Con la malcelata supponenza che spesso ci contraddistingue, qui in Italia guardiamo ancora con superiorità e diffidenza tecnica al massimo campionato di Turchia: la Süper Lig.
L’approdo nell’ex Impero Ottomano di tanti giocatori provenienti dalla nostra serie A, è percepito quasi come l’immagine mitologica del cimitero degli elefanti. Il che in parte, potrebbe impedirci di apprezzare la crescita del calcio turco, sottovalutata proprio come quella dello stato transcontinentale che la esprime.

La prima domanda da porsi per autenticare l’asserito divario col campionato turco, è la seguente: i giocatori che la Süper Lig importa dalla nostra Serie A, sono davvero tutti esuberi a caccia di una pensione d’oro?
Proviamo una rapida verifica.
L’ex centravanti del Cagliari (con parentesi Azzurra) Joao Pedro, ha trovato ingaggio e ambizioni migliori al Fenerbahce, ma la decina di presenze collezionate fin qui e appena un goal, sono lo stesso ruolino a cui potenzialmente poteva ambire restando a fare la terza/quarta punta all’Inter o alla Juve.
Nella rosa del Galatasaray invece, oltre a Muslera che in serie A si ricorda per qualche errore di troppo, (ma a Istanbul l’uruguagio è capitano e titolare da anni oltre che bandiera della nazionale Celeste) ci sono altri emigrati del nostro campionato. Ad esempio scommetto che, anche se a Napoli hanno mirabilmente il trovato modo di non rimpiangerlo, a un prezioso jolly d’attacco come Dries Mertens, molti club italiani avrebbero potuto offrire un’altra possibilità, con buone probabilità di esser facilitati nel turnover pre-mondiale (un esempio: il Milan).
E sicuramente, uno come Lucas Torreira che ha deluso altrove, ma in Italia (Sampdoria e Fiorentina) ha sempre offerto un rendimento apprezzabile, sarebbe servito a una Roma perennemente alla ricerca d’identità in mediana.
Al centrocampo di Mourinho poi, non avrebbe guastato neanche il riscatto di Sergio Oliveira, visto che l’ex Porto arrivato a Roma a gennaio, pur senza strafare, è stato un sottovalutato elemento nella rinascita primaverile che ha portato alla vittoria europea.
Nel Trabzonspor campione in carica, dove in passato ha provato a reiterare qualche strappo il buon Gervinho, suscitano pochi rimpianti i vari Denswill, Bruno Peres e Stryger-Larsen.
Ne lascia qualcuno in più Marek Hamsik, che ormai dall’estate 2021 gioca in riva al Mar Nero, ma di anni ne ha già 35.
Nel Besiktas dell’ex stella del Tottenham Dele Alli, ha trovato continuità anche Salih Uçan, oggetto misterioso Sabatiniano, e gioca pure Rachid Ghezzal, inespresso nella pur breve permanenza in viola.
Tra i rossoneri del Karagümrük, si è formata una piccola enclave italiana: sotto la guida tecnica di Andrea Pirlo, ci sono i connazionali Viviano, Biraschi, Matteo Ricci e Borini. Oltre all’ex Atalanta Ebrima Colley, e dal prossimo gennaio anche Adem Ljajić (quasi 200 gettoni in A).
Nel sorprendente Adana Demirspor di Vincenzo Montella c’è ancora spazio per l’ormai trentottenne Inler. Anche l’argentino Biglia (ex Lazio e Milan) e Okaka, ambedue in forza ai “ministeriali” del Basaksehir, hanno raggiunto la calcistica età pensionabile, così come gli ex milanisti Bertolacci (Kayserispor) e Luiz Adriano (Antalyaspor).

Ed ecco Icardi, chiaramente il nome più in vista in questo elenco di ex Serie A trapiantati in Turchia.
L’attaccante, in realtà è solo in prestito al Galatasaray, poiché il suo cartellino appartiene ancora al Paris Saint-Germain.
In Francia, tappa intermedia nel viaggio verso la Turchia, l’argentino non ha impressionato, disperso nell’abbondanza di stelle del team parigino. E così Maurito ha forzato l’ennesimo addio.
Al Galatasaray, nonostante le sue indiscutibili doti tecniche, Icardi non si è imposto. Neanche in Süper Lig, un cosiddetto “torneo minore”.
Ed è stata proprio la sua fin qui deludente stagione a farmi riflettere sul peso specifico del campionato turco.
Perché è vero che giocatori e allenatori fin qui elencati non sono primissime scelte, e tutti hanno avuto motivi validi per cercare un personale rilancio altrove, così come i nostri club, hanno il diritto di lasciare andar via un tecnico in crisi o un ultratrentenne dalle esose richieste, ma l’idea che la Turchia sia il cimitero degli elefanti del nostro campionato, potrebbe diventare una superficiale sottovalutazione che un movimento calcistico un pò declinante come il nostro dovrebbe evitare.
Per altro siamo sul divano a guardare i mondiali esattamente come loro.
Nella serie A turca poi, c’è un po di tutto. Ci sono anche veri e propri scarti, ma tra i tanti giocatori che provengono da campionati europei come Premier e Liga, o tra quelli che arrivano dal Sudamerica, ci sono anche profili interessanti, tutt’altro che bolliti, per i quali il mercato turco è un’opportunità di rilancio, piuttosto che un paradiso per esuberi.
Forse considerarli come una sorta di cassonetto indifferenziato della serie A, è una presunzione eccessiva che ormai non possiamo più permetterci (vedi Fiorentina in Conference).