Alzi la mano chi non si è dannato l’anima almeno una volta nella vita, in epoca pre-VAR, imprecando all’annullamento di un gol per fuorigioco visto solo da un guardalinee con lo spasmo del deltoide, o per un rigore ignorato da un arbitro distratto.
Ogni tifoso serba dentro di sé un rancore non sopito, un sogno infranto, per una partita importante che poteva o doveva andare diversamente se la terna arbitrale avesse visto quello che tutti avevano visto in diretta, in maniera chiara e lampante, e che invece è stato travisato proprio da chi è preposto a giudicare.
Da qui le polemiche, gli strascichi infiniti di cui la storia del nostro campionato è trapuntata, i sospetti di malafede e di malaffare. Senza voler citare esempi epocali di campionato, che ovviamente hanno scontentato qualcuno ma gratificato qualcun altro, pensiamo solo a come è stata bistrattata la Nazionale ai mondiali di Corea del 2002 o, per chi se li ricorda, a quelli di Cile 1962.

Abbiamo voluto la moviola in campo, l’abbiamo invocata per anni noi tifosi, giornalisti famosi, i dirigenti dei club, ma è stata dura piegare le resistenze del potere arbitrale e soprattutto quelle delle federazioni internazionali, preoccupate di perdere una fetta di sovranità.

Ora che l’abbiamo finalmente ottenuta, la sensazione è che la moviola in campo abbia tradito lo spirito che l’aveva resa auspicabile, ossia quello di evitare le palesi ingiustizie generate da sviste clamorose, e con esse i “sacramenti” e i patemi d’animo. Ora assistiamo alle lunghe e snervanti attese dopo un gol, perché il VAR viviseziona l’azione dall’inizio, trova un millimetrico fuorigioco di rientro trenta secondi prima del gol e lo annulla. Un fuorigioco o un’altra irregolarità di cui nessuno si era accorto.

Uno sviluppo che lascia l’amaro in bocca a tutti gli spettatori, anche se un po’ meno a quelli della squadra beneficiata dell’annullamento, ma fornisce comunque l’immagine di uno spettacolo terribilmente artificioso, impoverito della sua genuinità sportiva. Sembra la vendetta della classe arbitrale. Come dire: avete voluto la giustizia tecnologica? Ve la daremo, e sarà una giustizia draconiana, la giustizia del serpente con le rane nella favola di Esopo.

Il ricorso al VAR, a mio modesto avviso, dovrebbe essere a richiesta. Richiesta che dovrebbe poter fare qualunque giocatore, perché è proprio quello che ritiene di aver visto o subito una irregolarità ad aver motivo di reclamare, e a farlo immediatamente, precisando la natura del fallo. Se la sua contestazione si rivelasse infondata, la sua squadra perderebbe una delle possibilità di reclamo a sua disposizione (diciamo due? tre?). In tal modo, qualora la squadra che ha esaurito le sue opportunità di verifica VAR dovesse subire una decisione arbitraria sfavorevole, trovandosi nella impossibilità di reclamare, potrà prendersela solo con se stessa; avrebbe l’effetto di un errore tecnico di qualche suo giocatore, che quindi andrebbe accettato come tale.

Mi sembrerebbe tutto molto più logico e lineare; se non altro più simile all’utilizzo che avviene del VAR in altri sport.
Io ho buttato il sassolino nello stagno.
Poi chissà...

 

4-7-2019                                                                      
Timeodanaos