Nella partita persa in casa col Cagliari all’87’ c’è stato, limitatamente al secondo tempo, lo zampino della malasorte. Due pali, le parate notevoli del portiere svedese, che per l’occasione si è ricordato di essere quello che ci ha tenuti fuori dal mondiale, e mischie furibonde in area per cui sarebbe bastato un nonnulla a spingerla dentro.

Questo però non può farci ignorare quanto Ancelotti e il Napoli ci hanno messo del loro. Il tecnico dal sopracciglio asimmetrico vuole, rispetto alla gestione Sarri, le due punte centrali. Purtroppo nessuno degli attaccanti si presta a fare la seconda punta, quella insomma che gioca tra le linee, che inventa, che crea la superiorità numerica o l’assist. Lozano visto nei confronti con Lecce e Cagliari è apparso spaesato e impotente, sempre chiuso nella morsa dei centrali avversari; del resto il Messicano giocava nell’Eindhoven da punta laterale in un 4-3-3. Sarebbe stato preferibile acquistare James, ma il Colombiano a 28 anni non faceva intravedere alla società future plusvalenze (sic!). Mertens ci prova, è talmente bravo che a volte riesce a fare numeri da trequartista (contro il Cagliari ne abbiamo visto qualcuno) ma non è il suo ruolo. Oppure vengono schierati Llorente e Milik insieme, puntando tutto su chilogrammi e centimetri, con evidente detrimento della qualità e della fantasia.

Stanti i due attaccanti centrali, il Napoli non rinuncia a Callejon e Insigne da una parte e dall’altra, e siccome si gioca in undici, si ritrova con un uomo in meno a centrocampo rispetto all’edizione Sarri, rispetto cioè a quella squadra che ci aveva conquistati perché si prendeva la palla dal primo minuto e non la faceva quasi mai vedere agli avversari; che magari non sempre riusciva a vincere, non potendo contare su dei top-player in avanti o perché i centrocampisti, privi di cambi in panchina, arrancavano a fine stagione, però aveva incantato su tutti i campi.

Le conseguenze dello sfoltimento del centrocampo sono evidenti sia in fase di possesso, per una minore efficacia del giro palla nella ricerca dei varchi, sia soprattutto in fase di non possesso, con delle autentiche praterie che si aprono davanti agli avversari quando conquistano palla, come si è visto anche nella gara contro gli isolani che hanno fatto un figurone nelle ripartenze, specie nel primo tempo, che si concludevano per lo più quando sbagliavano, piuttosto che quando gli azzurri la riconquistavano.

A completare la frittata c’è stata la condizione atletica di qualche elemento, lontana da quella ottimale, a cominciare da quella di Allan, al quale forse le sirene parigine non hanno ancora smesso di riecheggiare nelle orecchie, che lui si era ben guardato dal tappare con la cera. Zielinski, oltre a non trovarsi nella forma migliore, non mi sembra possedere le caratteristiche del centrocampista centrale.

Lozano ha dato la sensazione di dover crescere per meritarsi la valutazione della scorsa estate, al di là del fatto di trovarsi a giocare in un ruolo poco adatto a lui. D’altro canto, parlando dei recenti acquisti, una menzione di merito andrebbe fatta per Di Lorenzo: questo ragazzo non sbaglia nulla, né in fase difensiva né in quella propositiva, e credo che presto Mancini si accorgerà di lui; la Nazionale è scoperta nel ruolo di terzino destro.


In conclusione, se il Napoli vorrà dire la sua in questo campionato, come l’ha detta nelle ultime stagioni, o torna al 4-3-3 oppure, se 4-4-2 dovrà essere per forza, il centrocampista di sinistra non può essere Insigne, ma un uomo di maggiore copertura come Zielinski o Elmas.

Anche la gestione del turn over mi sembra discutibile. Trovo che sia inutile avvicendare un uomo che sta giocando bene per farlo riposare, finanche controproducente rinunciare a lui se i suoi bioritmi sono favorevoli. Un allenatore dovrebbe cogliere i segni iniziali di appannamento e concedere il turno di riposo ad un giocatore quando lo vede in fase calante. Un elemento come Fabian Ruiz, per la sua visione di gioco e per la sua unicità nella rosa del Napoli, non andrebbe mai lasciato fuori dagli undici titolari senza un valido motivo. Lo stesso dicasi per Koulibaly.

Mi auguro che Carletto ci pensi e non me ne voglia, perché anch’io, che ho all’incirca la sua età, ho quasi quotidianamente qualcosa da imparare nel mio mestiere.

 

26/9/2019 Timeodanaos