L’eloquente 0-4 dell’Olimpico, che certifica ufficialmente la crisi del Milan, conclude il girone d’andata di un campionato che per ora ha un indiscusso e (almeno nei pronostici) sorprendente padrone. Il Napoli profondamente rinnovato in estate, ha preso da subito il comando del torneo: un governo quasi indisturbato, fondato sulla formidabile qualità del gioco espresso, e autenticato dalla forza dei numeri. Gli azzurri hanno chiuso il girone raccogliendo 50 punti sui teorici 57 a disposizione, hanno il migliore attacco (con distacco) e la miglior difesa. Inoltre, inciampo con l’Inter a parte, non sembrano conoscere il logorio ne sembrano soffrire le ansie derivanti da una leadership così fragorosa. Il possibile terzo tricolore del Napoli sembra essere l’unico orientamento ben delineato riguardo ai pronostici finali dell’attuale serie A. Già, perché al seguito degli uomini di Spalletti, la classifica assembra 5 squadre in soli 3 punti (senza contare la Juventus che al netto della penalizzazione appaierebbe il Milan a 38).

Un gruppetto di formazioni parecchio eterogeneo quanto ad ambizioni e tendenze, ma accomunato dallo stesso alternante rendimento, aspetto per ora decisivo nell’accumulare distacco dal Napoli in fuga. A cominciare dal Milan, che dopo un biennio d’oro pare essersi piantato. Che Pioli abbia smarrito la bacchetta magica o semplicemente Massara sbagliato mercato estivo, resta il fatto che i rossoneri attualmente sembrino valere anche meno di un rassegnato secondo posto a -12. L’Inter è ancor di più il ritratto dell’incostanza, con 6 sconfitte già subite e il destino dell’attacco fin qui praticamente appeso alle prodezze di “nonno” Dzeko, si direbbe che anche l’altra metà di Milano incoraggia poco le aspettative di una rincorsa scudetto. L’Atalanta sembra aver ormai riconquistato un passo attendibile, e con la prospettiva di una primavera depurata da impegni europei, può rilanciare una convincente candidatura Champions come massima ambizione. Inquadramento simile per la Lazio, sempre più “Sarrista” e in qualche modo affidabile, ma come i bergamaschi attualmente poco coinvolgibile in discorsi scudetto. Ci sarebbe da menzionare pure la Juventus, fin qui l’unica squadra insieme al Napoli ad aver fatto filotto di vittorie in campionato, ma i bianconeri esiliati dalla giustizia sportiva a centro classifica, ad oggi devono ridurre il proprio orizzonte alla semplice conquista di un onorevole piazzamento.

Al mini torneo che assegna i residui 3 posti Champions partecipa pure la Roma. I giallorossi continuano a mostrare una discreta solidità, a dispetto (o forse più facilmente proprio grazie a questo) di una qualità della manovra decisamente opaca. E in trasferta, lo dicono i numeri complessivi e il dettaglio degli scontri diretti, rendono meglio che in casa. A Napoli Mourinho come nella gara di andata, verosimilmente proporrà il solito copione: un calcio conservativo di opposizione, teso a sfibrare la consistenza del palleggio degli uomini di Spalletti. Magari in attesa del contropiede giusto o del classico colpo da calcio piazzato. Il Napoli resta ovviamente favorito, ma il primo big match del girone di ritorno rappresenta per i partenopei una discreta trappola potenziale e l’attuale Roma, pur nei suoi limiti, avanza una candidatura molto autorevole al ruolo di guastafeste. Ruolo che peraltro non gli è nuovo, poiché la storia racconta che la Roma lo interpretò efficacemente proprio ai danni del Napoli giusto 35 anni fa.

Succede nella primavera del 1988: il Napoli sta dominando quel campionato proprio come oggi. Anche allora lo inseguono a distanza il Milan secondo a -5 e la Roma terza. I campani (campioni in carica) dopo 20 giornate hanno conquistato 35 punti su 40 (record per la serie A a 16 squadre) e in casa sono addirittura a punteggio pieno. In estate l’arrivo di Careca ha completato l’attacco stellare degli azzurri: il tridente soprannominato Ma.Gi.Ca. (Maradona, Giordano, Careca - nota per gli under 30) è il più prolifico del torneo e Maradona è il capocannoniere del campionato. La Roma di quella stagione è affidata a un vecchio saggio della panchina (il barone Liedholm all’ennesimo ritorno nella capitale) e pur rimanendo distante dal rendimento del Napoli, ha fin lì disputato un dignitoso campionato, allineato con le aspettative e coerente col valore tecnico della rosa.Alla sesta di ritorno, in quel marzo’88 si gioca un Napoli - Roma che profuma di bis tricolore per Maradona&Co. Anche Liedholm prepara una partita di attesa e contropiede, consapevole della disparità delle forze in campo. Proprio come il suo omologo Mourinho in questi giorni.

In campo a sorprendentemente il Napoli si fa irretire dalla ragnatela della Roma, che in contropiede trova pure il guizzo del goal, con Giannini che fissa la prima frazione sullo 0-1. Ottavio Bianchi (tecnico dei napoletani) scuote i suoi e nella ripresa è un altro Napoli. Le occasioni fioccano, ma ci pensano la fortuna e il portiere Tancredi a salvare ripetutamente la Roma dal pari. Poi a ¾ di gara altro contropiede mortifero, stavolta con Oddi che rifinisce un’altra fuga di capitan Giannini, e la Roma raddoppia. Il Napoli accorcia con Careca solo a dieci minuti dalla fine. Prova l’assalto finale, ma il meritato pareggio non arriva. La Roma espugna il San Paolo con un sorprendente 2-1. Tuttavia per gli azzurri sembra una sconfitta indolore, tanto più che il Milan di Sacchi si è incartato contro il quasi “fatal” Verona. Finisce 0-0 a S.Siro e per i rossoneri solo un modesto punticino rosicchiato.

Eppure, anche se in pochi l’hanno percepito, nell’inossidabile scafo di quel Napoli si è aperta un’impercettibile crepa che presto diventerà una falla decisiva nel pregiudicare la navigazione verso lo scudetto. Dopo quella sconfitta, infatti, la squadra di Bianchi non tornerà più al rendimento precedente, e proverà semplicemente ad amministrare il vantaggio che, complice la crescita del Milan, si ridurrà al minimo (+1) alla vigilia dello scontro diretto con i rossoneri. Il Milan vincerà 3-2 al San Paolo (doppio Virdis e Van Basten) sorpassando il Napoli e mettendo le mani sullo scudetto, anche se per l’aritmetica del titolo dovrà attendere la trasferta di Como all’ultimo turno. Il Napoli invece chiuderà con appena 2 vittorie nelle ultime 9 gare di campionato, e quel tricolore sfumato così maldestramente lascerà strascichi velenosi. Prima l’ammutinamento contro Bianchi, ufficializzato con un esplicito “comunicato” dei giocatori e poi la successiva epurazione dei responsabili (individuati dal general manager Luciano Moggi) di quella discutibile iniziativa. Toccherà a Bagni Ferrario Garella e Giordano, puniti con l’esclusione nell’ultima di campionato contro la Samp e poi con la cessione in estate, diventare i capri espiatori del mancato bis tricolore.

Il Napoli sarà costretto a rinnovarsi pesantemente in estate, mentre il Milan degli olandesi userà quello scudetto come innesco di un ciclo vincente, con la serie di titoli internazionali che consegnerà alla storia la presidenza Berlusconi. Ecco, se la storia insegna qualcosa, farà bene Spalletti a mantenere alta la tensione e considerare la Roma una potenziale trappola. Lasciando semmai ai tifosi azzurri i doverosi scongiuri del caso.