"Il calcio è del popolo, non dei club ricchi": questa frase è stata detta e ridetta più volte per cambiare il sistema calcistico in mano ai ricchi, ma ad oggi nulla è cambiato... anzi la situazione si è aggravata!

Solo pochi mesi fa é scoppiata la "bomba Superlega" dove ognuno di noi ha espresso la propria opinione o addirittura protestato contro la creazione di questo campionato con i club più blasonati dei campionati importanti. Alla fine il progetto é saltato a causa delle minacce del presidente della Uefa, Ceferin. A seguito di ciò ci siamo ricordati che il calcio è del "popolo", ma in realtà il calcio è cambiato da tempo e non è certo la Supelega a  farlo pensare.

Il calcio del "popolo" non è quello fatto di capi di stato o  arabi che spendendo moltissimi soldi credono di poter vincere tutto; bensì è il mondo di tutte le piccole comunità sportive e dei ragazzi che inseguendo un pallone sperano di realizzare un sogno, sognando di essere come Pelé o Maradona. 

Ormai il calcio è solo business, tutto gira attorno ai soldi, ai diritti televisivi e agli sponsor. Il fatto è sin troppo chiaro: se hai i soldi compri il mondo, anche con una pandemia di mezzo. Le squadre italiane in crisi finanziarie che sono costrette a vendere per comprare, invece quelle estere pieni di soldi da spendere. È il caso del Totthenam che fino ad oggi ha acquistato Romero e Gollini dall'Atalanta e Bryan Gil dal Siviglia e ancora gli acquisti non sono terminati. Il Manchester City ha acquisto Grealish dall'Aston Villa per la somma colossale di 117 milioni e manca ancora l'acquisto di Kane dal Totthenam. Lo United ha acquistato Sancho dal Borussia per 85 milioni di euro e Varane dal Real Madrid per 50 milioni. E il PSG? Il PSG si è assicurato i migliori campioni: Donnarumma, Ramos, Wijnaldum, Hakimi e adesso sta concludendo per lo svincolato Messi. Non è la prima volta che il PSG, il City e molti altri club spendano così tanti soldi anche per un solo giocatore.... per loro il Fair Play Finanziario non esiste e poi diciamo che il calcio è del popolo.

Un tempo il calcio era una passione a costo zero. Si correva dietro a un pallone per divertimento e per inseguire il sogno di una vita. Oggi invece, i bambini non giocano più in strada. Altri tempi direbbe qualcuno, tempi che non ritornano più. Per tirare i primi calci, devono pagare quote di iscrizione alla scuola calcio. Inizia così il business dalle scuole calcio alle società maggiori. ll Barone De Coubertin diceva sempre: “Lo sport serve per diventare cittadini migliori e consapevoli.” Cambiano i tempi e i modi di intendere quelle parole, facciamocene una ragione!