Non si può restare lontano da Higuaìn, non si può evitare di parlare del colpo mediatico dell'estate 2016 e faccio fatica a non pensarci ogni giorno. C'è qualcosa di troppo forte in tutto ciò, non me lo aspettavo e non ero pronto, probabilmente non lo sono tutt'ora e questo spiega il mio costante spaesamento.
3 Aprile 2016, Udinese - Napoli, l'epitaffio recita così: al 57' Higuaìn viene espulso per somma di ammonizioni. L'argentino, rabbioso, esce dal campo, scuote la testa, ripete tra sé e sé che là non si può vincere, che con questa squadra non si può puntare al campionato, figurarsi all'Europa.
Pochi mesi dopo impazza il calcio mercato, fatto più di titoli di giornali che di trattative vere e proprie. Gonzalo aspetta un segnale da parte di De Laurentis, vuole provare a vincere a Napoli ma ha bisogno di una squadra alla sua altezza. Arrivano Hisaj e Giaccherini, di là Pjanic, Alves, Benatia. Forse, così, è troppo.
Higuaìn non è un giocatore bello da vedere, non è elegante e sinuoso, non ha quella leggerezza ai piedi che gli fa carezzare i fili d'erba senza rovinarli.
Higuaìn è Barbaro. Strabordante, potente, cinico e finale. L'applicazione concreta e razionale dell'impeto di Henry David Thoreau al calcio (ammesso che a Thoreau gliene importasse qualcosa di calcio). A volte quell'impeto deraglia chissà dove e chissà contro chi, ma il gioco vale sempre la candela.
Il bilancio 2015-2016 del Barcellona sarà di 679 milioni di euro. Quasi un centinaio in più dello scorso anno. Quello della Juve dovrebbe essere cresciuto di circa una trentina di milioni. E' la forbice di questo mondo che si sta aprendo sempre di più, per tutti noi, e che renderà i ricchi sempre più ricchi e magari il mondo come una grande baraccopoli. Forse ha ragione Buffa quando dice che i brasiliani salveranno il mondo. Loro vogliono conviverci con le favelas. La Juve non vuole diventare una periferia del calcio, servono ricavi, servono sponsor, serve disancorarsi dal calcio italiano e fare risultato in Europa per non perdere l'ultimo treno. A questo ritmo continuare con un mercato di prospettiva significa accontentarsi della Serie A e diventare uno dei tanti Leicester europei, favelas attorno al Camp Nou, al Bernabeu, all'Old Trafford e all'Allianz Arena, come le favelas attorno agli stadi brasiliani.
E' tutto in funzione di Higuaìn, una storia strana e dai contorni non ben definiti che fatico a unire e ad analizzare. Una storia di cui si vedrà la fine nei prossimi due anni.
Oggi riguardo i 91 gol fatti da Gonzalo nel Napoli e provo nostalgia. Non riesco bene a capire il perché ma mi sento quasi in colpa. In colpa per averlo tolto ai napoletani. In colpa per non vederlo più con quella maglia (anche se la seconda maglia della Juve ci si avvicina). In colpa per non averlo più come avversario e bestemmiare e ammirare il giocatore che segnava ogni domenica, come fosse un dio oscuro, pagano, barbaro e finale, che intimorisce ed entusiasma, un baccanale del calcio una volta a settimana. Forse troppo per i napoletani, di sicuro troppo per me.
Ho l'impressione di aver perso qualcosa in tutto ciò, di essermi perso dentro qualcosa che non è più calcio ma che è più vasto e più grande. Qualcosa che ha a che fare con una montagna di soldi e l'impressione sempre più marcata che questo gioco sia diventato un pay-to-win per gli Smartphone, ed io non sono pronto.
Riguardo ancora i 91 gol di Higuaìn e mi sembra di perdere il contatto più intimo e profondo con il calcio, e forse è per questo che mi dà fastidio il soprannome "Pipita", perché era il soprannome che gli davano a Napoli, che hanno invocato troppe volte, con cui hanno sognato e il calcio aveva un sapore diverso. Non ci riesco, fa male persino a me pensare Higuaìn alla Juve.
La Juve magari aprirà una nuova serie di vittorie, forse ben più importanti, ma io mi sento stranamente svuotato, stranamente triste. In futuro esulterò per Gonzalo, lo applaudirò e ne gioirò, ma non riuscirò mai a chiamarlo "Pipita" senza provare un forte imbarazzo, perché quello era il sogno di qualcun altro e io non riesco a vestirmi dei sogni altrui.
Pensieri e opinioni in piena coscienza. Scritti di getto.
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