraerea giallorossa, pesa alquanto sulla coscienza di Svilar, poco reattivo e troppo goffo nel contrapporsi al ravvicinato colpo di testa del centrale brasiliano.
Lo svantaggio non sveglia a dovere la Roma, che continua a macinare il suo lento tentativo di gioco. Centrocampo strutturalmente troppo schiacciato ed esterni sempre poco disinvolti nell’altrui metà campo. Anche la cifra di dinamismo ascrivibile a Camara incide poco, e l’elemento di rottura incarnato dal lancio di Tahirovic ha vita breve, poiché il talentuoso svedese deve arrendersi al 31° per un problema muscolare. Bove, che ne prende il posto, riserva quasi comprensibilmente, le cose migliori alla seconda frazione.
Dopo i tentativi di Ibanez e Abraham, il primo tempo si chiude con il comico raddoppio dello Yokohama: tiro da fuori concesso a Nishimura, il cui destro si stampa sul palo e rimbalza in rete carambolando sulla schiena di Svilar.
Stavolta l’estremo difensore è più sfortunato che colpevole ma tale constatazione non ripulisce dalle perplessità il valore della sua prestazione.
I cambi all’intervallo mutano lo spessore dell’impronta offensiva dei giallorossi. Inserendo Shomurodov Volpato e Zaniolo per Matic Missori e Abraham, Mourinho prova a ridisegnare la Roma, retrocedendo El Shaarawy esterno mancino.
La Roma comincia a ingranare, e gran parte del merito è della brillantezza di Zaniolo, che ricuce la frattura tra centrocampo e attacco. Le rinomate progressioni dell’ala portano, dopo un paio di occasioni sprecate e un super assist oltraggiato da Shomurodov, al gol dell’1-2.
Il numero 22 sfrutta la puntuale imbucata di Volpato e di sinistro segna il primo gol romanista di questa tournèe.
Neanche il tempo di ripartire, e lo Yokohama ristabilisce le distanze col destro di Matsubara (ancora da fuori, quasi a sottolineare l’impreparazione della difesa giallorossa nella fattispecie), che sorprende l’incolpevole Boer (nel frattempo subentrato a Svilar).
Potrebbe essere il gol che chiude la contesa, ma la girandola di cambi del tecnico Muscat, alla lunga ha l’effetto di abbassare il tasso tecnico-agonistico dei suoi. Per contro la Roma, dopo una laboriosa carburazione sembra girare sempre meglio. E, sia pure a ridosso del finale, l’ovvia conseguenza è l’inversione dell’inerzia della partita.
Così Ibanez approfitta di una leggerezza in disimpegno, per infilarsi (dopo un anticipo esemplare) in area avversaria e culminare l’affondo con un destro vincente. La Roma preme, e dopo le proteste per un fallo in area su El Shaarawy (87°), arriva il pari col comodo tocco sottomisura di Shomurodov che raccoglie un altro assist di Volpato.
C’è persino il tempo di bruciare l’occasione di un clamoroso 4-3 costruita sul cruciale asse Volpato-Zaniolo.

Il pari finale va in archivio e la partita, sia pur nei limiti della relatività imposta da una gara amichevole, lascia comunque qualche indicazione. Ad esempio l’ennesima costante stagionale di una Roma che si accende solo dopo aver consumato una prima frazione dimenticabile. E il cambio di passo nell’incisività offensiva che si realizza ogni volta che Mourinho trova il coraggio di sbilanciare questo 3-5-2 conservativo, magari aggiungendovi l’ardire di panchinare il sempre più censurabile Abraham. L’appannamento ormai cronico del centravanti inglese fa apparire ancora più netta la percezione che gli unici lampi di vivacità dell’attacco romanista, siano ottenibili solo dal ricorso (pur ragionato) ai vari Volpato e Tahirovic, oltre che dall’incoraggiante ultimo mese di Zaniolo.

In attesa del mercato, tra nomi annunciati e ipotesi futuribili, resta la valorizzazione dell’organico attuale la più grande risorsa per il tecnico portoghese.
Nel bilancio delle note confortanti, la gita in Giappone ha proposto solo questo. Sicuramente poco per incoraggiare la complicata rincorsa Champions, ma abbastanza per poter presentare una Roma più gradevole da gennaio, alla ripresa del campionato.