Tutti attenti a non buscarsi il Covid, i calciatori professionisti sono costretti a vivere in una bolla per tenere in piedi la baracca della serie A, svolgendo anche, va riconosciuto dopo essere stati tante volte in passato tacciati quali ragazzi viziati e strapagati, un ruolo sociale importante mediante il potere oppiaceo del calcio nel difficile momento che stiamo vivendo tutti. Sono stati bravi anche i giocatori del Napoli, che hanno contato fino a questo momento solo due elementi della rosa infettati dal virus, anche quando sembrava, alla vigilia della gara con la Juve, che il contagio stesse dilagando tra le fila azzurre, inducendo l’autorità sanitaria a vietare la partenza della squadra per Torino. Precauzione superflua, oltre che costosa sotto il profilo disciplinare.

Ma c’è un altro virus, evidentemente, che si aggira nello spogliatoio del Napoli; un virus che Ancelotti deve aver lasciato su qualche suppellettile e che il suo successore ha contratto, vista la mania di grandezza, la temerarietà con cui Gattuso sta mandando in campo il Napoli in questo inizio di campionato, che schiera tre attaccanti più Mertens trequartista!

Un virus piuttosto resistente, se è potuto sopravvivere su una superficie per tanto tempo, visto che il tecnico di Reggiolo è stato sollevato dall’incarico l’inverno scorso. Sì, perché il Ringhio nazionale non si è infettato subito dopo aver rilevato il collega e maestro; anzi aveva agito operando una netta soluzione di continuità rispetto al predecessore e maestro, con umiltà, restituendo quell’equilibrio tattico che la squadra aveva completamente smarrito e reinfondendo ai giocatori la convinzione nei propri mezzi che era ridotta in pezzi. All’inizio si era presa anche qualche accusa di catenacciaro, nella necessità di raccattare punti e restituire autostima alla squadra, dopo le scoppole, tante e inopinate, subite nell’ultima parte della gestione Ancelotti. Successivamente aveva anche cominciato a divertire e a vincere con continuità, infine a concludere la scorsa stagione centrando la qualificazione in Europa League e conquistando la Coppa Italia, due obbiettivi che sembravano chimerici a gennaio scorso. Ci era riuscito con pazienza e abnegazione, un passo alla volta, con la grinta che lo ha sempre contraddistinto, approntando un 4-3-3 per certi aspetti simile a quello che Sarri, suscitando tanto consenso, aveva già proposto e che molti di quei giocatori avevano già interpretato in maniera congeniale.

Poi è venuta l’estate. Il Napoli ha rafforzato la rosa acquistando un attaccante veloce e fisico, sia pure sopravalutato, ma dotato di buona tecnica, come Osimhen, e un centrocampista esperto e possente quale Bakayoko, senza cedere i pezzi da novanta Koulibaly e Fabian Ruiz. Insomma, non proprio la campagna acquisti sfarzosa delle concorrenti, tuttavia autorizzava a sperare in un miglioramento della capacità offensiva, stante lo schema consolidato, col Nigeriano a sopperire alla storica carenza in chilogrammi e centimetri, funzione prima fallita dal pachidermico Llorente, e Mertens a fare da guastafeste, subentrando in corso d’opera ora ad una punta esterna, ora alla punta centrale, insomma a mescolare le carte con la sua imprevedibilità.

Invece, cosa ti fa il Ringhio nazionale? Toglie un centrocampista e si inventa Mertens rifinitore. Ora, Mertens è già stato protagonista di un miracolo tecnico nella sua carriera, quando all’età di trent’anni fu trasformato per necessità in centravanti da Sarri, ottenendo risultati brillanti. Se adesso, a trentatré anni, dovesse esplodere anche come trequartista sarebbe un autentico fenomeno, altro che Ronaldo (il brasiliano)! Davanti al Belga tre attaccanti, fra i quali Politano, al quale ha ceduto la maglia Callejon dopo lunga e onorata militanza, che se da un lato è più incisivo dello Spagnolo nella fase offensiva, dall’altro non ne possiede ancora la sapienza tattica nel ripiegare. Dietro di lui due soli centrocampisti di ruolo, ad inseguire affannosamente gli avversari che quando ripartono trovano praterie. La difesa, che è molto forte specie nei due centrali, pur non protetta dal centrocampo, ha costruito il successo conseguito a San Sebastian, e nella gara persa in casa col Sassuolo ha evitato che il risultato fosse negativo già nel primo tempo.
Il tutto per un 4-2-1-3 che non ha eguali in Europa; non c’è Real Madrid, non c’è Liverpool, non c’è Manchester City ne’ Barcelona che ardiscano ed esibiscano una tale grandeur.

Insomma, un Napoli che improvvisamente ricorda quello sgangherato di Ancelotti, che a sua volta ricordava il 4-2-4 della Nazionale di Ventura.
Allora, di tutti gli infettivologi, virologi, epidemiologi protagonisti della TV di questo periodo, si faccia avanti qualcuno disposto a curare Gattuso!

04/11/2020
Timeodanaos