Amori che vanno, amori che vengono. Poi ci sono certi amori che non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. Gli allenatori. Quel settore che si espande in continuazione. In tempi di pandemia, il tecnico materializza il vaccino.

Il calcio semplice di Allegri. Sino a quando non si parla d’ingaggio…

Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano… eh già. E’ proprio il caso di Massimiliano Allegri, preferendo il ritorno alla Juve a una straordinaria esperienza internazionale sulla panchina del Real Madrid. Allegri come Totti per amor di patria.

Per il tecnico livornese il calcio è semplice. Sino a quando non va a trattare l’ingaggio: 8 o 9 milioni. Ma se il calcio è semplice perché pretendere così tanto? La prima volta dovette sostituire un fuggiasco che non voleva mangiare in un ristorante di dieci euro: Antonio Conte. Lo presero a risate. Cinque scudetti in bianconero e tre finali di Champions League. La seconda, l’hanno voluto d’urgenza per sostituire l’inesperto Pirlo. Di Allegri si sa che è sempre sul punto di approdare al Real di Florentino.

Il rebus Conte

Il caso Conte è diverso. Steven Zhang non l’avrebbe mai mollato. D’altro canto perché cacciare colui che ha reso possibile il sogno tricolore all’Inter?? D’accordo che non ha ricevuto tutti i 12 milioni promessi, ma dovrebbe cercare di capire il periodo che stiamo vivendo. Via Conte, dentro Inzaghi: sarà lui ad allenare i campioni in carica. In attesa di risposte sul cuore di Eriksen, Beppe Marotta ha reclutato il turco Hakan Calhanoglu dai cugini milanisti. E’ stato sacrificato Achraf Hakimi per appianare il bilancio.

Un comandante e un capitano nella capitale. Napoli continua a cambiare le statuine del presepe.

Due portoghesi su sponde diverse o quasi. Paulo Fonseca dalla Roma non più al Totthenam, Josè Mourinho fa il percorso inverso. Il colpo dei Friedkin per la panchina romanista ha snobbato tutti. Un osso duro come Josè Mourinho a caccia dei serpenti e delle bisce. Sempre a Roma, in orbita Lazio c’è Maurizio Sarri con la sua tuta e la sigaretta è pronto a divertire in campionato. Ex tecnico di Napoli, Chelsea (con cui ha vinto l’Europa League) e Juventus.
Il sarrismo contro il gioco pragmatico di Mou. Due tecnici a confronto. Stessa età o poco più, la bacheca dello Special One è assai fornita, mentre Sarri è in una fase di stallo della sua carriera da tecnico. Sarri richiede acquisti su misura adatti per il suo gioco, invece Mou vorrebbe nemici rumorosi e chiassosi.
A Napoli, si continua a cambiare le statuine del presepe. Dopo Ancelotti e Rino Gattuso è il turno di Luciano Spalletti, un mattacchione con il cranio che luccica. Due quarti posti all’Inter, là dove, con decisioni e duro lavoro, avevo gettato le basi solide su cui il suo successore, Antonio Conte, avrebbe edificato la chiesa.
Carletto nostro, nel frattempo, è tornato al Real. Gli regalò la <<decima>> prima di approdare sulla panchina dei bavaresi. Ancelotti ritrova così molti suoi fedeli come Luka Modric, Toni Kross, Karim Benzema. A Napoli conquistò un secondo posto, mai avrebbe tradito l’Everton, ma se il Real chiama non accetti?

Allenatori diversi, panchine diverse, stili di gioco differenti, ma ognuno di loro con alcuni obiettivi: fare bene e divertire.
In ogni caso, il valzer delle panchine è un segnale positivo. Si alza l’asticella, cala il sipario sui campi di calcio e il divertimento è assicurato.