6 Maggio 2005, stadio Alvalade di Lisbona, lo Sporting si gioca in casa la finale della Coppa Uefa davanti a 48.000 spettatori. L'ostacolo (mai superato) alla coppa è il CSKA Mosca di Olić, Vagner Love, Zhirkov, Krasić, Akinfeev, Daniel Carvalho e i gemelli Berezutskij. I Moscoviti s'impongono con tre gol nel secondo tempo, Rahimić è l'uomo partita. 14 Maggio 2008, City of Manchester Stadium, lo Zenit vince per 2-0 la finale della Coppa Uefa contro il Glasgow Rangers dopo aver battuto nella semifinale di ritorno il Bayern per 4-0. In quella squadra spiccano Anyukov, Shirokov, Tymoschuk, Pogrebnjak, Denisov e Arshavin. Lo Zenit vincerà anche la Supercoppa Europea contro lo United per 2-1. In quell'estate del 2008, la nazionale russa all'europeo si arrende solo di fronte alla Spagna, futura campione d'Europa, in semifinale. Il campionato Russo diventa l'astro nascente del calcio Europeo, i suoi campioni vengono acquistati dai grandi club continentali e ci si aspetta, nel giro di pochi anni, di vedere il calcio dell'est ascendere ai più alti livelli delle competizioni europee. Sky Italia compra i diritti di trasmissione della Prem'er-Liga, la prima divisione del calcio russo, in attesa che esploda, ma non accadrà mai. Ci si domanda il perché di questo tracollo, delle figuracce rimediate dalla nazionale russa nonostante il super-manager Capello, dell'assenza dei club dalle competizioni europee (salvo sporadiche comparsate) nonostante la presenza di giovani di talento e di investitori spregiudicati. Le cause possono essere molteplici. Ad esempio si potrebbe pensare a una generazione di talenti che non ha soddisfatto le aspettative (l'attuale nazionale è composto quasi interamente dai giocatori che vinsero le due finali di Coppa Uefa), al Financial Fair Play che ha bloccato gli investimenti drogati degli oligarchi russi, agli stadi vecchi e fatiscenti (il CSKA campione di Russia gioca all'Arena Chimki, circa 18.000 posti), alla non appetibilità del campionato russo che si traduce in introiti da diritti tv molto bassi (30 milioni di Euro, quello che spetta al solo Bologna per intenderci). Ma se si guarda bene ci si accorge che, forse, il motivo principale del fallimento del calcio russo è l'indifferenza della Lega ai problemi del movimento. Di fatto il calcio russo è diviso tra un certo numero di personalità di spicco che provano a imporsi l'una sull'altra e tra cui domina, senza dubbio, la Grazpom. Il modello oligarchico russo è stato applicato al calcio e i risultati sono stati disastrosi, poiché la totale assenza di una pianificazione e di una rivalutazione del movimento non ha portato alla costruzione di nuovi stadi, alla crescita dei vivai, alla crescita del merchandising e alla valorizzazione dei diritti tv (si è scelto di giocare secondo gli orari dell'Europa continentale, con buona pace di chi abita al di là degli Urali). Di fatto gli introiti maggiori delle squadre russe sono dati dalla partecipazione alle coppe europee, il che è normale se la vincitrice del campionato russo riceve 5 milioni per i diritti tv. La necessità dell'Europa però diventa allo stesso tempo un limite là dove subentrano le regole del FFP, che in una situazione simile diventa castrante per gli investitori russi e ha portato la Dinamo Mosca ad essere bandita per 4 anni dall'Europa e l'Anži a smantellare completamente la propria squadra. E' quasi certo che lo Zenit abbia potuto permettersi l'impunità per i 95 milioni di esborso per Hulk e Witsel grazie al ruolo di sponsor di Grazpom della Champions League. L'ultimo tentativo che si voleva fare per rilanciare il calcio russo era quello di unire il campionato russo con quello ucraino. Inutile parlare oltre. La situazione è tale che i magnati russi decidono sempre più spesso di percorrere la strada di Abramovich e di entrare nell'Europa che conta attraverso una via secondaria, salvo poi mantenere le cattive abitudini e comportarsi come Dmitrij Rybolovlev, che ha dovuto ridimensionare il Monaco dopo i primi grandi investimenti. Ma qui, invece di quello che accadrebbe in Russia, la squadra non è stata del tutto smantellata e si è assestata in posizioni importanti in Francia e in Europa. L'esempio è stato tracciato e la via dell'ovest è ormai aperta. Ma qual è il futuro del calcio russo? Semplice: scomparire o risorgere. I mondiali del 2018 saranno l'ultima occasione di un movimento che oggi più che mai affoga nella mediocrità, perché se è certo che dal punto di vista delle infrastrutture il lascito del mondiale sarà solido e importante, non si può dire altrettanto per tutto il resto. Servirà molto di più a 10 anni dall'ultimo trionfo in Europa di una squadra russa, servirà una rivoluzione che forse i russi non sanno più fare.