Il Napoli di questa stagione ruba l’attenzione non solo perché è in testa alla classifica, non tanto perché vince giocando un bel calcio, queste cose le ha già fatte vedere in qualche annata precedente poco fortunata, e neanche perché ha vinto 3 partite su 3 di Champions League. L’ammirazione è dovuta soprattutto perché sta ottenendo questi risultati dopo aver speso poco o nulla questa estate e aver abbassato un tetto degli ingaggi che era già il più basso tra le big.
Ha giubilato dei senatori quali Insigne, Koulibaly, Fabian Ruiz, Mertens, Ospina, qualcuno perché aveva manifestato il proposito di cambiare aria, qualcun altro perché non voleva saperne di moderare le pretese, ricavando il ricavabile e sgravandosi degli ingaggi più alti.

Contestualmente ha “pescato” un’ala georgiana e uno stopper coreano, non certo quindi provenienti dal primo mondo calcistico: la prima, Kvaratskhelia, con una esperienza in Russia, l’altro, Kim Minjae, in Turchia (come dire di Fantozzi quando era costretto dal direttore ad andare a vedere il film cecoslovacco e la moglie lo consolava: sì, ma con sottotitoli in tedesco), che non solo non stanno facendo rimpiangere i predecessori ma, se si vuole fare un confronto tra Kvaratskhelia e Insigne, facendosi anche preferire per la fisicità e l’ampiezza di repertorio.
Ha inoltre acquistato due attaccanti per consentire di rifiatare alla sua punta di diamante Osimhen e per sopperire ai suoi non rari infortuni: Simeone, professionista serio, costato una cifra molto contenuta in rapporto alla continua crescita di rendimento di questo ragazzo che ha già molti anni di serie A alle spalle a dispetto della giovane età, e il ventiduenne Raspadori, sempre più titolare in Nazionale, per ora in prestito, che comincerà a pagare l’anno venturo.

Eccellenti protagonisti di queste prime 9 giornate, ma che già avevano fatto vedere il loro valore la scorsa stagione, i due centrocampisti Anguissa e Lobotka, il primo di una prestanza atletica straripante unita a una tecnica impeccabile alla quale manca solo il tiro dalla distanza, l’altro regista con la palla incollata al piede e visione di gioco da Giano Bifronte a 360 gradi, tale da aver indotto Spalletti e non solo ad accostamenti onerosi come Iniesta, e che in precedenza Gattuso aveva tenuto ai margini della squadra per un anno e mezzo, senza capire nulla della qualità e neppure del ruolo di questo ragazzo.
Al centro della difesa, al fianco di Kim, Rrahmani, cresciuto per due anni accanto a Koulibaly, è un kosovaro generosissimo che non sbaglia quasi niente, ed è arrivato due anni fa dal Verona quando la società scaligera aveva due centrali in vetrina, di cui quello costoso era Kumbulla, che ora siede stabilmente sulla panchina della Roma. Un anno prima, a destra della difesa a 4, era stato inserito, al posto del lento e legnoso Hysaj, Di Lorenzo, diventato presto terzino della Nazionale,.

Sono tutti giocatori portati a Napoli negli ultimi 3 anni da Cristiano Giuntoli, DS del Napoli dalla stagione 2015-16; come non riconoscergli i meriti di questa gestione brillante, sia per la qualità tecnica della rosa messa a disposizione dell’allenatore, sia per l’attenzione al bilancio? E’ un dovere che sento, dato che in passato non sono stato tenero con lui nei giudizi.
Non deve essere stato facile per lui lavorare per un presidente dalla nota parsimonia, che in certe stagioni gli ha comprato poco, in altre addirittura nessuno, come nell’estate 2017, quando acquistò solo un Portoghese rotto dal futuro incerto, Mario Rui, di cui la Roma voleva disfarsi, e del 2021, quando concluse solo il prestito di Anguissa e l’ingaggio dello svincolato Juan Jesus.
Tuttavia qualche volta il patron allentava pure i cordoni della borsa e il giovane direttore i soldi li spendeva maluccio, il più delle volte. Ma per quanto concerne l’ultimo biennio bisogna dirgli "chapeau".

E chi lo avrebbe detto quando nell’estate del 2016, sfruttando un raro momento di prodigalità di De Laurentiis, lo fece svenare di 32 milioni per strappare al Torino l’imbarazzante difensore Maksimovic, e quando qualche anno più tardi gli fece buttare dalla finestra cifre di poco inferiori per Verdi o per Petagna. Senza dimenticare altre cantonate come Strinic, Diawara, Malcuit, gli inguardabili Llorente e Bakayoko (per fortuna solo in prestito), o altre spese semplicemente sovradimensionate come per Manolas, Lozano e Meret. Grave fu anche la cessione a cuor leggero di Zapata, che poi ha fatto sfracelli a Bergamo.
Evidentemente anche i direttori sportivi hanno bisogno di sbagliare per crescere e maturare, e Giuntoli, arrivato all’ombra del Vesuvio da una piccola società emiliana che aveva fatto capolino per la prima volta in serie A, il Carpi, in sette anni, tra una dritta e due storte, è diventato proprio bravo.
Vuoi vedere che De Laurentiis lascerà andare via anche lui, dopo che si è fatto le ossa a Napoli?

10/10/2022 Timeodanaos