Quello che si è appena concluso è sicuramente l’europeo che verrà ricordato maggiormente, a causa della pandemia, e dei tanti colpi di scena che si sono creati. 11 sedi per ospitare i match di Euro2020: l’Olimpico di Roma, l’Olimpiya Stadionu di Baku, la Johan Cruijff Arena di Amsterdam, il Football Arena Munchen di Monaco, l’Arena Nationala di Bucarest, il Ferenc Puskàs di Budapest, l’Hampden park di Glasgow, l’Estadio La Cartuja Sevilla di Siviglia, il Parken Stadium di Copenhagen, il Saint Petersburg Stadium di San Pietroburgo ed infine lo Wembley Stadium di Londra.
Ognuno dei primi nove citati ha ospitato quattro partite: tre della fase a gironi e una ad eliminazione diretta. Lo stadio di Londra ha visto gareggiare due ottavi, la semifinale e la finale; quello russo ha visto competere sei partite della fase a gironi più un quarto di finale.

È stato un europeo magico che ha regalato tante emozioni e, soprattutto, colpi di scena: partito con il dramma Eriksen, continuato con l’“impresa” della Svizzera eliminando i campioni del mondo e con la sorpresa Danese che è arrivata in semifinale onorando il loro capitano.
È stato un campionato europeo molto entusiasmante, ricco di sorprese, giocate mozzafiato e grandi riscatti: basta pensare a Patrik Schick che stava attraversando un momento negativo fatto di alti e bassi nella sua giovane carriera; adesso insieme a CR7 è il miglior marcatore di questa competizione con cinque gol all’attivo.

  1. La Favola di questa entusiasmante competizione c’è e si chiama “ITALIANA”. Il viaggio dell’Italia parte dallo stadio San Siro il 13/11/2017 dove l'Italia toccò uno dei punti più bassi della sua storia: la mancata qualificazione al mondiale 2018. Si cambia aria: via Ventura dentro Mancini. Un inizio drammatica per via del malcontento generale a causa del basso fondo appena toccato.

Sin da subito il ct Mancini sembra aver concretizzato, ed impresso alla squadra, la regola delle S: silenzio, sudore e sacrificio. I tre pilastri fondamentali per la realizzazione di un gruppo vincente.
Lo spirito di gruppo e il senso di appartenenza alla maglia sono i veri leader di questa nazionale che la contraddistinguono dalle altre in maniera unica. Ci siamo presi la capitale vincendo le tre partite del girone segnando 7 gol, subendone 0.
Abbiamo gustato la magia di Wembley, superando l’Austria, promettendo a noi stessi che saremmo ritornati in quello stadio.
Abbiamo tinto con il tricolore l’Allianz Arena di Monaco, superando ai quarti il Belgio che è al primo posto nel ranking mondiale.
Siamo ritornati a Londra a disputare la semifinale e abbiamo strappato il pass per la finale, battendo i diavoli rossi ai rigori.
La domenica di quell’11 luglio è il giorno che nessun italiano potrà mai dimenticare perché c’è la finale: Italia-Inghilterra.
Tutte le premesse danno l’Inghilterra già campione per via del numero dei tifosi presenti (70 mila) e per lo stadio che ospiterà questa grande partita, ma il campo dice altro.
I tempi regolamentari non bastano per incoronare i campioni d’Europa, si va ai supplementari e successivamente ai rigori.
Donnarumma punisce l’Inghilterra, parando il rigore a Saka e regala la vittoria dell’Europeo alla sua Italia.
Con la conquista del titolo Europeo la favola italiana non è finita, ma è appena cominciata!
Grazie azzurri!